28 Giugno 2002 :
I FATTI PIÙ IMPORTANTI DEL 2001Il 2001 ha confermato l´evoluzione verso l´abolizione della pena di morte in corso ormai da dieci anni. Nell´anno, la Repubblica Federale di Iugoslavia è diventata totalmente abolizionista, il Cile ha abolito la pena di morte per i crimini ordinari, l´Irlanda l´ha abolita anche dalla Costituzione, il Burkina Faso è entrato a fare parte del gruppo degli abolizionisti di fatto non avendo eseguito sentenze capitali da oltre dieci anni, il Libano ha deciso di attuare una moratoria delle esecuzioni. [Il 16 maggio 2002, il Mali ha approvato una legge che sospende la pena di morte per due anni. Il 19 maggio 2002, East Timor è diventato il primo stato sovrano del 21° secolo. La sua Costituzione vieta sia la pena di morte che l´ergastolo]
Ad oggi, quindi, la stragrande maggioranza dei paesi membri della comunità internazionale ha rinunciato alla pena di morte. Gli abolizionisti per tutti i crimini sono 77, gli abolizionisti per crimini ordinari sono 14, gli abolizionisti di fatto (non eseguono sentenze capitali da almeno dieci anni) sono 28, quelli che, in quanto membri del Consiglio d´Europa, attuano una moratoria delle esecuzioni e sono impegnati ad abolire la pena di morte, sono 2, quelli che stanno osservando una moratoria delle esecuzioni sono 6. I paesi mantenitori sono 69.
Il paradosso è che, nello stesso tempo, il numero delle esecuzioni aumenta di anno in anno. Nel 2000 erano state almeno 1.892. Nel 2001, almeno 4.700 esecuzioni sono state effettuate in 34 paesi. 4.452 sono avvenute in Asia, 161 in Africa, 21 in Europa (Cecenia) e 66 nelle Americhe (Stati Uniti).
Pena di morte e democrazia
Nel 2001, delle 4.700 esecuzioni, 4.610, pari al 98%, sono avvenute sotto regimi dittatoriali, assolutisti o illiberali. Un paese solo, la Cina, ne ha effettuate almeno 3.500, il 74,4% del totale; l´Iran ne ha effettuate almeno 198; l´Iraq almeno 179; il Kenya circa 100; il Tagikistan circa 100; il Vietnam circa 100; l´Arabia Saudita 82; lo Yemen almeno 80; l´Afghanistan almeno 68. Molti di questi paesi non forniscono statistiche ufficiali sulla pratica della pena di morte, considerata in alcuni segreto di stato, perciò in alcuni paesi i dati sono stimati da fonti indipendenti, in altri il numero delle esecuzioni potrebbe essere ancora più alto.
Dei 69 paesi mantenitori della pena di morte, 56 sono paesi dittatoriali, assolutisti o illiberali. A ben vedere, in questi paesi, la soluzione definitiva del problema, più che alla lotta contro la pena di morte, attiene alla lotta per la democrazia, i diritti umani e lo stato di diritto.
Nel 2001, 7 paesi di democrazia politica, il cui sistema cioè consente che più partiti e più candidati si presentino a elezioni in cui i partiti di opposizione abbiano una legittima possibilità di giungere o partecipare al governo, hanno effettuato 94 esecuzioni, il 2% del totale mondiale: Stati Uniti, 66; Tailandia, 18; Taiwan, 3; Bangladesh, 2; Giappone, 2; Indonesia, 2; Botswana, 1. Se si considera non solo il sistema politico del paese, ma anche il sistema dei diritti umani, il rispetto dei diritti civili e politici, delle libertà economiche e dello stato di diritto, le democrazie che hanno praticato la pena di morte si riducono a 5 paesi, gli Stati Uniti, la Tailandia, il Giappone, il Botswana e Taiwan, dove nel 2001 sono avvenute complessivamente 90 esecuzioni, l´1,8% del totale mondiale.
Dei 69 paesi mantenitori della pena di morte, i paesi di democrazia liberale sono 13.
Verso l´abolizione
Nel 2001, si sono compiuti passi verso l´abolizione della pena di morte in numerosi paesi.
In gennaio, l´Armenia è divenuta membro del Consiglio d´Europa anche se non ha abolito, come richiesto, la pena di morte. E´ all´esame del Parlamento un nuovo Codice Penale che sostituisce la condanna a morte con l´ergastolo.
Il 10 luglio, il Presidente Alexander Lukashenko ha affermato che la Bielorussia ha fatto alcuni passi per limitare la pena di morte, rilevando che se prima circa 30 persone l´anno cadevano sotto questa sanzione, nel 2000 sono state solo 3 le persone giustiziate. Si ritiene non vi siano state esecuzioni nel 2001.
A settembre, la Iugoslavia ha ratificato il Secondo Protocollo Opzionale al Patto Internazionale sui Diritti Civili e Politici e, in novembre, il nuovo codice penale ha sostituito la pena di morte con 40 anni di prigione. In novembre, la Repubblica serba ha abolito la pena di morte per tutti i crimini. La provincia del Kossovo, attualmente sotto amministrazione dell´ONU, è abolizionista dal 1999. L´altro stato della federazione iugoslava, il Montenegro, mantiene ancora la pena di morte, tuttavia il Ministro della Giustizia ha annunciato che presto sarà abolita. [Infatti, il 19 giugno 2002, è stato approvato un nuovo Codice Penale in Montenegro che rimpiazza la pena di morte con 40 anni di detenzione]
Nel 2001, molte voci hanno invocato la ripresa delle esecuzioni in Russia, ma il Presidente Vladimir Putin ha confermato la moratoria in atto delle esecuzioni e la sua determinazione ad abolire la pena di morte.
Il 17 ottobre, la Turchia ha abolito la pena di morte per tutti i crimini eccetto quelli commessi in tempo di guerra, imminente pericolo di guerra e per terrorismo, una previsione quest´ultima che difficilmente sarà accettata dall´Unione Europea che alla fine del ´99, nell´accogliere la candidatura turca a far parte dell´Unione, aveva posto come condizione l´abolizione della pena capitale.
Il 30 ottobre, in Corea del Sud, 154 dei 273 parlamentari sia del partito al Governo sia dell´opposizione hanno presentato una proposta di legge per l´abolizione della pena di morte. La proposta ora deve essere approvata dai 15 membri della Commissione Legislativa e per la Giustizia. Anche se il Ministero della Giustizia ha subito espresso la sua opposizione, l´iniziativa potrebbe avere successo essendo stata sottoscritta dalla maggioranza dei membri del Parlamento monocamerale.
Il 4 gennaio, il Presidente del Kirghizistan Askar Akayev ha annunciato che la pena di morte sarebbe stata progressivamente abolita entro il 2010. Akayev aveva istituito una moratoria biennale delle esecuzioni nel 1998 e, alla fine del 2000, l´aveva prorogata fino alla fine del 2001. [L´11 gennaio 2002, per la terza volta, il Presidente Akayev ha prorogato la moratoria fino alla fine dell´anno.]
In ottobre, la Presidente delle Filippine Gloria Macapagal-Arroyo, cambiando posizione, aveva sostenuto la necessità di giustiziare i sequestratori e addirittura di revocare le commutazioni di condanne a morte decise dal suo predecessore Joseph Estrada. [Ma il 15 marzo 2002 l´iniziativa abolizionista ha avuto un´improvvisa accelerazione in entrambe le camere del congresso, poiché alcuni dei fautori più accesi della pena capitale hanno cambiato opinione. L´abrogazione della pena capitale al Senato è un risultato scontato dal momento che 16 dei 24 senatori hanno appoggiato la proposta. La Presidente Arroyo si è offerta di dichiarare la proposta di abolizione come "urgente" per permettere al parlamento di approvarla in pochi giorni piuttosto che nei mesi altrimenti necessari.]
Il 26 luglio, il Parlamento del Libano ha approvato all´unanimità una legge che attribuisce ai giudici la facoltà di condannare a morte gli imputati solo in casi estremi. La legge sostituisce l´articolo del Codice Penale che rendeva la pena di morte obbligatoria per tutti gli omicidi premeditati e aboliva la facoltà del giudice di considerare le attenuanti. La Campagna Nazionale per l´Abolizione della Pena di Morte ha reso pubblici i risultati di un sondaggio tra i parlamentari effettuato in giugno. Alla richiesta se fossero favorevoli alla abolizione della pena capitale, il 90% dei 94 su un totale di 128 parlamentari intervistati hanno risposto di sì. Nessuna esecuzione è stata autorizzata da quando il Primo Ministro Rafik Hariri è succeduto come Premier al convinto abolizionista Salim Hoss nell´ottobre del 2000.
Il 17 maggio, il Ministro della Giustizia di Taiwan, Chen Ding-nan, ha dichiarato di voler abolire la pena di morte entro la fine del suo mandato che scade il 20 maggio 2004.
Il 2 aprile, la Corte d´Appello dei Caraibi Orientali ha stabilito che la natura obbligatoria della pena di morte è in contrasto con la Costituzione e che la condanna a morte obbligatoria andrebbe annullata nei 7 territori sotto la giurisdizione della Corte: Antigua e Barbuda, Dominica, Grenada, Montserrat, Saint Kitts e Nevis, Santa Lucia, Saint Vincent e Grenadine e Anguilla.
Stati Uniti e Cina, le due facce della pena di morte
La pena di morte nel mondo ha due facce: una sotto i riflettori, gli Stati Uniti, l´altra nascosta, la Cina. Molto spesso, dal punto di vista dei media e anche di molti abolizionisti europei, esiste solo la prima. Della seconda se ne parla molto di meno, anche se noi sappiamo che la Cina ha compiuto da sola il 74,4% delle esecuzioni del 2001. E non è solo una questione di quantità, 66 esecuzioni negli USA a fronte delle oltre 3.500 in Cina, ma anche di trasparenza del sistema giudiziario (statistiche ufficiali sulle condanne a morte e le esecuzioni, sulla razza e il genere dei detenuti nel braccio della morte, in America; nessuna statistica ufficiale in Cina, anzi segreto di stato sulle informazioni relative alla pena di morte), di garanzie processuali (una teoria infinita di ricorsi che possono durare anni in USA; mentre in Cina è possibile per un imputato essere arrestato, incriminato, processato, veder respinto l´appello ed essere giustiziato nel volgere di poche settimane), di tipi di reato per cui si può essere condannati a morte (omicidio di primo grado in Usa; oltre 60 reati, molti dei quali nonviolenti, in Cina).
Stati Uniti
Nel 2001, per la prima volta dalla reintroduzione della pena di morte nel 1976, le esecuzioni sono diminuite significativamente su scala nazionale per 2 anni consecutivi, raggiungendo il numero più basso degli ultimi 5 anni. Nel 2001 sono state 66, il 22% in meno rispetto al 2000 quando sono state giustiziate 85 persone, il 13% in meno rispetto al 1999. Il cambiamento più rilevante è avvenuto in Texas, che nel 2000 aveva raggiunto il numero record di 40 esecuzioni: quest´anno sono state 17. Praticamente le esecuzioni sono scese in 9 degli 11 stati storicamente ´forcaioli´. Nel 2001, non ci sono state esecuzioni in Louisiana, South Carolina, Alabama e Arizona.
Il calo delle esecuzioni riflette anche un minor sostegno dell´opinione pubblica nei confronti della pena di morte, che scende dall´80% del 1994 al 65% del 2001 (sondaggio Gallup di maggio), mentre un sondaggio fatto dal Washington Post con l´ABC News evidenzia che il sostegno dell´opinione pubblica alla pena di morte è sceso al 63%, la percentuale più bassa degli ultimi 20 anni.
La diminuzione del favore popolare alla pena di morte è legata ai casi di innocenti condannati a morte e alla consapevolezza che fattori razziali influenzano notevolmente i processi. Nel 2001 sono state scarcerate perché riconosciute innocenti altre 5 persone e sono 98 in tutto, dal 1973 al 2001, i condannati a morte liberati in 23 stati a seguito di nuove prove e test del DNA. [Ad aprile 2002, è stato rilasciato il centesimo condannato a morte]
Tutti gli osservatori, a favore e contro la pena di morte, sono concordi nel dire che il paese si trovi sul punto di cambiare l´intensità con cui la pena massima viene applicata. Neppure i fatti dell´11 settembre sembravano aver avuto la forza di invertire il trend americano verso una riforma della pena di morte. Nel 2001, 23 dei 38 stati che applicano la pena di morte hanno attuato delle riforme.
Sono stati cinque gli Stati che nel 2001 hanno vietato le esecuzioni nei confronti di minorati mentali: Arizona, Connecticut, Florida, Missouri e North Carolina. In questo modo sono 19 gli Stati americani che escludono le condanne capitali in questi casi (18 Stati e il Governo federale). Anche il Presidente George Bush in giugno ha dichiarato che non devono essere giustiziati minorati mentali. [Il 20 giugno 2002, la Corte Suprema USA, trattando il caso Daryl Atkins della Virginia, ha stabilito con sei voti a favore e tre contrari che l´esecuzione di un minorato mentale è "una punizione crudele e inusuale" che viola l´Ottavo Emendamento della Costituzione.]
Nel 2001, 17 stati hanno approvato leggi che consentono ai condannati a morte il test del DNA e in 18 stati e a livello federale sono state presentate proposte di legge per una moratoria delle esecuzioni capitali anche se in nessuno approvate. [Il 9 maggio 2002, il governatore del Maryland Parris Glendening (Democratico) ha dichiarato una moratoria delle esecuzioni mentre una commissione di esperti compirà uno studio per valutare l´impatto del pregiudizio razziale nel sistema penale capitale. Anche la vice governatore Kathleen Kennedy Townsend, che è candidata alla successione di Glendening, è favorevole alla moratoria]
Cina
La Cina detiene il record mondiale di esecuzioni, almeno 3.500 nel 2001, tra cui almeno 13 donne.
Nell´aprile del 2001, il Presidente Jiang Zemin ha lanciato la campagna ´Colpire duro´ contro il crimine. La campagna 2001 è stata la quarta intrapresa a partire dal 1983. A polizia e pubblici ministeri è stato chiesto di non andare molto per il sottile per assicurare arresti e processi veloci. Le norme di procedura penale sono state molto più facilmente calpestate dalla polizia e da funzionari delle corti, ansiosi di raggiungere le quote di punizioni previste.
Nella campagna ´Colpire duro´, la Cina ha condannato a morte persone non solo per crimini violenti, ma anche per corruzione, appropriazione indebita, frode, sfruttamento della prostituzione, furto di benzina, vendita di cibi nocivi e per reati relativi alla droga. Nello Xinjiang le autorità hanno giustiziato persone accusate di separatismo.
Il 19 aprile, è stato stabilito il record giornaliero di esecuzioni: 206. Il comune di Chongqing da solo ha eseguito 55 esecuzioni.
Il 7 maggio, il Centro d´Informazione per i Diritti Umani e la Democrazia, con base a Hong Kong, ha annunciato che le autorità cinesi hanno giustiziato 560 condannati solamente tra il 1° e il 26 aprile. Il 20 maggio, i media di stato hanno dato notizia dell´esecuzione di 500 detenuti dal lancio della campagna anticrimine in aprile, ma le esecuzioni potrebbero essere circa 700, sulla base di notizie carpite dai giornali locali. Personale diplomatico che vive in Cina ha detto di aver riscontrato dai giornali che circa 2.000 persone sono state giustiziate tra aprile e luglio 2001. Il New York Times ha riportato che almeno 3.000 persone erano state giustiziate nei primi dieci mesi del 2001, e il doppio, o addirittura il triplo, sarebbero attualmente nel braccio della morte.
Il 27 giugno, un medico cinese, Wang Guoqi, arrivato negli Stati Uniti il mese prima con un passaporto falso, ha sostenuto davanti al Congresso americano di aver preso parte in Cina alla rimozione di cornee e pelle dai corpi di oltre 100 giustiziati. Wang ha dichiarato che in molti casi i prigionieri venivano uccisi con un colpo di pistola e, subito dopo, caricati su ambulanze dove gli venivano asportati i reni entro due minuti dal momento del decesso. In seguito, si recavano ai forni crematori e, in una piccola stanza adiacente, asportavano la pelle delle gambe, delle braccia, del petto e della schiena dai corpi. Dopo che tutti i tessuti e gli organi estraibili erano stati tolti, ciò che rimaneva era un ripugnante ammasso di muscoli sanguinanti e le viscere di fuori. Poi i cadaveri venivano presi dagli inservienti e portati ai forni.
Pena di morte in base alla Sharia
Nel 2001, almeno 864 esecuzioni sono state effettuate in 20 paesi a maggioranza musulmana, molte delle quali ordinate da tribunali islamici in base a una stretta applicazione della Sharia. Ma il problema non è il Corano, non tutti i paesi islamici che ad esso si ispirano hanno la pena di morte o fanno di quel testo il proprio codice penale, civile o, addirittura, la propria Carta fondamentale. Il problema è la traduzione letterale di un testo millenario in norme penali, punizioni e prescrizioni valide per i nostri giorni, operata da regimi fondamentalisti, dittatoriali o autoritari per impedire qualsiasi processo democratico. Lapidazioni, impiccagioni, decapitazioni e fucilazioni, metodi con cui è stata applicata la Sharia nel 2001, si sono verificate nel 40% dei paesi a maggioranza musulmana.
Tra le punizioni islamiche, la lapidazione è la più terribile. Il condannato viene avvolto da capo a piedi in un sudario bianco e interrato. Un carico di pietre viene portato sul luogo e funzionari incaricati o in alcuni casi semplici cittadini autorizzati dalle autorità, effettuano la lapidazione. Le pietre non devono essere così grandi da provocare la morte con uno o due colpi in modo da poter provocare una morte lenta e dolorosa. La lapidazione è una punizione che in particolare discrimina le donne. Essa non solo richiede per la donna un interramento più profondo che per l´uomo - si sostiene sia per proteggere il seno della donna - ma viene anche usata contro le donne più che contro gli uomini perché viene generalmente usata per delitti legati alla sfera sessuale, come l´adulterio, che per gli uomini richiede la prova di almeno 4 testimoni, mentre per una donna è sufficiente la prova della sua gravidanza, come è successo per Safiya Hussaini in Nigeria. Nel 2001, sono state emesse condanne a morte tramite lapidazione in Nigeria, Somalia e Sudan. Esecuzioni tramite lapidazione sono state effettuate in Afghanistan e Iran. Il 23 febbraio, in Afghanistan, due donne, Wasila e Shogufa, sono state giustiziate pubblicamente in un polveroso campo di calcio a Kandahar, per aver commesso "l´odioso atto di adulterio, causa di corruzione della società". Il 21 maggio, una donna di 35 anni, condannata per aver preso parte a video pornografici e averli distribuiti, è stata lapidata in Iran nel carcere di Evin a Teheran. L´esecuzione è avvenuta davanti al giudice che aveva emesso la sentenza. I video erano stati girati nella casa della giovane che fu riconosciuta dalla polizia attraverso i numeri di un contatore dell´acqua che appariva in una scena.
L´alternativa alla lapidazione, in esecuzione di sentenze capitali in base alla Sharia, può essere l´impiccagione, la quale è preferita per gli uomini ma non risparmia le donne. Spesso è eseguita in pubblico e combinata a pene supplementari come la fustigazione e l´amputazione degli arti prima dell´esecuzione. Il 15 agosto, in Iran, Reza Nadi, 21 anni, e Kazem Alayemi, 35, sono stati impiccati pubblicamente per aver ucciso 3 gioiellieri e uno studente. Ciascuno di loro ha ricevuto 74 frustate prima dell´esecuzione. L´11 settembre, Ali Dehghan è stato giustiziato in pubblico nella città portuale meridionale di Bandar Abbas, per lo stupro di una ragazza 14enne che aveva sequestrato in strada. La corte ha anche condannato il colpevole a 80 frustate per ubriachezza, che ha ricevuto prima dell´esecuzione. L´8 agosto, in Afghanistan, i talebani hanno impiccato Gulaf Khan, Aidi Mohammad, Mohammad Tahir ed Ebadollah figlio di Habiblloh. I corpi dei 4 giustiziati, che avevano poco meno di 30 anni, sono stati appesi a delle gru e a un semaforo vicino al palazzo presidenziale, il luogo dove gli integralisti islamici giustiziarono l´ex Presidente filo-sovietico Najibullah dopo aver preso il potere nel 1996.
La decapitazione è il metodo preferito in Arabia Saudita per eseguire sentenze in base alla Sharia. Di solito l´esecuzione avviene nella città dove è stato commesso il crimine, in un luogo aperto al pubblico vicino alla moschea più grande, con il boia armato di una spada. La decapitazione non è un´esclusiva dell´Arabia Saudita. Il 18 giugno, Kahim Rakhshani, un afghano condannato a morte per furto d´armi, stupro multiplo, sequestro e attività terroristiche, è stato decapitato a un incrocio a Zabol, in Iran, davanti a centinaia di persone. Nel suo rapporto sui diritti umani in Iraq, lo special Rapporteur dell´Onu Andreas Mavrommatis ha riportato notizie secondo cui 130 donne sarebbero state decapitate tra il giugno 2000 e l´aprile 2001 come parte di una campagna contro la prostituzione. Le teste mozzate sarebbero state esposte per alcuni giorni davanti la porta delle loro case.
Non propriamente una punizione islamica, la fucilazione è pure stata applicata nel 2001 in esecuzione di condanne in base alla Sharia. Il 30 gennaio, nello Yemen, a Ahmed Mohammed Sharaf, 27 anni, è stata amputata la mano destra 10 giorni prima di affrontare il plotone di esecuzione per omicidio. Il 20 giugno, Mohammad Adam Omar, un uomo di 52 anni soprannominato dalla stampa locale "lo stupratore di Sanaa", è stato fucilato da un plotone della polizia in una piazza vicino all´università di Sanaa, davanti a migliaia di persone. Lavorava in una camera mortuaria dell´università e aveva ucciso due studentesse. L´uomo è stato colpito 5 volte al cuore dopo aver ricevuto 80 frustate per aver bevuto alcol, vietato dalla legge islamica del paese. Il 15 settembre, in Cecenia, i mojahedin del distaccamento islamico specializzato sotto il comando di Movsar Barayev, hanno ucciso un traditore ad Argun accusato di aver strettamente collaborato con le truppe russe di occupazione. Prima dell´esecuzione si è data lettura della sentenza del tribunale islamico.
Non è raro che sentenze in base alla Sharia siano eseguite dagli stessi parenti delle vittime. Il 16 luglio, una Loya Jirga (assemblea degli anziani) delle tribù del nord del Waziristan, in Pakistan, ha ordinato l´esecuzione di un afghano accusato di omicidio. L´afghano è stato bendato e ucciso a colpi d´arma da fuoco in pubblico, in un campo di calcio, dal padre della sua vittima di 11 anni. Membri di un comitato delle tribù del Waziristan, che avevano preso parte alla Jirga, hanno poi sparato più volte al cadavere con armi automatiche. Il 13 luglio, in Afghanistan, due uomini condannati per omicidio, Ghawsoddin, figlio di Abdol Jabar e Sayd Ebadollah, figlio di Sayd Jafar, sono stati giustiziati pubblicamente nel campo sportivo di Mazar-e-Sharif. L´esecuzione è stata compiuta dai parenti della vittima.
Secondo la legge islamica, la famiglia di una persona assassinata può rinunciare alla condanna a morte del colpevole. Nella maggioranza dei casi la famiglia dell´assassino paga una somma di denaro come risarcimento, il cosiddetto "prezzo del sangue" o diyya. Il 17 novembre, in Iran, Ramin Tshaharleng è stato impiccato perché omicida ma è stato tirato giù ancora vivo dalla forca dopo 4 minuti in seguito alla grazia da parte della famiglia della sua vittima. Tshaharleng è stato portato in ospedale e le sue condizioni sono parse soddisfacenti. Il 27 giugno, in Arabia Saudita, la folla era radunata a Riyadh, per assistere all´esecuzione di Jahwi Hussein Qasim Abubakr, uno yemenita di 20 anni accusato di aver ucciso Saud ibn Daghaileeb al-Markouzi al-Buqami. Quando il boia ha sollevato la spada, il padre della vittima è balzato in piedi e ha detto: "Lo perdono per far piacere ad Allah". La folla ha lodato la magnanimità del padre, mentre Abubakr - i cui occhi erano coperti - si prostrava ai suoi piedi ringraziando Dio per la nuova opportunità di vita concessagli.
Non c´è solo la pena di morte, secondo i dettami della Sharia, in molti paesi musulmani ci sono anche le frustate per chi ha rapporti sessuali prima del matrimonio, le fustigazioni per chi consuma alcool, il taglio delle mani e dei piedi per i ladruncoli. Non si tratta di casi isolati e avvengono in aperto contrasto con la Dichiarazione Universale dei Diritti dell´Uomo e del Patto Internazionale sui Diritti Civili e Politici che queste pratiche vieta. Il 23 gennaio, in Sudan, cinque uomini condannati per rapina hanno ricevuto l´amputazione incrociata della mano destra e del piede sinistro. Il 12 dicembre, nello stato del Darfur Meridionale, sempre in Sudan, Abduh Isma´il Tong e Yusuf Yaow Mombai, per il furto di 3 milioni di lire sudanesi (circa 1.160 dollari), sono stati condannati all´amputazione della mano destra. Il 19 novembre, un tribunale islamico nello stato di Zamfara, nord della Nigeria, ha condannato un uomo di 40 anni, Kakumi, a 40 colpi di bastone e a 2 mesi di prigione per aver violato la Sharia sposando 5 donne. Il 21 dicembre, un tribunale della Sharia nello stato di Sokoto, nel Nord del paese, ha ordinato l´amputazione della mano destra e della gamba sinistra di 2 rapinatori armati: Malam Sani Shehu e Malam Garba Dandare. I due avevano rubato il berretto, la cintura e la bicicletta di un poliziotto e rapinato apparecchiature elettroniche in un negozio a Sokoto. Gli uomini si sono detti soddisfatti della sentenza e non hanno fatto appello.
Ripresa delle esecuzioni
Il 5 febbraio, la Guinea ha interrotto una moratoria di fatto delle esecuzioni che durava dal 1984 data in cui il Presidente Lansana Conte era giunto al potere. Cinque persone, condannate nel 1995 per ´delitti di sangue´, sono state giustiziate in 5 diverse città del paese.
Dopo tre anni e mezzo di sospensione, il Bangladesh, a marzo 2001, ha ripreso le esecuzioni. Il 1° marzo, Motaleb Hawlader è stato impiccato nella prigione di Jessore del distretto di Barisal per aver ucciso la moglie. Il 14 marzo Firoze Mia è stato impiccato nella prigione centrale di Dhaka. Era stato condannato per 4 omicidi nel 1991, incluso quello di 2 bambini, che uccise quando intervenne in una lite tra il suo bambino e il figlio del suo vicino a proposito di un gioco con le palline.
Il 18 maggio, dopo cinque anni di sospensione, sono riprese le esecuzioni in Indonesia. Gerson Pandie e Fredik Soru, entrambi di 34 anni, sono stati giustiziati a mezzanotte con un colpo d´arma da fuoco da due differenti plotoni in fondo a un bosco di eucalipti nel distretto di Oekabiti. I due, insieme ad un terzo complice, erano stati condannati a morte nel 1989 per aver rapinato e ucciso brutalmente una coppia di anziani insieme ai loro due nipotini.
Il 5 ottobre, lo Zimbabwe ha impiccato 3 assassini. Sono state le prime esecuzioni nel paese dal 1998. I tre avevano ucciso in episodi diversi 5 persone, tra cui 3 donne e una ragazza di 12 anni che è stata anche violentata.
L´11 giugno 2001, Timothy McVeigh, condannato per l´attentato a Oklahoma City, che ha provocato 168 vittime e centinaia di feriti, è stato giustiziato con iniezione letale nel penitenziario federale di Terre Haute, negli Stati Uniti. E´ stata la prima esecuzione federale dal 1963. Il 19 giugno, è stata compiuta una seconda esecuzione federale, quella di Juan Raul Garza. Il 6 novembre, Terry Clark è stato giustiziato con iniezione letale in New Mexico. E´ stata la prima esecuzione dopo oltre 41 anni. Clark aveva confessato di aver stuprato e ucciso una bambina di 9 anni. A marzo aveva rinunciato alle rimanenti possibilità di appello.
Pena di morte nei confronti dei minori
In aperto contrasto con quanto stabilito dai patti internazionali, nel 2001, sono state giustiziate 3 persone, che avevano meno di 18 anni al momento del reato, in 3 paesi: Iran, Pakistan e USA (Texas).
Il 29 maggio, in Iran, Mehrdad Yusefi, 18 anni, colpevole di aver ucciso un suo amico nel 1999, quando aveva 16 anni, è stato impiccato nella città occidentale di Ilam.
Il 3 novembre, in Pakistan, Ali Sher, 21 anni, condannato per omicidio, è stato impiccato nella prigione di Timergarah. Aveva solo 13 anni quando uccise la sorella minore della sua cognata. Intorno alle 6:30 del mattino il boia, Sadiq Masih, ha tolto la tavola sotto al condannato provocandone la morte. Numerosi detenuti sono stati fatti affluire per assistere all´esecuzione. Un mese dopo, il Presidente Pervez Musharraf ha deciso di commutare le condanne dei circa 100 giovani criminali nei bracci della morte pakistani.
Il 22 ottobre, Gerald Mitchell, 33 anni, condannato per due omicidi compiuti a 17 anni, è stato giustiziato in Texas per iniezione letale. Era stato condannato per aver ucciso, il 4 giugno 1985, Charles Anthony Marino e Kenneth Fleming. Mitchell è il 19° prigioniero negli USA e il 10° in Texas a venire giustiziato per reati commessi da minorenni.
Pena di morte nei confronti delle donne
Nel 2001, sono state giustiziate almeno 31 donne in 10 paesi: Cina (almeno 13), Iran (almeno 6), USA (3, tutte in Oklahoma), Afghanistan (almeno 2), Arabia Saudita (2), Botswana (1), Iraq (almeno 1), Kuwait (1), Malesia (1) e Singapore (1).
Il 29 maggio, il Tribunale Municipale di Shijiazhuang, in Cina, ha giustiziato Xu Ailing, una donna condannata a morte per truffa. Il 14 dicembre 2001, un´altra donna, Li Yufen, ex manager di Changchun, è stata giustiziata nel Nord Est della Cina per aver defraudato una serie di compagnie e di individui per più di 90 milioni di yuan (11 milioni di dollari). Il 5 novembre, una donna di 21 anni, Zhu Hongjuan, è stata giustiziata per spaccio di eroina dopo una adunata pubblica avvenuta nella città meridionale di Guangzhou.
Il 18 settembre, Sa´ideh Qasempur-Malayeri è stata impiccata in Iran nella prigione di Qasr a Teheran. Con l´aiuto dell´amante, aveva ucciso il marito e ne aveva poi bruciato il corpo. La donna è stata subito impiccata, l´amante ha ottenuto una sospensione dell´ultimo minuto ed è stato riportato in carcere.
L´11 gennaio, in Oklahoma (USA), Wanda Jean Allen è stata giustiziata dopo che la Corte Suprema e il Governatore Frank Keating avevano rigettato la richiesta di una sospensione di 30 giorni motivata con le condizioni di ritardo mentale della donna. La Allen, afro-americana, è la prima donna di colore giustiziata dal 1954. L´ultima esecuzione di una donna in Oklahoma risale al 1903. Il 1° maggio, ne è stata giustiziata un´altra, Marilyn Plantz e, il 4 dicembre, Lois Nadean Smith, la terza donna a essere giustiziata quest´anno e l´ultima detenuta del braccio della morte femminile in Oklahoma.
Il 31 marzo, in Botswana è stata giustiziata Marietta Bosch, la prima donna bianca a essere impiccata dall´indipendenza dalla Gran Bretagna nel 1966. L´esecuzione è avvenuta a distanza di 2 mesi dall´appello, un record per il Botswana, dove le esecuzioni avvengono non prima di 9 mesi. Non solo, la sua condanna a morte era stata confermata da giudici di paesi abolizionisti come Sudafrica e Gran Bretagna che facevano parte della Corte d´Appello.
Il 17 giugno, il Kuwait ha giustiziato la 24enne Qadeer Kaleeja, una domestica indiana condannata a morte per l´omicidio del suo datore di lavoro, un cittadino del Kuwait a cui aveva rubato anche oggetti di valore. E´ la prima donna impiccata nel paese dal 1991.
Il 4 aprile, una donna accusata di stregoneria, Mona Fandey, 45 anni, è stata impiccata in Malesia insieme al marito e a un assistente per aver ucciso nel luglio del 1993 il parlamentare Mazlan Idris durante un rituale di magia nera. Mazlan, che aveva studiato negli Stati Uniti, si dice ricercasse un aiuto sovrannaturale per raggiungere il successo all´interno del suo partito. Prima di essere ucciso era stato fatto sdraiare sul pavimento, con gli occhi chiusi, in attesa che piovessero soldi dal cielo.
Il 16 febbraio, Singapore ha impiccato la 52enne Julaiha Begum Maniam insieme a due uomini più giovani che l´avevano aiutata a uccidere il marito, un poliziotto in pensione, sicché lei potesse ereditarne la casa.
Pena di morte per reati di droga
Il proibizionismo sulle droghe ha dato un contributo consistente alla pratica della pena di morte nel 2001. Nel nome della guerra alla droga e in base a leggi sempre più restrittive, sono state effettuate esecuzioni in Arabia Saudita, Cina, Iran, Oman, Singapore, Tailandia, Taiwan e Vietnam.
Dieci delle 82 esecuzioni in Arabia Saudita sono avvenute per reati di droga. Il 3 settembre, è stato decapitato Aqil bin Wazir Sherfaqir, un cittadino pachistano colpevole di aver spacciato una quantità imprecisata di hashish nel paese.
Il 26 giugno, per inaugurare la giornata antidroga dell´ONU la Cina ha giustiziato almeno 56 persone per crimini legati alla droga e ha organizzato pubbliche adunanze in tutto il paese. Migliaia di persone sono state riunite nello stadio di Kunming, capitale della provincia sud-occidentale di Yunnan, dove 20 presunti trafficanti di droga sono stati condannati a morte. Le forze governative hanno fatto saltare in aria 2 tonnellate di eroina confiscata usando un detonatore a distanza. La tv di stato ha trasmesso in diretta l´esplosione durante l´edizione del telegiornale. Le esecuzioni sono state effettuate subito dopo, in un´altra località. In Cina è prevista la pena di morte per traffico di almeno 50 g. di eroina.
Dal 1991 l´Iran ha giustiziato circa 5000 spacciatori di droga. Più di 90.000 persone, pressappoco il 60% della popolazione carceraria, sono in prigione per reati di droga. La legge iraniana prevede la pena di morte per il possesso di oltre 30 g. di eroina o 5 kg di oppio. Il 19 marzo, Fariba Tajiani Emamqoli, 30 anni, è stata giustiziata in pubblico insieme ad altre cinque persone coinvolte in un traffico di droga. Con gli occhi bendati e le mani legate, ha implorato perdono ma la sua supplica è stata ignorata dai giudici ed è stata impiccata a una delle 5 gru alzate nel distretto orientale di Khak-e Sefid, a Teheran. L´intera operazione è durata 25 minuti, con i corpi lasciati appesi per 10 minuti prima di essere tirati giù. Circa 500 persone, che urlavano "morte agli spacciatori", assistevano nelle vicinanze, mentre altri si erano riuniti sui tetti delle case.
Il 31 gennaio, in Oman, il pachistano Murad Bkhit è stato giustiziato per traffico di droga. E´ stata la prima esecuzione per droga del paese.
A Singapore la pena di morte è obbligatoria per traffico di 15 g. di eroina, 30 g. di morfina o 500 g. di marijuana. Più di metà delle 300 persone impiccate a Singapore dal 1975 erano state condannate per traffico di droga. Il 26 ottobre, è stato impiccato Jimmy Goh Chye Soon, 26 anni, per il possesso di circa 80 g. di eroina.
Il 15 novembre, il parlamento della Tailandia ha stabilito che chiunque venga catturato in possesso di 15 o più pasticche di metanfetamina non sarà giudicato tossicodipendente ma spacciatore. Il precedente limite stabilito dal Governo era di 800 pasticche. Nel 2001, 13 esecuzioni su 18 sono avvenute per traffico di droga. Il 18 aprile, sono stati fucilati quattro trafficanti detenuti nel carcere di massima sicurezza di Bang Kwang: Lee Yuan-kuang, Chu Chin-kuay, Boonkerd Jitpranee e Vichien Saenmahayak. Il Dipartimento di Correzione, per la prima volta, ha permesso l´entrata ai media nel carcere per assistere alle esecuzioni. Decine di giornalisti e cameraman si sono presentati.
Il 7 giugno, Lee Yihsiung, un trafficante di droga di Taiwan, è stato giustiziato nella prigione di Taipei. E´ stato il primo trafficante di droga messo a morte in seguito a un ordine di esecuzione firmato dal Ministro della Giustizia, Chen Ding-nan, dopo che lo stesso Ministro aveva annunciato di voler abolire la pena di morte entro 3 anni.
In Vietnam, il possesso di più di 600 g. di droga è punito con la morte. Nel 2001, 55 persone sono state condannate a morte per reati di droga. Il 18 agosto, il Partito Comunista ha riferito che 12 trafficanti di droga sono stati fucilati.
Pena di morte per motivi religiosi
L´11 giugno, la Corte Suprema e la Procura Generale della Cina hanno emesso una sentenza interpretativa dei reati di omicidio e di sovversione, che consentirebbe l´uso anche della pena di morte nei confronti dei seguaci del Falun Gong. Secondo la direttiva, i membri del Falun Gong potrebbero essere imputati di omicidio se fossero implicati in vario modo in tentativi di suicidio. Il 20 giugno, 15 donne praticanti del Falun Gong sono state torturate a morte nel Campo di Lavoro di Wanjia situato nella città di Harbin, nella provincia di Heilongjiang. Le autorità del campo hanno detto che le donne "avevano commesso un suicidio di massa impiccandosi". In dicembre, Gong Shengliang, fondatore e leader della South China Church è stato condannato a morte, insieme a un suo parente, Li Ying, e ad altri tre membri della Chiesa in seguito ad un processo a porte chiuse. Fondata nel 1991, la Chiesa è cresciuta rapidamente negli anni ´90 arrivando a vantare 500 missionari e suscitando le ire delle autorità.
Il 4 agosto, in Afghanistan, i talebani hanno arrestato 24 volontari dell´organizzazione umanitaria Shelter Now International, tra cui 2 americani, 4 tedeschi e 2 australiani, con l´accusa di propaganda cristiana. Il loro ufficio di Kabul era stato chiuso dal Ministero per la Promozione della Virtù e la Prevenzione del Vizio: una Bibbia, 2 computer, testi cristiani tradotti nella locale lingua Dari, cassette e strumenti musicali, erano stati sequestrati. Circa 60 bambini che erano entrati in contatto con i volontari cristiani sono stati mandati in riformatorio. Il 15 novembre, gli 8 operatori umanitari occidentali sono stati liberati dai soldati anti-talebani e portati in salvo su elicotteri americani. L´8 gennaio, il leader supremo dei talebani, il mullah Omar, aveva emanato un decreto che imponeva la pena di morte a chi si fosse convertito al cristianesimo o all´ebraismo o avesse fatto propaganda per religioni altre dall´Islam.
In Vietnam, cristiani e buddisti sono stati vittime di una repressione brutale nel 2001. I componenti della minoranza cristiana dei Montagnard hanno subito esecuzioni, arresti, imprigionamenti e sono stati torturati a morte dopo le proteste negli altopiani centrali del febbraio 2001.
Nella Corea del Nord, le persone che proclamano apertamente la loro fede cristiana, rischiano la persecuzione e la morte. "Il Partito Comunista regolarmente perquisisce le case e i beni personali, cercando libri stranieri e se trova una Bibbia può giustiziare la persona", ha detto un testimone. Il rapporto 2001 sui diritti umani del Dipartimento di Stato americano ha documentato che membri di chiese clandestine sono stati uccisi in ragione del loro credo.
Pena di morte per reati politici e di opinione
In Iraq, non esiste proporzionalità tra gravità del crimine commesso e sentenza emanata. In molti casi, in ragione del segreto che copre certe procedure, non è possibile stabilire nemmeno se si tratti di esecuzioni giudiziarie o extragiudiziarie. Nel 2001, lo Special Rapporteur delle Nazioni Unite sui Diritti Umani, Andreas Mavrommatis, ha detto di avere ricevuto notizia di persone accusate di aver insultato il Presidente dell´Iraq, alle quali senza processo è stata amputata la lingua. Il 15 novembre, un resoconto dell´opposizione ha detto che Qusay Saddam Hussein, figlio del dittatore iracheno, ha supervisionato l´esecuzione di 15 detenuti nella camera a gas allestita nelle prigioni del regime. L´eliminazione di stampo nazista è avvenuta riunendo i detenuti in una stanza e aprendo i rubinetti del gas letale.
In Cina, nella provincia nord-occidentale dello Xinjiang, a maggioranza musulmana, almeno 25 uiguri sono stati giustiziati nel 2001 e centinaia di altri stanno aspettando nel braccio della morte. Il 26 settembre, militanti uiguri hanno affrontato il plotone di esecuzione, nella piazza del Popolo di Kashgar, storditi dall´alcol e condotti alla morte su camion aperti davanti alla folla festante. Erano stati catturati perché considerati separatisti in lotta per liberare la regione a maggioranza musulmana dalla morsa di Pechino e costituire una nuova nazione, il Turkestan Orientale. In ottobre, un gruppo di persone è stato radunato allo stadio di Hotan per assistere alla condanna a morte di un militante uiguro, Metrozi Mettohti, 34 anni, per aver tentato di "separare il paese". Mettohti ha gridato "Lunga vita al Turkestan Orientale!" prima di essere imbavagliato. Dopo la manifestazione, è stato messo nel retro di un camion, condotto in un villaggio fuori città e ucciso con un colpo alla nuca. La maggior parte degli uiguri condannati a morte sono stati accusati di omicidio o di altri fatti violenti, ma alcuni, come Mettohti, sono stati giustiziati per reati minori.
Le due esecuzioni registrate nel 2001 nei territori amministrati dall´Autorità Palestinese sono avvenute per collaborazionismo. Il 13 gennaio, Allan Bani Odeh è stato fucilato nella pubblica piazza di Nablus, in Cisgiordania, davanti a migliaia di palestinesi che gridavano "Dio è grande". Lo stesso giorno, Majdi Mikkawi è stato fucilato presso la stazione centrale della polizia di Gaza. Entrambi sono stati giustiziati perchè ritenuti colpevoli di aver fornito a Israele informazioni che avevano portato all´uccisione di attivisti palestinesi. Il leader palestinese Yasser Arafat aveva ratificato le condanne a morte emesse 2 giorni prima da tribunali per la sicurezza dello stato.
Il Codice Penale della Corea del Nord prevede la pena di morte anche per tentata defezione, ascolto di trasmissioni straniere e possesso di materiale stampato reazionario. Il Partito dei Lavoratori impone ai cittadini di mostrare le foto dell´"amato leader" Kim Jong-il e di suo padre e la disubbidienza o il disprezzo per le loro immagini è considerato un crimine politico punibile anche con la pena di morte.
Pena di morte per reati nonviolenti
Tra i reati capitali in Cina figurano numerosi reati nonviolenti ed esecuzioni nel 2001 sono state effettuate anche per appropriazione indebita, frode fiscale, contraffazione di moneta, corruzione, sfruttamento della prostituzione. La Cina ha introdotto la pena di morte anche per la pirateria informatica e altri crimini legati a internet. Il 10 gennaio, una coppia di disoccupati, Liu Yixia e suo marito Li Shaoyang, sono stati giustiziati per appropriazione indebita di circa un milione di dollari dal 1996 al 1999. L´11 maggio, Huang Zhenchi, Lin Sucun, Huang Wenlong e He Tao sono stati giustiziati per frode fiscale a Guangdong. Il 24 luglio, Lu Yiqun, Zhang Jiansen, Chen Weijian e Hu Jichang sono stati giustiziati a Guangdong per aver contraffatto e venduto denaro. Il 13 agosto, Qi Huogui, descritto come "il funzionario più corrotto dalla fondazione della Provincia di Hainan", è stato giustiziato per aver accettato mazzette. Il 18 settembre, Mia Changshun è stato giustiziato per induzione alla prostituzione.
Nel maggio e giugno del 2000, nella Corea del Nord, più di 30 alti funzionari di partito e di azienda, commercianti e ´teppisti´ sono stati giustiziati a Hyesan, nella provincia di Jagang. Tra questi, 12 sono stati fucilati in pubblico nei pressi dell´aeroporto di Hyesan. Per vedere le esecuzioni si sono radunate più di 10.000 persone. I reati per i quali sono stati condannati vanno dall´appropriazione indebita di beni statali o accumulazione illecita di ricchezze all´organizzazione di ricongiungimenti in Cina di famiglie divise tra Corea del Nord e del Sud, all´accettazione di tangenti.
Estradizione e pena di morte
Per anni il Canada è stato l´unico paese occidentale a restituire regolarmente agli Stati Uniti e ad altri paesi i sospetti senza chiedere garanzie contro l´esecuzione. Il 15 febbraio, nel caso di Sebastian Burns e Atif Rafay, richiesti dagli Stati Uniti per omicidio, la Corte Suprema canadese, per la prima volta, ha rigettato la richiesta di estradizione affermando il principio giuridico che le garanzie relative alla non applicazione della pena di morte vanno chieste sempre, salvo in casi eccezionali (che però non ha definito).
Il 28 maggio, la Corte Costituzionale del Sudafrica ha stabilito che il Governo aveva violato i suoi obblighi costituzionali estradando negli USA il cittadino della Tanzania Khalfan Khamis Mohamed, accusato di aver commesso attentati dinamitardi contro l´Ambasciata americana in Tanzania nel 1998. La Corte ha stabilito che il Governo sudafricano prima di consegnarlo all´FBI avrebbe dovuto chiedere garanzie agli Stati Uniti che Mohamed non rischiava la pena di morte. Il 18 ottobre, Mohamed è stato condannato all´ergastolo senza condizionale da una giuria di New York.
Dopo gli attacchi dell´11 settembre, sono cresciuti gli sforzi per garantire l´estradizione degli accusati di terrorismo da uno qualsiasi dei 15 stati membri dell´Unione Europea, se richiesta dagli USA. Chris Patten, Commissario Europeo per le Relazioni Internazionali e Antonio Vitorino, Commissario per la Giustizia e gli Affari Interni, hanno più volte ribadito la posizione dell´Unione che è quella di permettere l´estradizione ma, allo stesso tempo, chiedere e ottenere dai paesi mantenitori assicurazioni che la condanna capitale non sarà applicata.
Il 4 ottobre, la Corte Suprema del Messico, con un voto di 6 a 2, ha stabilito che la pena di morte e l´ergastolo violano l´art. 22 della Costituzione messicana, in quanto pene eccessive e inumane. Ha quindi stabilito che per estradare un cittadino messicano il Governo deve avere l´assicurazione che il prigioniero non sarà condannato alla pena di morte o all´ergastolo.
Organizzazioni internazionali e pena di morte
Dopo l´istituzione dei tribunali internazionali per i crimini commessi nella ex Iugoslavia e in Ruanda e l´entrata in vigore [luglio 2002] di quello permanente per i crimini di guerra e contro l´umanità, i quali escludono tutti la pena di morte nei loro statuti, possiamo dire che la pena di morte è sparita dal diritto internazionale. Da questo punto di vista, è evidente l´incongruenza di paesi come la Cina e gli Stati Uniti, i quali come membri del Consiglio di Sicurezza - che ha istituito i tribunali ad hoc - hanno detto ´no´ alla pena di morte per reati come genocidio, stupro etnico, fosse comuni, mentre nel proprio territorio dicono ´sì´ alla pena di morte per reati infinitamente meno gravi.
Il 25 aprile, la Commissione dell´Onu per i Diritti Umani ha approvato per la quinta volta consecutiva la risoluzione per la moratoria delle esecuzioni capitali e l´abolizione della pena di morte, con 27 voti a favore, 18 contrari e 7 astenuti. 66 sono stati i paesi cosponsor. Il più alto organismo dell´ONU preposto alla tutela dei diritti umani ha ribadito che: "l´abolizione della pena di morte contribuisce al rafforzamento della dignità umana e al progresso dei diritti umani". [Il 25 aprile 2002, la Commissione diritti umani ha approvato per il sesto anno consecutivo la risoluzione per una moratoria con 25 voti a favore, 20 contrari e 8 astensioni. E´ aumentato a 68 il numero dei cosponsor]
Il 27 giugno, con 14 voti a favore e uno contrario, la Corte Internazionale di Giustizia ha stabilito che gli Stati Uniti hanno "violato i loro obblighi verso la Germania e verso i fratelli LaGrand in base alla Convenzione di Vienna sulle relazioni consolari", non avendo prontamente informato Karl e Walter LaGrand, dopo il loro arresto, del diritto a comunicare con il loro consolato. I due fratelli La Grand, cittadini tedeschi, erano stati condannati a morte per omicidio nel 1982 e giustiziati in Arizona nel 1999. La Corte ha inoltre ordinato a Washington di riconsiderare tutti i verdetti in casi analoghi.
Il 25 giugno, l´Assemblea Parlamentare del Consiglio d´Europa ha approvato una risoluzione con la quale ha chiesto al Giappone e agli Stati Uniti di adottare subito una moratoria delle esecuzioni e di compiere passi verso l´abolizione. L´Assemblea ha inoltre deciso di rivedere lo status di osservatore del Giappone e degli Stati Uniti nel caso in cui non facciano significativi progressi entro il 1° gennaio 2003. [Il 3 maggio 2002, i Ministri degli Affari Esteri dei 36 stati membri del Consiglio d´Europa, presenti a Vilnius in Lituania, hanno firmato il Tredicesimo Protocollo alla Convenzione Europea sui Diritti Umani e le Libertà Fondamentali che abolisce la pena di morte in ogni circostanza. In questo modo l´Europa è divenuto un continente completamente libero dalla pena di morte, anche in tempo di guerra]
Prospettive della lotta abolizionista
La situazione nei vari paesi è oggi esattamente opposta a quella che era nel ´93 quando è nato Nessuno tocchi Caino e c´erano nel mondo 99 paesi abolizionisti a vario titolo e i mantenitori della pena di morte erano 97, 28 in più rispetto ad oggi. La lotta contro la pena di morte coincide oggi con quella per la democrazia, la laicità dello stato e lo stato di diritto in molti paesi arabi, in Asia e in Africa.
L´obiettivo di Nessuno tocchi Caino è che l´Unione Europea presenti all´Assemblea Generale delle Nazioni Unite la proposta di moratoria e la porti al voto entro il 2003, quando la presidenza dell´UE sarà nelle mani dell´Italia, il paese che, da solo, in questi anni ha fatto contro la pena di morte nel mondo molto di più dei Quindici e di tanti altri paesi messi assieme.
Non sarà facile raggiungere questo obiettivo senza una grande mobilitazione internazionale.
I piani d´azione di Nessuno tocchi Caino per il 2002-2003 sono fondamentalmente due: consolidare in sede di Unione Europea la decisione di ripresentare all´Assemblea Generale dell´Onu la risoluzione pro moratoria e, in vista di tale scadenza, continuare l´opera di informazione e sensibilizzazione dell´opinione pubblica. Vi saranno missioni in Nigeria, Botswana, Zambia, Corea del Sud, Giappone, India, Sri Lanka, Filippine, Kirghizistan, Uzbekistan, Tagikistan, Libano, Autorità Palestinese, Stati Uniti e nei paesi europei, ma anche eventi, marce, concerti... La Nazionale Italiana Cantanti ha già deciso di sostenere la nostra campagna per spostare - come ha dichiarato Enrico Ruggeri - l´attenzione dagli stadi dove si gioca a pallone e si fanno concerti anche a quelli dove, come succede ancora in Cina, si compiono esecuzioni capitali.
La campagna "Ferma la pena di morte via Internet", promossa da Nessuno tocchi Caino insieme alla media company Nexta.com con il sostegno di Oliviero Toscani, ha già visto migliaia di cittadini italiani e spagnoli mobilitarsi on line contro la pena di morte, dopo il lancio fatto a Roma un anno fa e la sua seconda edizione a Madrid quest´anno. Le prossime tappe saranno a Norimberga, Copenaghen, Tokyo, Parigi, Atene, New York e Washington.
Attraverso Internet sarà possibile valicare frontiere altrimenti inaccessibili ai diritti umani e dare voce alle migliaia di condannati a morte che in paesi totalitari e integralisti muoiono ogni giorno nel silenzio generale.