esecuzioni nel mondo:

Nel 2024

0

Dal 2000 a oggi

0

legenda:

  • Abolizionista
  • Mantenitore
  • Abolizionista di fatto
  • Moratoria delle esecuzioni
  • Abolizionista per crimini ordinari
  • Impegnato ad abolire la pena di morte

TUNISIA

 
governo: repubblica parlamentare
stato dei diritti civili e politici: Libero
costituzione: 1 giugno 1959, emendata il 12 luglio 1988 e nel 2002
sistema giuridico: si basa sul sistema francese e su quello islamico; revisione parziale di atti legislativi da parte della Corte Suprema
sistema legislativo: bicamerale, composto da Camera dei Deputati (Majlis al-Nuwaab) e Camera dei Consiglieri
sistema giudiziario: Corte di Cassazione
religione: 98% musulmani, 1% cristiani, 1% ebrei ed altro
metodi di esecuzione: plotone d'esecuzione impiccagione
braccio della morte: 77
Data ultima esecuzioni: 0-0-1991
condanne a morte: 8
Esecuzioni: 0
trattati internazionali sui diritti umani e la pena di morte:

Patto Internazionale sui Diritti Civili e Politici

Primo Protocollo Opzionale al Patto

Convenzione sui Diritti del Fanciullo

Convenzione contro la Tortura ed i Trattamenti e le Punizioni Crudeli, Inumane o Degradanti

Statuto della Corte Penale Internazionale (esclude il ricorso alla pena di morte)


situazione:
La Tunisia osserva una moratoria sulle esecuzioni capitali dal 1991, dopo aver eseguito 135 condanne a morte dalla sua indipendenza dalla Francia nel 1956.
In Tunisia sono 21 i reati per i quali è prevista la condanna a morte, inclusi omicidio, stupro e attentati alla sicurezza interna o esterna dello Stato.
Il 14 gennaio 2011, in seguito a una serie di rivolte popolari, scoppiate a dicembre 2010 in numerose città della Tunisia, il Presidente Zine El Abidine Ben Ali ha abbandonato il paese dopo 23 anni di governo dittatoriale.
Il Primo Ministro Mohammed Ghannouchi ha varato un governo ad interim di unità nazionale, da lui presieduto, in attesa delle elezioni generali che si sono svolte nel 2011.
Il 1° febbraio 2011, il governo ad interim di unità nazionale ha annunciato la ratifica delle più importanti convenzioni internazionali, tra cui lo Statuto di Roma che ha portato all’istituzione della Corte Penale Internazionale [il 24 luglio 2011, la Tunisia ha formalmente depositato gli strumenti di ratifica dello Statuto di Roma presso l’Ufficio del Segretario Generale dell’ONU] e il Secondo Protocollo Opzionale al Patto Internazionale sui Diritti Civili e Politici relativo all’abolizione della pena di morte.
Il 23 ottobre 2011, le prime elezioni post Ben Ali, quelle per l’Assemblea Costituente, hanno visto la vittoria del partito islamico Ennahda (Rinascita), mentre il partito politico Congrès pour la République è arrivato secondo. Il 12 dicembre, il leader del Congrès pour la République, Moncef Marzouki, ex attivista per i diritti umani e oppositore del regime di Ben Ali, è stato eletto presidente della Repubblica dall’Assemblea costituente. Il nuovo governo, votato il 22 dicembre, è presieduto da Hamadi Jebali, leader di Ennahda che ha vissuto 16 anni in carcere, di cui 10 in cella d’isolamento, ed è stato scarcerato con l’amnistia dopo la fuga di Ben Alì.
Il 14 gennaio 2012, in occasione del primo anniversario della rivoluzione, a tutti i detenuti nel braccio della morte (122 persone) è stata concessa un’amnistia presidenziale, in base alla quale la pena di morte è stata commutata in una pena detentiva. Complessivamente, circa 9.000 detenuti hanno beneficiato dell’amnistia o della liberazione condizionale dal carcere. L’amnistia è stata concessa a 3.868 prigionieri tunisini e stranieri, mentre la liberazione condizionale ha riguardato 4.976 detenuti.
Il 13 giugno 2012, l’ex presidente della Tunisia Ben Ali ha evitato la condanna a morte, pur essendo stato riconosciuto colpevole in contumacia di incitamento all’omicidio da un tribunale militare. E’ stato infatti condannato a 20 anni di carcere in relazione agli omicidi di quattro manifestanti, uccisi dalla polizia nella città di Ouardanine mentre tentavano di impedire a suo nipote Kais di fuggire dal Paese. Sempre il 13 giugno, un altro tribunale militare, questa volta a Kef, lo ha condannato al carcere a vita per il ruolo da lui avuto nella repressione durante la rivolta del 2011. Ben Ali aveva già ricevuto quattro condanne detentive con accuse che vanno dalla malversazione di fondi pubblici alle torture e traffico di droga.
Il 19 luglio 2012, un tribunale militare ha condannato di nuovo l’ex Presidente Zine al-Abidine Ben Ali all'ergastolo in contumacia per l'uccisione di manifestanti nella capitale Tunisi e nelle città di Sousse, Nabeul, Bizerte e Zaghouan durante la rivoluzione che ha segnato l’inizio della Primavera Araba.
Ben Ali deve ancora rispondere di numerosi altri capi d’accusa relativi al tentativo di repressione della rivolta che lo rovesciò, durante la quale circa 300 manifestanti furono uccisi. Potrebbe ancora essere condannato a morte, anche se è improbabile che Ben Ali sconti qualsiasi pena, avendo trovato rifugio in Arabia Saudita dopo essere fuggito dal Paese nel gennaio 2011.
Il 26 gennaio 2014, la Tunisia ha adottato una nuova Costituzione che consente l’uso della pena di morte. I tre partiti componenti la maggioranza dell’Assemblea Nazionale Costituente – Ennahda, Congrès pour la République ed Ettakatol – hanno sostenuto che la società tunisina non è pronta ad abolire la pena di morte, seguendo una lettura letterale e restrittiva del Corano. Eppure la Costituzione, la seconda della Tunisia dopo la sua indipendenza dalla Francia nel 1956, all’articolo 21 stabilisce: “Il diritto alla vita è sacro”. Ma la stessa Costituzione consente eccezioni rispetto al diritto alla vita nella seconda parte dell’art. 21, che afferma: “Nessuno può violarlo, ad eccezione di casi estremi stabiliti dalla legge”, un’eccezione che significa che nel Paese la pena di morte può ancora essere usata. Il 6 gennaio, l’Assemblea Nazionale Costituente aveva approvato l’articolo 21 con 135 voti su un totale di 174. Durante la discussione dell’articolo 21, una proposta di emendamento per abolire la pena di morte è stata respinta con 102 voti.
L’8 aprile 2014, in occasione della commemorazione della 76ma Festa Nazionale dei Martiri del 9 aprile, la Presidenza della Repubblica ha annunciato la grazia per 467 prigionieri. Il Presidente ha anche graziato due condannati a morte, riducendo la loro pena in ergastolo. I detenuti in casi di terrorismo o di contrabbando di armi e munizioni sono stati esclusi dal provvedimento di clemenza.
Dopo una parentesi di un anno, il 2011, senza condanne a morte, i tribunali tunisini hanno ripreso ad applicare la pena capitale. Nel 2014, sono state comminate almeno 3 nuove condanne a morte, tutte per omicidio. Altre tredici persone, tra cui sei jihadisti, sono state condannate a morte nel 2015. Nel 2016, la guerra al terrorismo ha determinato una crescita esponenziale delle condanne a morte con almeno 36 nuove condanne a morte per terrorismo su un totale di 44 nuove condanne a morte emesse nell'anno.
Nel 2017 le nuove condanne a morte monitorate da Nessuno tocchi Caino sono state 25, di cui ben 22 per terrorismo [vedi Capitolo “La guerra al Terrorismo”].  Secondo il Rapporto 2017 dell’Organizzazione contro la tortura in Tunisia, presentato nell’aprile 2018, vi sono 77 persone nei bracci della morte del Paese. Il Rapporto riferisce anche di un sondaggio condotto dall’istituto  “Studi 3C”, secondo il quale il 70% dei tunisini è a favore della pena di morte.

La guerra al terrorismo
Il 23 luglio 2015, il Parlamento della Tunisia ha approvato una controversa legge antiterrorismo che prevede la pena di morte, nonostante una moratoria di fatto sulle esecuzioni che nel Paese dura da un quarto di secolo.
La legge è stata approvata in pochi giorni per rafforzare i poteri dello Stato contro la minaccia jihadista, in seguito agli attacchi mortali nel Paese rivendicati dall’ISIS avvenuti nei mesi di marzo e di giugno, che hanno provocato la morte di decine di turisti stranieri.
I legislatori hanno votato in massa a favore dei tre articoli che impongono la pena di morte. L’articolo 26 si applica a chiunque “consapevolmente uccide qualcuno che beneficia della protezione internazionale”, in riferimento a persone come diplomatici e funzionari internazionali. L’articolo successivo si applica ai casi in cui persone muoiono mentre sono tenute in ostaggio, mentre l’articolo 28 si riferisce a persone che commettono stupri nel corso di un crimine di terrorismo.
La nuova legge erode le garanzie della difesa, gli standard del giusto processo e mina l’esercizio dei diritti civili e politici. Tra le altre cose, renderà più facile per gli investigatori utilizzare intercettazioni telefoniche contro sospetti, oltre a rendere punibili con il carcere manifestazioni pubbliche di sostegno al terrorismo, e permetterà alle autorità di detenere sospetti per 15 giorni senza accesso a un avvocato o senza essere portati davanti a un giudice, così come introdurrà restrizioni severe per i giornalisti. Sana Mersni, un parlamentare del partito islamista Ennahda, ha osservato ironicamente che la pena di morte non scoraggerà “terroristi che cercano la morte al fine di andare in paradiso”. Ammar Amroussia del Fronte Popolare, formazione di sinistra, ha dichiarato: “temiamo che la lotta contro il terrorismo venga trasformata in lotta contro i movimenti sociali e popolari”. Labiadh Salem, un indipendente, è stato ancora più netto: “Questa legge non limiterà il fenomeno del terrorismo, questa legge alimenterà il terrorismo”, dal momento che “non fa distinzione tra movimenti e manifestanti sociali e atti terroristici”.
Dal 24 novembre 2015, quando è stato compiuto un attentato alla guardia presidenziale, vige uno stato di emergenza costantemente prorogato.
Delle 25 condanne a morte emesse nel 2017, ben 22 riguardano casi di terrorismo emesse in due distinti casi.


Le Nazioni Unite
Il 21 settembre 2017, il Consiglio delle Nazioni Unite per i diritti umani ha adottato il rapporto finale relativo all'esame periodico universale della Tunisia. La Tunisia ha accettato le raccomandazioni per mantenere la moratoria di fatto sull'applicazione della pena di morte in vista della sua abolizione, per proseguire nel dialogo interno volto a costruire un consenso per giungere all'abolizione della pena di morte dalla Costituzione, e facilitare un dibattito pubblico con l'assistenza della Commissione per i diritti umani e altri organi costituzionali e della società civile i in vista della ratifica del Secondo Protocollo Opzionale al Patto internazionale sui Diritti Civili e Politici. La Tunisia ha preso atto delle raccomandazioni di ratifica di questo Protocollo.

Il 29 settembre 2017, la Tunisia si è astenuta sulla risoluzione sulla pena di morte (L6/17) alla 36° sessione del Consiglio diritti umani.
Il 16 dicembre 2020, per la quinta volta, la Tunisia ha votato a favore della Risoluzione per una Moratoria sull’Uso della Pena di Morte all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Nel 2007, nel 2008 e nel 2010 la Tunisia era assente al momento del voto.

 

notizie


 

Pena di morte per terrorismo

 
 
 

NOTIZIE

 
 
 

 

Africa