03 Gennaio 2011 :
di Jean Ping Presidente della Commissione dell’Unione AfricanaSono molti gli Stati che mantengono ancora la pena di morte nelle loro leggi penali. E’ una pratica che trae origine nella notte dei tempi dalla legge di Dio rivelata da Mosè che incorporava una concezione retributiva della pena fondata sull’occhio per occhio dente per dente. Oggi, però, la pena capitale è indiscutibilmente vista da molte società e comunità, da Stati e società civile, organismi internazionali e organizzazioni non governative, a dir poco, come una pratica che non riflette affatto la realtà e la civiltà contemporanee.
Tutti gli Stati membri dell’Unione Africana hanno sottoscritto la Carta Africana sui Diritti Umani e dei Popoli entrata in vigore il 21 ottobre del 1986. All’articolo 5, la Carta garantisce il rispetto della dignità propria di un essere umano di cui riconosce lo status giuridico a tutti gli effetti. Inoltre, prescrive l’interdizione di ogni forma di sfruttamento e di abbrutimento, in particolare, tortura, punizioni e trattamenti inumani e degradanti. In Africa, sono molti a considerare la pena di morte una violazione della protezione da trattamenti crudeli e inumani sancita dall’articolo 5 della Carta Africana sui Diritti Umani e dei Popoli. Altri manifestano poi il timore circa la possibilità o addirittura la probabilità che persone siano condannate a morte ingiustamente e siano riconosciute innocenti dopo che la loro esecuzione è stata effettuata.
L’inadeguata protezione del diritto a un processo giusto in molti casi penali porta spesso a sentenze di colpevolezza e all’esecuzione di persone assolutamente innocenti. Purtroppo, non esiste riparazione possibile in casi come questi. Per questo sono stato sempre convinto che non può esserci giustificazione alcuna alla decisione di togliere la vita, anche quando siano rigorosamente rispettate tutte le procedure legali, perché questo non restituirà la vita che abbiamo ingiustamente soppresso. E’ stato questo a motivare il mio impegno contro la pena di morte a livello nazionale e continentale come pure in sede di Nazioni Unite.
L’Africa partecipa attivamente allo sforzo globale per eliminare la pena capitale. I dati attuali sulla sua applicazione nel continente mostrano che una quindicina di Stati africani l’hanno abolita nel loro sistema penale, altri 23 l’hanno di fatto abolita non avendo effettuato esecuzioni negli ultimi dieci anni o ancora di più, mentre due Stati mantenitori della pena di morte stanno osservando una moratoria legale delle esecuzioni.
Tali sforzi sono ovviamente apprezzabili e sono la dimostrazione della volontà dei leader africani di porre fine alla pratica della pena di morte nel continente. L’Unione Africana attraverso il suo organo specializzato, la Commissione Africana sui Diritti Umani e dei Popoli, ha compiuto passi rilevanti sulla via della soluzione di un problema che ci preoccupa e infastidisce. Già nel 1999, con la Risoluzione ACHPR/Res. 42(XXVI), la Commissione ha chiesto agli Stati membri dell’Unione Africana che ancora mantengono la pena di morte di considerare una moratoria delle esecuzioni capitali e di riflettere sulla possibilità di abolirla del tutto. Questa decisione è stata poi sostenuta dall’Assemblea dei Capi di Stato e di Governo dell’Organizzazione dell’Unità Africana, l’organizzazione antesignana dell’attuale Unione Africana.
Dieci anni dopo, nell’esprimere preoccupazione per il fatto che alcuni Stati parte della Carta Africana sui Diritti Umani e dei Popoli applicano la pena capitale in condizioni non rispettose del diritto a un processo imparziale come sancito dalla Carta e da altri importanti strumenti giuridici internazionali che pure hanno sottoscritto, la Commissione Africana sui Diritti Umani e dei Popoli, con la Risoluzione ACHPR/Res.136(XXXXIIII) approvata nel 2008, ha nuovamente esortato gli Stati africani che ancora praticano la pena di morte a osservare una moratoria delle esecuzioni in vista della sua abolizione come indicato dalle risoluzioni adottate dalla Commissione Africana nel 1999 e dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 2007.
Per accompagnare questi sforzi, la Commissione Africana sui Diritti Umani e dei Popoli ha istituito un gruppo di lavoro che si è riunito nel settembre 2009 per discutere un progetto di protocollo addizionale alla Carta Africana relativo all’abolizione della pena di morte. Questo trattato consentirebbe agli Stati africani firmatari di usare uno strumento giuridico regionale che comporti la sua completa abolizione oltre che creare un movimento in grado di attrarre altri Paesi aiutandoli a fare altrettanto.
E’ inoltre importante a questo punto lodare gli sforzi di alcune autorità giudiziarie degli Stati membri dell’Unione Africana che hanno preso, nel rispetto della legge, iniziative coraggiose per sospendere l’applicazione della pena capitale in materie che ricadono sotto la loro giurisdizione.
Infine, rivolgo un appello a tutti gli Stati, in particolare ai membri dell’Unione Africana, perché prendano in considerazione l’abolizione della pena di morte alla luce anche delle risoluzioni adottate sia dalla Commissione Africana sui Diritti Umani e dei Popoli sia dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.
Mi congratulo con Nessuno tocchi Caino per l’eccellente lavoro fin qui svolto e anche per questo Rapporto che consiglio a tutti di consultare.