USA - Florida. Nell'arco di 3 giorni la Corte Suprema di stato ha respinto 30 ricorsi di persone condannate a morte.

27 Gennaio 2018 :

Nell’arco di 3 giorni la Corte Suprema di stato ha respinto 30 ricorsi di persone condannate a morte. Dei 30 casi, almeno 24 riguardano imputati condannati a morte non all’unanimità, ma prima della data del 24 giugno 2002. Come è noto, la Florida è stata a lungo uno dei pochi stati dove le condanne a morte potevano essere emesse senza l’unanimità della giuria popolare. Il 12 gennaio 2016 (vedi) La Corte Suprema degli Stati Uniti, con la sentenza Hurst v. Florida, aveva dichiarato incostituzionale la legge capitale della Florida nella parte che consentiva al giudice di emettere condanne a morte senza l’unanimità della giuria popolare. Il 22 dicembre 2016 (vedi), la Corte Suprema della Florida, con le sentenze Asay v. State e Mosley v. State, aveva deciso che andavano considerate illegittime solo le circa 200 condanne a morte emesse dal 2002 ad oggi, mentre considerava valide le oltre 150 emesse prima di quella data. La data del 2002 deriva dalla famosa sentenza della Corte Suprema degli Stati Uniti Ring v. Arizona (24 giugno 2002, vedi) nella quale si disponeva che dovesse essere la giuria popolare e non il giudice a decidere su ognuno dei 3 passaggi che portano ad una condanna a morte (prima il verdetto di colpevolezza, poi l’esistenza di aggravanti tali da rientrare nella legge capitale, e infine la preponderanza delle aggravanti sulle attenuanti). Quella sentenza, in quanto emessa dalla Corte Suprema Usa, era valida per tutti gli stati, nonostante fosse stata emessa in un caso proveniente dall’Arizona. Da allora però, la Corte Suprema della Florida ha continuato a consentire alle corti del proprio stato di utilizzare il vecchio sistema, sostanzialmente argomentando che la legge della Florida era “sufficientemente” diversa da quella cassata in Arizona. Questo lungo periodo di ambiguità, che ha riguardato gli unici tre stati Usa che consentivano le condanne a morte non all’unanimità: Arizona, Florida e Delaware, è durato fino al 12 gennaio 2016, quando con la sentenza Hurst v. Florida la Corte Suprema degli Stati Uniti ha ribadito, seppure con un ritardo che molti osservatori hanno criticato, i principi dell’unanimità contenuti in Ring v. Arizona del 2002. Ovviamente la decisione della Corte Suprema di Stato aveva indotto diversi osservatori a prevedere che i condannati pre-2002 avrebbero comunque chiesto l’annullamento, oer poi chiedere l’intervento della Corte Suprema degli Stati Uniti. Gli esiti però non sono certi, considerato che la stessa Corte degli Stati Uniti è corresponsabile del ritardo con cui ora Arizona, Florida e Delaware sono state obbligate a modificare la loro legge capitale. Gli annullamenti che la Corte ha respinto in questi giorni non sono i primi, ma colpisce il loro alto numero, frutto evidentemente di un “accorpamento” dei procedimenti simili tra il 22, il 23 e il 24 gennaio. Secondo un calcolo del Death Penalty Information Center, dovrebbero essere 153 I condannati a morte che hanno diritto all’annullamento, e di questi, 123 (80,9%) lo hanno già ottenuto, e almeno 18 dei casi annullati si sono conclusi con una condanna all’ergastolo senza condizionale, e 2 con una nuova condanna a morte, questa volta all’unanimità. 2 casi, Marc Asay e Michael Lambrix, si sono conclusi nel corso del 2017 con l’esecuzione degli imputati, con le polemiche relative al fatto che all’epoca non erano stati condannati a morte all’unanimità ma non rientravano nei casi che la Corte Suprema di Stato riteneva “annullabili”.

 

altre news