IN CATALOGNA VA IN SCENA LA DERIVA AUTORITARIA DELLE DEMOCRAZIE

21 Giugno 2025 :

Sarah Brizzolara su l’Unità del 21 giugno 2025

Due donne, un piccolo bar di Barcellona, una mattina di aprile. Abbiamo ragionato due ore fitte di passato, di presente e di futuro. Sullo sfondo quel che è successo in Catalogna, con l’arresto dei principali esponenti politici e delle figure di spicco del mondo associativo e culturale, dopo la proclamazione del referendum sull’indipendenza. Una ferita aperta che, anche se oggi vede tutti scarcerati grazie a un indulto, anche se molti ancora privati dei pieni diritti politici, ha segnato un punto di non ritorno che fa riflettere sullo stato del diritto in Europa. Perché al netto di come la si pensi sull’indipendenza catalana quel che è accaduto è forse l’episodio più eclatante di arresto e incarcerazione per motivi politici in un Paese democratico. Le condanne sono state confermate fino in fondo. E il messaggio che è passato è molto chiaro: al confronto politico si è sostituito quello giudiziario, e questo non è mai un bene per chi crede nella democrazia, nel dialogo, magari anche nello scontro acceso delle idee. E lo è ancora meno per chi dubita della deriva repressiva che sempre di più hanno preso le democrazie, in un contesto in cui la gran parte della popolazione del mondo è governata da autocrazie totalitarie che della repressione, del carcere, della via giudiziaria fanno un uso quotidiano.
La differenza specifica del progetto democratico che sembrava prevalere dopo due guerre mondiali e ancor di più dopo il crollo del muro sembra ora aver avuto una pericolosa rotazione su se stesso, e quel che è accaduto a Barcellona suona come un momento di svolta. Con Blanca ci siamo conosciute nel Carcere di Opera in uno dei laboratori mensili di Nessuno tocchi Caino cui siamo entrambe iscritte. Lei viene spesso in Italia per insegnare in Università a Bologna e la sua attenzione per le carceri, per lo Stato di Diritto, per la qualità della normativa è una costante della sua vita. È carica della cultura catalana, libertaria e autonomista, che affonda nelle rivolte dei ceti medi contro il potere feudale e vede nello spirito di comunità una lunga tradizione.
È proprio per questo che insieme riflettiamo sui limiti del potere, sulla garanzia per la libertà che si fonda su questi limiti, sulla necessità di una presa di coscienza nuova da parte della popolazione e delle nuove generazioni in particolare. La consapevolezza che se non si pongono limiti alla forza che il potere può esercitare sulle libertà di ognuno e di ciascuno il pericolo di una deriva autoritaria è dietro l’angolo. Nella nostra economia lo dimostrano già da tempo le condizioni carcerarie che vedono cittadini, spesso persino in attesa di giudizio, privati non solo della libertà ma anche del rispetto delle stesse norme che dovrebbero caratterizzare la loro detenzione. Il carcere è da diverso tempo per Nessuno tocchi Caino la misura delle condizioni del diritto e delle garanzie democratiche. È come si poteva immaginare dal non rispetto delle libertà e delle tutele nel carcere la macchia ora si espande verso i migranti detenuti nei centri di permanenza temporanea e poi a tutti i cittadini nel momento in cui manifestano o protestano, arrivando in Italia a un decreto legge che usando la cornice della sicurezza, la stessa usata nelle dittature, sospende i diritti democratici consolidati nel tempo e figli delle lotte dei nostri nonni, della lotta di liberazione, delle lotte democratiche e delle conquiste sindacali.
Così da Barcellona il nostro sguardo si estende al mondo, all’America di Trump, alle derive di quei Paesi dell’est europeo che avevano abbracciato la strada della libertà con la fine della guerra fredda. E non possiamo non guardare a questo processo con lo sguardo specifico delle donne per le quali il traguardo di libertà ed emancipazione è ancora lontano all’orizzonte.
Ci separiamo, ma solo provvisoriamente e ci convince la necessità di un lavoro transnazionale necessario, di una Europa ancora al di là da venire, dei diritti, della cittadinanza, delle comunità. Quella che portava addosso Ursula Hirschmann quando lasciò Ventotene nascondendo addosso le pagine di un Manifesto che ancora oggi traccia il percorso del possibile contro il probabile.

 

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