31 Gennaio 2014 :
la Corte Suprema ha stabilito che i tribunali devono dimostrare “motivi speciali" nel comminare la pena di morte e "devono" tener conto del crimine ma anche della personalità del criminale, che dovrebbe rispecchiare una "estrema depravazione" per meritare una tale punizione. I giudici AK Patnaik e Gyan Sudha Misra hanno considerato errata la decisione del tribunale di merito di mandare al patibolo due condannati, dicendo che le "motivazioni speciali" da esso rilevate non ne fanno un raro dei casi rari. "Per stabilire la condanna a morte, devono essere registrati motivi particolari come previsto nell’Articolo 354 (3) del Codice di Procedura Penale e nel registrare tali motivi particolari, il giudice deve tenere in debito conto sia il crimine sia il criminale", ha detto la Corte, la quale ha aggiunto che “ci sono elementi per dimostrare che il reato commesso, lo stupro e l'omicidio, era crudele, ma non c'erano elementi per stabilire che il carattere dei condannati era di una depravazione estrema, tale da fargli meritare la pena di morte”. "Il giudice ha trovato motivi particolari per imporre la pena di morte – gli imputati hanno ingannato e portato via la vittima, l’hanno stuprata a turno nell’oscurità della notte e, poi, l’hanno uccisa strozzandola con il suo chunni (sciarpa) – e quindi non avevano diritto ad alcuna attenuante e dovevano essere punito con la morte.” "A nostro avviso, i motivi addotti dal giudice di merito non rendono il caso il più raro tra i rari per cui la condanna a morte possa essere comminata", ha detto la Corte, la quale ha stabilito il carcere a vita per i detenuti Ram Niwas e Balveer per lo strangolamento della vittima avvenuto la notte del 1° novembre 2003.(Fonti: PTI, 05/11/2013)