08 Gennaio 2007 :
La pena di morte costituisce la violazione del diritto umano più importante, il diritto alla vita. I paesi liberi e democratici che rispettano gli esseri umani e la inalienabile dignità della persona umana, per principio, non credono nella pena di morte.
Non c’è dubbio che la pena di morte sia la sanzione più grave che si possa infliggere ad un essere umano. La storia racconta del modo in cui, dai tempi più antichi, si siano invocati la legge, l’ordine, la religione o i costumi, per privare della vita una persona. Per fortuna, la storia ci racconta anche dei progressi in materia di diritti umani e del dibattito che si è avuto su questa sanzione, e che certamente continuerà a svilupparsi, finché non sarà abolita nella totalità delle nazioni.
La pena di morte non può né deve essere considerata come una sanzione attinente alla giustizia penale, tanto meno quanto mezzo legittimo per combattere il crimine e la delinquenza. Inoltre con l’applicazione della pena di morte, l’individuo si trova del tutto indifeso di fronte allo Stato.
La categorica necessità e dovere degli Stati di combattere gli atti criminali non giustifica, per nessun motivo, l’applicazione di una pena che non solo è contraria ai diritti umani, ma costituisce anche un rimedio la cui efficacia e utilità sono molto discutibili.
È importante sottolineare che malgrado attualmente il diritto internazionale non consti di una norma internazionale obbligatoria che vieti agli Stati di applicare la pena di morte, la volontà di abolirla è stata espressa in diverse occasioni e da distinti tribunali, sia universali che regionali. Oggigiorno, più della metà degli Stati del mondo ha abolito la pena di morte di diritto o di fatto. Un progresso importante è stata l’adozione di trattati con i quali gli Stati si impegnano ad abolirla. Sul piano regionale, esiste il Protocollo Facoltativo della Convenzione Americana per l’Abolizione della Pena di Morte e due protocolli alla Convenzione Europea per la Protezione dei Diritti Umani e delle Libertà Fondamentali: il Protocollo numero 6, relativo all’abolizione della pena di morte in tempo di pace e il Protocollo numero 13, riguardante l’abolizione in qualsiasi circostanza.
Oltre agli strumenti internazionali menzionati, anche diversi organismi internazionali si sono espressi contro la pena di morte. Ad esempio, la Commissione dei Diritti Umani ha adottato, ogni anno ininterrottamente dal 1997, una risoluzione chiamata “Questione della pena capitale”, con la quale si esortano gli Stati che ancora la prevedono, ad abolirla, a diminuire progressivamente il numero dei reati per i quali potrebbe essere comminata e, tra i vari provvedimenti, ad applicare una moratoria alle esecuzioni. Con la risoluzione approvata nel 2005, si sono conseguiti importanti progressi, tra i quali si evidenzia la richiesta agli Stati di non prevedere la pena di morte per i delitti commessi dai minori degli anni 18, alle donne incinte ed alle persone con problemi psichici. È da prevedere che questi principi verranno confermati dal Consiglio dei Diritti Umani.
In tal senso, sarebbe importante che anche l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite adottasse una risoluzione su questo tema, il cui oggetto sarebbe esortare gli Stati che ancora prevedono la pena di morte affinché adottino una moratoria delle esecuzioni.
Inoltre devo sottolineare l’importante lavoro svolto dalla società civile per porre fine alla pena di morte e per proteggere i diritti di tutte quelle persone condannate alla pena capitale. L’attenzione della società civile per la protezione dei diritti umani è stata fondamentale per far nascere iniziative, creare coscienza e sviluppare azioni per informare la cittadinanza dei suoi diritti.
In Messico, fin dagli inizi del xix secolo, si eliminarono le pene crudeli e corporali, tra cui la marchiatura e la tortura. La pena di morte si mantenne soltanto per alcuni reati considerati di particolare gravità, tra questi, ad esempio, il tradimento della patria e il parricidio.
Occorre segnalare che il Messico è abolizionista di fatto dal 1961. Il Governo messicano, per essere coerente con la propria convinzione e la pratica di proteggere il rispetto dei diritti umani, ha deciso di modificare la sua legislazione per abolire la pena di morte. Il 29 giugno 2005 è stata pubblicata nella Gazzetta Ufficiale della Federazione messicana la riforma del Codice di Giustizia Militare che elimina la pena di morte nell’ambito della giustizia militare, e il 9 dicembre 2005 è stata pubblicata la riforma costituzionale, con la quale la pena capitale è formalmente abolita in Messico.
Questa riforma facilita l’adesione del Messico al Secondo Protocollo Facoltativo del Patto Internazionale dei Diritti Civili e Politici e al Protocollo alla Convenzione Americana sui Diritti Umani, volta esattamente all’abolizione della pena di morte.
La non applicazione della pena di morte è un impegno che deve essere adottato da tutti i governi, affinché si impedisca l’applicazione di detta pena sia sul territorio nazionale sia al di fuori di esso. In quest’ottica, per il Governo messicano è di speciale interesse garantire che tutti i messicani, compresi quelli che vivono all’estero, godano del pieno rispetto dei loro diritti.
In nome del popolo e del governo del Messico esprimo il più vivo ringraziamento per l’onore che l’organizzazione “Nessuno tocchi Caino” mi ha conferito nel nominarmi “Abolizionista dell’Anno” e dedicarmi il presente Rapporto.
Questo riconoscimento dà atto degli sforzi che tutte la classi sociali del Messico hanno compiuto per abolire la pena di morte nel mio paese. In particolare voglio evidenziare l’impegnativo lavoro svolto dal nostro Parlamento, che ha saputo recepire il comune sentire della società messicana sulla riforma costituzionale approvata nel dicembre 2005, con la quale si è trasmesso un chiaro messaggio contro la pena capitale.
Quello che fino ad ora abbiamo conseguito per l’abolizione della pena di morte non è poco, certamente, però il cammino da percorrere è ancora lungo. Ed è per questo che dobbiamo lottare con tenacia e convinzione, perché la pena di morte sia sradicata in tutti i paesi.
Il Messico continuerà a lavorare con costanza e fermezza nei fori internazionali, sommando i suoi sforzi all’obiettivo che persegue “Nessuna tocchi Caino”, cercando di raggiungere una moratoria alle esecuzioni e, a lungo termine, lo sradicamento della pena di morte in tutto il mondo.
Quanto detto non deve dar luogo a dubbi: tanto nell’applicazione della legge che nell’amministrazione della giustizia “Che Nessuno Tocchi Caino”.
VICENTE FOX QUESADA
Presidente degli Stati Uniti del Messico