ARABIA SAUDITA: INDONESIANA EVITA DECAPITAZIONE GRAZIE AL ‘PREZZO DEL SANGUE’

Una decapitazione in Arabia Saudita

27 Giugno 2011 :

una domestica indonesiana ha evitato la decapitazione in Arabia Saudita dopo che il governo del suo Paese ha pagato un “prezzo del sangue” di 4,6 milioni di rupie (534.000 dollari Usa).
La notizia è stata confermata da Michael Tene, portavoce degli Ministero degli Esteri indonesiano, il quale ha precisato che il risarcimento, o “diyat”, pagato per salvare la vita della donna – identificata come Darsem – è stato versato da funzionari dell’Ambasciata indonesiana a Riad al capo del tribunale nella capitale saudita.
“Il tribunale ha immediatamente emesso un verdetto di annullamento della condanna e Darsem è ora libera dalla condanna a morte”, ha detto Michael.
La somma è stata prelevata dal budget di protezione del Ministero degli Esteri indonesiano e trasferito all’ambasciata prima della scadenza del 7 luglio.
Darsem, originaria di Subang, West Java, nel maggio 2009 è stata condannata a morte per omicidio, nonostante sostenesse di aver agito per legittima difesa nei confronti di un uomo che tentava di stuprarla.
Lo scorso gennaio la famiglia della vittima si è dichiarata disposta a perdonare Darsem e a risparmiarle la vita, a condizione che la donna fosse in grado di pagare il risarcimento.
Michael fa sapere che il tribunale rinvierà il caso di Darsem per una revisione all’amministrazione locale di Riad, che deciderà se la donna dovrà scontare una pena detentiva o sarà liberata.
“Se dovesse trascorrere altro tempo in carcere, c’è la possibilità di chiedere la grazia al Re (Re Abdullah)”, ha aggiunto Michael.
Secondo Anis Hidayah, dell’organizzazione umanitaria “Migrant Care”, il pagamento del diyat si è reso “necessario”, tuttavia non dovrebbe stabilire un precedente. “E’ paradossale che Darsem debba pagare per un crimine che ha commesso involontariamente per difendersi da uno stupro”, ha detto Anis.
La notizia dell’annullamento della decapitazione di Darsem giunge una settimana dopo l’esecuzione in Arabia Saudita di un’altra domestica indonesiana, Royati binti Sapubi, che ha spinto il governo di Jakarta a dichiarare una moratoria sul trasferimento di lavoratori indonesiani verso l’Arabia Saudita, a partire dal 1°agosto.
 

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