LA MORATORIA ONU SULLE ESECUZIONI CAPITALI

L'Assemblea Generale delle Nazioni Unite nella storica approvazione della Risoluzione pro moratoria, New York, 18 dicembre 2007.

27 Maggio 2017 :

    • Il 3 aprile 1997, a Ginevra, la Commissione diritti umani delle Nazioni Unite ha approvato con 27 voti a favore, 11 contrari e 14 astensioni una storica risoluzione contro la pena di morte. La risoluzione, presentata dal governo italiano e co-sponsorizzata da altri 47 Paesi, ha avuto origine dalla iniziativa di Nessuno tocchi Caino e del Parlamento italiano. Per la prima volta un organismo delle Nazioni Unite ha ritenuto la pena di morte una questione attinente ai diritti umani; ha considerato la sua abolizione un rafforzamento della dignità umana e uno progresso dei diritti fondamentali; ha chiesto agli Stati membri di sospendere le esecuzioni in vista della sua abolizione.
    • Il 3 aprile 1998, per il secondo anno consecutivo la Commissione diritti umani ha approvato con 26 voti a favore, 13 contrari e 12 astenuti una risoluzione che chiede per la prima volta senza mezzi termini "una moratoria delle esecuzioni in vista della completa abolizione della pena di morte". I paesi sponsors sono stati 65, 18 in più dell´anno precedente. Tra questi, per la prima volta: l´Inghilterra che nel ´97 si era astenuta; i paesi dell´ex-Urss Russia, Azerbaijan, Armenia e Georgia; i paesi latino-americani Argentina, Messico e Panama; Angola, Capo Verde e Mali che si sono aggiunti al Sudafrica unico co-sponsor africano del ´97. Prima volta per un paese islamico, la Bosnia Erzegovina ha sponsorizzato la risoluzione, mentre Marocco, Senegal e Tunisia si sono astenuti nel voto finale. I voti favorevoli sarebbero stati addirittura 28, se i rappresentanti del Mali, paese co-sponsor, e del Mozambico, paese abolizionista che aveva annunciato il suo ´si´, fossero stati presenti in aula.
    • Il 28 aprile ´99, la Commissione diritti umani delle Nazioni Unite ha approvato per il terzo anno consecutivo una risoluzione contro la pena di morte, presentata per la prima volta non più dall´Italia ma dall´Unione Europea. La risoluzione, cosponsorizzata quest´anno da 72 paesi rispetto ai 47 del ´97 e ai 65 del ´98, è stata approvata a maggioranza assoluta con 30 voti a favore (4 in più dell´anno precedente), 11 contrari (2 in meno dell´anno precedente, Bhutan e Repubblica Democratica del Congo che si sono astenuti) e 12 astenuti (come nel ´98). Oltre alla ribadita anche quest´anno richiesta di una "moratoria delle esecuzioni in vista della definitiva abolizione della pena di morte", i punti più forti politicamente e giuridicamente del testo approvato a Ginevra sono stati: la richiesta di non estradare verso quei paesi in cui vi è il rischio di essere "giustiziati"; il ritiro delle riserve poste all´articolo del Patto Internazionale che vieta l´esecuzione dei minori; la richiesta di non condannare a morte per reati nonviolenti di tipo finanziario o in casi di espressione religiosa; l´invito a non eseguire sentenze capitali prima che siano esauriti tutti i ricorsi in appello, anche in sede internazionale.
    • Nel Novembre ´99, l´iniziativa europea contro la pena di morte ha subito una grave battuta d´arresto nell´Assemblea Generale dell´Onu. Una risoluzione che auspicava l´abolizione della pena di morte e chiedeva la moratoria delle esecuzioni, promossa dalla Finlandia a nome dell´Unione Europea e sostenuta da 72 paesi, è stata prima presentata e poi ritirata. Egitto e Singapore avevano presentato emendamenti, sostenuti da 72 Paesi, tesi ad affermare due principi, peraltro già contenuti nella Carta dell´Onu: ogni Stato ha diritto a scegliersi il proprio sistema politico, sociale e culturale e l´Onu non deve interferire nella giurisdizione interna degli Stati. Il Messico, per controbilanciare i riferimenti alla sovranità nazionale, aveva proposto di introdurre nel testo un esplicito richiamo al ruolo dell´Onu nella promozione ed il rispetto dei diritti umani all´interno degli Stati, ma l´Unione Europea ha respinto la mediazione messicana e, subito dopo, ha deciso di non sottoporre al voto dell´Assemblea Generale la risoluzione sulla moratoria.
    • Il 26 aprile 2000, la Commissione dell´Onu per i Diritti Umani ha approvato a Ginevra, per il quarto anno consecutivo, una risoluzione presentata dall´Unione Europea per la moratoria delle esecuzioni in vista della completa abolizione della pena di morte. Sponsorizzata da 68 paesi, la risoluzione ha avuto 27 voti a favore, 13 contrari e 12 astenuti. Con questo voto l´Unione Europea ha iniziato a riscattarsi dopo quello mancato all´Assemblea Generale di New York, nel novembre ´99.
    • Il 25 aprile 2001, la Commissione dell´Onu per i diritti umani, per il quinto anno consecutivo, ha approvato la risoluzione presentata dall´Unione Europea per l´abolizione della pena di morte nel mondo. Il documento - approvato con 27 voti a favore, 18 contrari e 7 astensioni - raccomanda ai paesi che tuttora applicano la pena capitale di istituire una moratoria sulle esecuzioni. Nessuno tocchi Caino era intervenuta durante il dibattito generale svoltosi il 19 aprile alla Commissione diritti umani con un testimonial d´eccezione, il fotografo Oliviero Toscani, autore della campagna pubblicitaria Benetton "We, on Death Row".
    • Il 25 aprile 2002, la Commissione dell´Onu per i diritti umani, per il sesto anno consecutivo, ha approvato la risoluzione presentata dall´Unione Europea per l´abolizione della pena di morte nel mondo. Il documento - approvato con 25 voti a favore, 20 contrari e 8 astenuti - raccomanda ai paesi che tuttora applicano la pena capitale di istituire una moratoria sulle esecuzioni. In virtù della rotazione dei paesi membri, la CDU ha avuto in questi anni una composizione negativa (l´entrata di paesi mantenitori della pena di morte non è stata compensata dall´ingresso si altrettanti paesi abolizionisti) che ha fatto ridurre il numero dei voti a favore. Tuttavia, grazie anche a una ripresa dell´impegno di Nessuno tocchi Caino a Ginevra, la risoluzione, nel 2002, ha ripreso a guadagnare cosponsor: nel 2002 sono stati 68, tre in più rispetto all´anno precedente.
    • Il 24 aprile 2003, la Commissione dell´Onu per i diritti umani, per il settimo anno consecutivo, ha approvato la risoluzione presentata dall´Unione Europea per l´abolizione della pena di morte nel mondo. Il documento - approvato con 24 voti a favore, 10 astensioni e 18 contrari. Il 53° membro della Commissione, l´Algeria, ha scelto di essere assente al momento del voto - è stato più forte nei contenuti rispetto ai precedenti. Rovesciando il dispositivo adottato per sei anni, la risoluzione approvata chiede ai paesi mantenitori innanzitutto di abolire la pena di morte e, nel frattempo, di attuare una moratoria delle esecuzioni capitali. La risoluzione ha avuto inoltre il sostegno record di 75 co-sponsors (l´anno precedente erano stati 68). Occorre tenere presente che la 76ma co-sponsorizzazione, quella della Bolivia, è arrivata con un giorno di ritardo e che quella di Kiribati non è stata considerata valida perché trasmessa dal commissario britannico a Kiribati e non dalle autorità governative. Hanno sottoscritto per la prima volta la risoluzione paesi che hanno recentemente abolito la pena di morte come la Turchia, la Costa d´Avorio, Timor Est e Serbia e Montenegro a conferma del positivo trend abolizionista a livello internazionale. Da rilevare anche le sponsorizzazioni giunte per la prima volta a Ginevra su questo testo da Gibuti, Seychelles, Papua Nuova Guinea e quelle di Palau e Guinea Bissau che avevano già sottoscritto a New York nel 1999 ma mai a Ginevra. Tutto questo nonostante il clima di tensione internazionale legato alla guerra in Iraq, a dimostrazione che la Comunità internazionale è matura nell´affermare il diritto-dovere di ingerenza su questioni umanitarie tra cui la pena di morte.
    • Estate/autunno 2003. L’iniziativa di Nessuno tocchi Caino volta a presentare la risoluzione pro moratoria nella Assemblea Generale del 2003, affidata alla presidenza italiana dell’Unione Europea, non ha avuto alcun esito. Dopo avere, a partire da maggio 2003, più volte e con solennità annunciato la convinzione e l’impegno in questa battaglia, il Governo italiano non ha fatto altro che cogliere ogni occasione per non farla, agendo contro ogni previsione di successo, la sua stessa convinzione e i proclamati impegni. Occorre ricordare che sin dal gennaio 2003 Nessuno tocchi Caino aveva messo a disposizione del governo italiano e, a partire da giugno 2003, anche di tutti gli altri governi europei, un “Piano per la lobby in vista della Assemblea Generale” e contenente le informazioni e le cose da fare per vincere la battaglia all’Onu sulla moratoria: i passi bilaterali da compiere, ma anche le previsioni, paese per paese, sul voto che avrebbero espresso in Assemblea Generale. Nell’ottobre 2003, ad Assemblea Generale in corso da un mese, il Governo italiano ha deciso finalmente di fare un sondaggio nel mondo sulle intenzioni di voto sulla risoluzione pro moratoria. Il suo esito ha confermato “al 98%” l’esattezza delle valutazioni di Nessuno tocchi Caino. Ma le previsioni di voto favorevole in Assemblea Generale e, soprattutto, una bozza di risoluzione sono stati resi noti ai partner europei troppo tardi perché chi anche credeva nella bontà della proposta potesse poi sostenerla.
    • Il 21 aprile 2004, la Commissione dell´Onu per i diritti umani, per l’ottavo anno consecutivo, ha approvato la risoluzione presentata dall´Unione Europea per l´abolizione della pena di morte nel mondo. Il documento è stato approvato con 28 voti a favore, 6 astensioni e 19 contrari. La tendenza mondiale all’abolizione della pena di morte si è riflessa nel numero elevato dei co-sponsors che nel 2004 sono stati 76, uno in più rispetto all’anno precedente. Oltre all’Iraq, provvisoriamente abolizionista, si sono aggiunti altri due paesi che non avevano mai supportato l’iniziativa: Kiribati e Samoa. Un altro sostegno è giunto dalle Isole Salomone che avevano co-sponsorizzato la risoluzione all’Assemblea Generale dell’ONU nel 1999, ma non ancora alla CDU. Israele che non co-sponsorizzava la risoluzione dal 2000, ha rinnovato il suo appoggio nel 2004 e la Bolivia, che aveva sempre co-sponsorizzato dal 1997, saltando solo il 2003, quest’anno ha rinnovato il suo sostegno.
    • Il 20 aprile 2005 la Commissione diritti umani dell´Onu ha approvato per la nona volta consecutiva la risoluzione per la moratoria delle esecuzioni capitali, presentata dal Lussemburgo, Presidente di turno dell’Unione europea, con 26 voti a favore, 17 contrari e10 astenuti. I cosponsor sono stati 81, ben 5 in più rispetto all’anno precedente. Si tratta del numero di cosponsor più elevato nella storia della risoluzione presentata alla Commissione diritti umani. Otto Paesi – Capo Verde, Costa d’Avorio, Gibuti, Guinea Bissau, Marshall Island, Russia, São Tomé e Principe e Turkmenistan – che da almeno un anno non rinnovavano la cosponsorizzazione sono stati recuperati nel 2005. Degna di nota l’astensione dal voto della Nigeria, che nel 2004 aveva votato contro. Gabon e Congo, invece, sono passati da un voto favorevole ad un’astensione.
    • 2006 la Commissione diritti umani dell’ONU viene riformata e diviene il Consiglio diritti umani.
    • Il 18 dicembre 2007, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha approvato, per la prima volta, la risoluzione per la moratoria universale delle esecuzioni capitali con 104 voti a favore, 54 contrari e 29 astensioni. La moratoria è stata approvata dopo le dichiarazioni di voto contrarie di Antigua e Barbuda, Barbados, Singapore e Nigeria e quella favorevole del rappresentante del Messico.
      Alla fine i voti a favore sono stati cinque in più rispetto a quanto pronosticabile nelle migliori previsioni. E, soprattutto, è stata superata agevolmente la soglia «psicologica» dei cento sì che dà al provvedimento maggiore forza e consistenza. Il 15 novembre, la Terza Commissione dell'Assemblea Generale dell'Onu aveva approvato la risoluzione al termine di un dibattito che aveva visto schierato contro la proposta un fronte composito, che metteva insieme gli Stati Uniti e alcuni loro avversari storici come Iran, Sudan e Cina. Nelle ultime ore prima del voto definitivo quattro Paesi - Guinea Bissau, Repubblica Democratica del Congo, Kiribati e Palau - avevano sciolto la riserva decidendo di schierarsi per il sì. In Commissione la risoluzione è passata con 99 voti a favore, 52 contrari e 33 astensioni. Per un approfondimento della lotta che ha portato allo storico voto del 2007 consulta sul sito “LA CAMPAGNA PER LA MORATORIA ONU DELLE ESECUZIONI CAPITALI”.
    • Il 18 dicembre 2008, per il secondo anno consecutivo, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha approvato la risoluzione per la moratoria della pena di morte, con 106 si, 46 no e 34 astenuti.
      Rispetto all'anno precedente sono aumentati i si, due in più, e calati i no, 8 in meno. Gli astenuti sono aumentati, passando da 29 a 34. Il 20 novembre 2008, la Terza Commissione dell'Assemblea Generale aveva approvato la bozza di risoluzione con 105 voti a favore, 48 contro, e 31 astenuti.
      Rispetto alla risoluzione approvata l’anno precedente, sono aumentati di 6 i voti a favore, sono diminuiti di 4 i contrari, mentre gli astenuti sono stati 31, due in meno rispetto al 2007. La Risoluzione è stata introdotta all'Assemblea dal rappresentante del Cile, a nome di una coalizione di Paesi rappresentativi di tutti i continenti. I co-sponsor della Risoluzione sono stati quest'anno 89, due in più dell'anno scorso, tra cui lo stesso Cile.
      I paesi pro pena di morte hanno presentato 7 emendamenti, tra cui due volti ad affermare il principio della sovranità interna degli Stati, che se approvati avrebbero indebolito la portata politica del testo. Sono stati tutti respinti con uno scarto maggiore rispetto all'anno scorso.
      Il testo – molto più conciso di quello del 2007 - si concentra sulla moratoria e, rilanciando la risoluzione del 2007 saluta favorevolmente la decisione degli Stati che hanno messo in atto tale moratoria. Ricordando all'Assemblea la tendenza globale verso l'eliminazione della pena di morte, il testo accoglie con favore il Rapporto del Segretario Generale sulla materia. Il testo approvato nel 2008 stabilisce che l'Assemblea ritornerà a discuterne tra due anni.
    • Il 21 dicembre 2010, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha approvato, per la terza volta la Risoluzione a favore di una moratoria universale della pena di morte.
      In Assemblea Generale hanno votato a favore in 108 Paesi, contro 41 mentre 36 si sono astenuti (altri 7 Paesi erano assenti al momento del voto). Si è registrato un deciso passo avanti rispetto al 2007 quando in Assemblea plenaria i voti a favore furono 104, i contrari 54 e le astensioni 29 (più 5 assenti al momento del voto). Un ulteriore passo avanti è stato compiuto anche rispetto al secondo voto sulla Risoluzione pro moratoria avvenuto nel dicembre 2008, quando si espressero 105 a favore, 47 contro e si astennero 34 Paesi (altri 6 erano assenti al momento del voto).
      Il dato politico più significativo del voto al Palazzo di Vetro è il voto favorevole di 6 Paesi che nel 2008 avevano votato contro (Kiribati, Maldive e Mongolia) o si erano astenuti (Bhutan, Guatemala e Togo) e il voto di astensione di 4 Paesi (Comore, Nigeria, Isole Salomone e Tailandia) che nel 2008 avevano votato contro. Sono aumentati anche i cosponsor della Risoluzione, in totale 90, tre dei quali lo hanno fatto per la prima volta: Cambogia, Russia e Madagascar.
    • Il 20 dicembre 2012, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha chiesto di nuovo di porre fine all'uso della pena di morte con il passaggio di una nuova Risoluzione che invita gli Stati a stabilire una moratoria sulle esecuzioni, in vista dell'abolizione della pratica. E’ stato il quarto testo pro moratoria a essere adottato dal 2007. In particolare, l'Assemblea ha invitato gli Stati a limitare progressivamente l'uso della pena di morte e non imporre la pena capitale per reati commessi da persone minori di 18 anni e le donne incinte. Gli Stati sono stati invitati anche a ridurre il numero dei reati per i quali la pena di morte può essere imposta. La nuova Risoluzione è stata adottata con un numero record di Paesi che ha votato a favore. Il risultato è stato di 111 voti a favore (3 in più rispetto alla Risoluzione del 2010), 41 contro (come nel 2010), 34 astensioni (+ 2) e 7 assenti al momento del voto (come nel 2010). Gli Stati membri delle Nazioni Unite sono ora 193, uno Stato in più rispetto al 2010, il Sudan del Sud, che ha votato a favore della Risoluzione, nonostante mantenga ancora la pena di morte. Ciad, Repubblica Centrafricana, Sierra Leone e Tunisia, che si erano astenuti o erano assenti nel 2010, per la prima volta hanno votato a favore. I primi tre Paesi sono stati obiettivo nei mesi scorsi di una missione di Nessuno tocchi Caino e del Partito Radicale volta a ottenere proprio il loro voto a favore della Risoluzione pro-moratoria. Indonesia e Papua Nuova Guinea, che in passato si erano opposti alla Risoluzione, per la prima volta si sono astenuti. Al fronte del ‘no’ sono passati invece Bahrein, Dominica e Oman, che in passato si erano astenuti. Infine, Maldive, Namibia e Sri Lanka, che nel 2010 avevano votato a favore, questa volta si sono astenuti. Sono risultati assenti al momento del voto 5 Paesi abolizionisti de jure o de facto – Kiribati, Mauritius, São Tomé e Principe, Antigua e Barbuda e Ghana – e due Paesi mantenitori: Gambia e Guinea Equatoriale.
    • Il 18 dicembre 2014, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha chiesto di nuovo di porre fine all’uso della pena di morte con il passaggio di una nuova Risoluzione che invita gli Stati a stabilire una moratoria sulle esecuzioni, in vista dell’abolizione della pratica. E’ stato il quinto testo pro moratoria a essere adottato dal 2007. La Risoluzione di quest’anno è stata rafforzata nella parte in cui chiede agli Stati di “rendere disponibili le informazioni rilevanti circa l’uso della pena di morte” (tra l’altro, il numero delle condanne a morte e delle esecuzioni, il numero dei detenuti nel braccio della morte e delle sentenze capitali rovesciate o commutate in appello o per le quali è intervenuta un’amnistia o concessa la grazia). L’Assemblea Generale ha ribadito di limitare progressivamente l’uso della pena di morte e non imporla per reati commessi da persone minori di 18 anni, donne incinte e – ha aggiunto quest’anno – nei confronti di disabili mentali.
      Per la prima volta, gli Stati sono stati invitati ad assicurare il diritto all’assistenza consolare ai cittadini stranieri coinvolti in processi in cui rischiano la pena di morte. La nuova Risoluzione è stata adottata con il numero record di 117 voti a favore (6 in più rispetto alla Risoluzione del 2012) e il più basso dei voti contrari (38, 3 in meno rispetto al 2012), mentre gli astenuti (34, come nel 2012) e assenti al momento del voto (4, tre in meno rispetto al 2012) sono stati complessivamente 38.
      Degni di nota sono stati la cosponsorizzazione, per la prima volta, della Sierra Leone e, in particolare il voto per la prima volta a favore del Niger, frutto di una missione nel Paese di Nessuno tocchi Caino e del Partito Radicale guidata da Marco Pannella che si è svolta dal 19 al 21 novembre.
      Insieme al Niger hanno per la prima volta votato a favore anche Eritrea, Figi, Guinea Equatoriale e Suriname. Anche Kiribati e São Tomé e Principe, assenti nel 2012, hanno votato a favore.
      Come ulteriore fatto positivo è da segnalare anche il passaggio dal voto contrario all’astensione di Bahrein, Myanmar, Tonga e Uganda. Diversamente, Papua New Guinea è passata dall’astensione ad un voto contrario alla Risoluzione. Infine, Nauru, che nel 2012 aveva votato a favore, quest’anno era assente al momento del voto, come altri tre Paesi abolizionisti de jure e di fatto, quali Mauritius, Lesoto e Swaziland.
    • Il 19 dicembre 2016, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha confermato la richiesta di porre fine alla pena di morte con il voto di una nuova Risoluzione che invita gli Stati a stabilire una moratoria sulle esecuzioni, in vista dell’abolizione della pratica. Questo è il sesto testo pro-moratoria a essere adottato dal 2007.
      La nuova Risoluzione è stata adottata con 117 voti a favore (come nel 2014), 40 no (due in più rispetto ai 38 del 2014), mentre gli astenuti sono stati 31 (3 in meno rispetto al 2014) e 5 assenti al momento del voto (uno in più rispetto al 2014).
      Il testo contiene un emendamento, votato in terza commissione a novembre su proposta di Singapore (76 voti a favore, 72 contro e 26 astensioni), che fa riferimento alle prerogative degli Stati di decidere quale tipo di pena comminare di fronte ai reati più gravi ma anche positivi rafforzamenti del testo. Quanto ai nuovi voti a favore, provenienti per la maggior parte dal Continente africano e da Paesi che prima si astenevano, si segnalano quelli di Guinea, Malawi, Namibia, Swaziland, così come quello delle Isole Solomone e dello Sri Lanka. E’ passato ad un voto a favore anche Nauru, che nel 2014 era assente. Lo Zimbabwe è passato da un voto contrario all’astensione.  Swaziland e Malawi sono stati il frutto di una missione di Nessuno tocchi Caino, grazie al sostegno del Ministero degli Esteri italiano, volta proprio ad ottenere un voto favorevole all'Assemblea Generale, mentre nel 2014 lo Zimbabwe era stato un paese target di una nostra missione.
      Hanno rafforzato invece il fronte dei no il Burundi ed il Sud Sudan prima a favore e le Maldive precedentemente astenute. Sono passati da un voto a favore all’astensione le Filippine, le Seychelles, la Guinea Equatoriale ed il Niger mentre il Lesotho assente nel 2014, si è astenuto quest’anno. Tra gli assenti si segnalano la Repubblica Democratica del Congo ed il Senegal, astenuti nel 2014 ed il Rwanda, precedentemente a favore. La Risoluzione di quest’anno è stata rafforzata nella parte in cui chiede agli Stati di “rendere disponibili le informazioni rilevanti circa l’uso della pena di morte” (tra l’altro, disaggregando per sesso, età e razza i dati sulla pratica della pena di morte oltre a fornire anche il numero di detenuti nel braccio della morte e le informazioni sulle esecuzioni fissate). L’Assemblea Generale per la prima volta ha riconosciuto il ruolo che svolgono gli organismi nazionali sui diritti umani a sostegno di dibattiti locali, nazionali e regionali sulla pena di morte, così come per la prima volta ha evidenziato la necessità che chi rischia la pena di morte sia trattato con umanità e rispetto della sua dignità secondo quanto sancisce il diritto internazionale in materia di diritti umani.