BOTSWANA. COMMISSIONE AFRICANA DIRITTI UMANI CHIEDE FINE DELLE ESECUZIONI

Il presidente Festus Mogae deve ratificare una condanna capitale affinché venga eseguita

03 Marzo 2005 :

la Commissione Africana per i Diritti Umani e dei Popoli (ACHPR) ha chiesto al Botswana di fermare l’applicazione della pena di morte e delle “disumane e degradanti”punizioni corporali. Anche il Governo britannico, per mezzo dell’alto commissario per il Botswana, David Merry, si è unito alle critiche rivolte dalla Commissione al Paese africano. L’Inghilterra e l’Unione Europea – ha detto Merry – da tempo tentano di convincere il Governo del Botswana affinché metta fine alla pena di morte ed alle punizioni corporali. Inoltre, Bahame Nyanduga, capo della Commissione, ha sottolineato la scorsa settimana che il Botswana deve ancora riferire sulle modalità con cui ha promosso e protetto i diritti della persona, sanciti dalla Carta Africana per i Diritti Umani e dei Popoli. La Carta è stata adottata dall’allora Organizzazione dell’Unità Africana, ed è entrata in vigore nel 1986.
I Paesi che l’hanno ratificata sono tenuti ogni due anni a presentare rapporti sulle misure adottate per attuare le disposizioni previste dalla Carta. “Tentiamo di consigliare il Governo del Botswana affinché valuti la possibilità di introdurre metodi alternativi che siano umani e meno degradanti”, ha detto Nyanduga, aggiungendo che non avendo presentato alcun rapporto, il Paese non ha consentito alla Commissione una migliore comprensione dei problemi che incontra nel tentativo di mettere in pratica le disposizioni contenute nella Carta. “La maggioranza dei Paesi membri dell’Unione Africana crede ancora che l’obbligo di presentare rapporti sia un mezzo per metterli in difficoltà”, ha ammesso il capo della Commissione. Il Botswana deve anche presentare relazioni relative alle convenzioni Onu sull’eliminazione della tortura, della discriminazione su base razziale, e sui diritti civili e politici. Nyanduga ha infine evidenziato che il Botswana ha ratificato convenzioni che, vietando la pena capitale e le punizioni corporali, contraddicono le stesse leggi in vigore nel paese. Su tutte le critiche ricevute, il Botswana ha difeso le proprie posizioni, dicendo che riflettono la volontà dei propri cittadini.
 

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