esecuzioni nel mondo:

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Dal 2000 a oggi

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legenda:

  • Abolizionista
  • Mantenitore
  • Abolizionista di fatto
  • Moratoria delle esecuzioni
  • Abolizionista per crimini ordinari
  • Impegnato ad abolire la pena di morte

LIBIA

 
governo: governo di transizione
stato dei diritti civili e politici: Non libero
costituzione: il Consiglio nazionale di transizione, riconosciuto dall’Onu a settembre 2011 come legittimo governo ad interim, opera in base a una costituzione temporanea
sistema giuridico: NA
sistema legislativo: a settembre 2011 le Nazioni Unite hanno riconosciuto il Consiglio nazionale di transizione libico (TNC) come legittima autorità governativa; il TNC il 22 novembre 2011 ha istituito un nuovo governo di transizione
sistema giudiziario: NA
religione: 97% sunniti, 3% altro
metodi di esecuzione: plotone d'esecuzione impiccagione
braccio della morte:
Data ultima esecuzioni: 0-0-0
condanne a morte: 0
Esecuzioni: 0
trattati internazionali sui diritti umani e la pena di morte:

Patto Internazionale sui Diritti Civili e Politici

Primo Protocollo Opzionale al Patto

Convenzione sui Diritti del Fanciullo

Convenzione contro la Tortura ed i Trattamenti e le Punizioni Crudeli, Inumane o Degradanti


situazione:
In base al codice penale in vigore nella Libia di Gheddafi, risalente al 1953, i reati punibili con la pena di morte erano 21, tra cui attività non violente relative alla libertà di espressione e di associazione e altri “reati politici” ed economici. Le informazioni su esecuzioni e condanne a morte erano raramente riportate.
Nel febbraio 2011, risentendo dell’effetto domino delle rivolte nei Paesi vicini, è scoppiata in Libia un’insurrezione contro il regime del Colonnello Muammar Gheddafi al potere dal 1969. Dopo otto mesi di guerra civile e di raid aerei della Nato, il conflitto armato in Libia si è di fatto concluso il 20 ottobre 2011, con la cattura e l’uccisione del Rais.
Diversi video relativi alla sua morte sono stati trasmessi da canali di notizie e diffusi via Internet. Il primo filmato mostra Gheddafi in vita, la sua faccia e la camicia insanguinate, barcollante mentre viene trascinato verso l’ambulanza da uomini armati inneggianti “Dio è grande” in arabo. La seconda mostra Gheddafi, a torso nudo, sofferente per una ferita verosimilmente da arma da fuoco alla testa e in una pozza di sangue, insieme a combattenti festanti che sparano in aria con armi automatiche. Un terzo video, pubblicato su YouTube, mostra combattenti che si aggirano intorno al suo corpo apparentemente senza vita, in posa per fotografie mentre tirano su e giù per i capelli la sua testa floscia.
Il 23 ottobre 2011, durante il suo discorso alla nazione a Bengasi per dichiarare formalmente la liberazione del Paese dal regime di Gheddafi, il leader transitorio della Libia, Mustafa Abdul-Jalil, ha detto che la Sharia sarebbe diventata la “fonte principale” della legislazione nell’era post-Gheddafi. “Qualsiasi legge che va contro i principi islamici della Sharia è giuridicamente nulla”, ha detto Jalil, il quale ha voluto però rassicurare la comunità internazionale affermando che i libici sono musulmani moderati e che la nuova Libia non avrebbe adottato alcuna ideologia estremista. Non ci saranno, secondo lui, il taglio delle mani dei ladri o la lapidazione degli adulteri.
Il Governo centrale del Paese è apparso essere impotente di fronte al miscuglio di milizie tribali e cittadine e fazioni islamiste che sono venute alla ribalta dopo il rovesciamento nel 2011 del dittatore libico Muammar Gheddafi.
Comunque, dalla fine del conflitto del 2011, che ha portato alla liberazione dal regime di Muammar Gheddafi, non risulta siano state effettuate esecuzioni legali in Libia. Le ultime esecuzioni note sono avvenute il 30 maggio 2010 nei confronti di diciotto persone, tra cui diversi cittadini stranieri, fucilate dopo essere state riconosciute colpevoli di omicidio premeditato.
In ogni caso, i tribunali penali militari e civili di Misurata, Zawiyah, Bengasi e Tripoli hanno emesso decine di condanne a morte, per casi relativi alla guerra del 2011, così come per fatti di criminalità comune, soprattutto di omicidio.
Il 12 aprile 2016, Saif al-Islam, secondo figlio dell’ex dittatore libico Muammar Gheddafi, è stato rilasciato dopo essere stato catturato nel 2011 e condannato a morte dal governo libico a Tripoli nel 2015 per crimini di guerra. Lo ha dichiarato il 7 luglio a France 24 il suo avvocato presso il Tribunale Penale Internazionale (ICC), Karim Khan. "Saif al-Islam è stato rilasciato sulla base di un'amnistia e in conformità alla legge (libica)", ha detto l’avvocato. Il Tribunale Penale Internazionale aveva emesso un mandato per processarlo a L'Aia per crimini contro l'Umanità, tuttavia le autorità libiche lo avevano condannato provocando critiche legate alla credibilità del sistema giudiziario del Paese. Karim Khan ha annunciato che avrebbe presentato domanda per far dichiarare inammissibile il caso presso l’ICC, sostenendo che il suo cliente è già stato processato dal suo Paese di origine. "È vietato processare un individuo due volte per lo stesso reato", ha detto. Saif al-Islam, una volta considerato come possibile successore del padre, è stato catturato e mantenuto in stato di detenzione dal 2011 da una milizia a Zintan, nella Libia nord-occidentale.

Come “esecuzioni extragiudiziarie” andrebbero invece classificate le decine di fucilazioni effettuate nel 2015 dagli estremisti dello Stato Islamico (ISIS).
Da metà febbraio 2015 a metà di febbraio 2016, l’Isis ha ucciso almeno 49 persone nella città di Sirte e nelle zone periferiche controllate dai terroristi con procedimenti in gran parte segreti che negano i principi del processo equo più elementari, ha riportato Human Rights Watch aggiungendo che quattro delle persone giustiziate erano combattenti di gruppi contrapposti all’Isis, mentre 45 vittime sono state accusate di spionaggio, stregoneria e blasfemia.

La pena di morte nei confronti delle donne
La Libia ha ratificato il Patto Internazionale sui Diritti Civili e Politici, il Protocollo Africano sui diritti umani e dei popoli per i diritti delle donne e la Carta Araba sui Diritti Umani che proibiscono l'esecuzione di donne incinta o che hanno da poco partorito ma norme interne potrebbero limitare queste disposizioni.

Le Nazioni Unite
Il 13 maggio 2015, la Libia è stata esaminata nell’ambito della Revisione Periodica Universale da parte del Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite. Nel suo rapporto nazionale, il Governo ha detto che il parlamento libico stava cercando di limitare l’uso della pena di morte con l’introduzione di norme volte a ridurre al minimo il suo utilizzo, la più significativa delle quali era il pagamento del “prezzo del sangue”. Il Governo ha aggiunto che era in corso un dibattito tra coloro che chiedono l’abolizione della pena di morte e coloro che ne sostengono la necessità per via della Sharia. Nel novembre 2015, nella sua risposta alle raccomandazioni ricevute, il Governo ha respinto quelle volte a stabilire una moratoria in vista della sua abolizione.
Il 16 dicembre 2020, la Libia ha votato contro la Risoluzione per una Moratoria delle esecuzioni capitali all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, come negli anni precedenti, come nel 2016. Nel 2018 aveva votato a favore.

 

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