USA - Virginia. La Corte d’Appello federale conferma che la Virginia nel braccio della morte utilizzava un regime di detenzione “incostituzionale”.

06 Maggio 2019 :

La Corte d’Appello del 4° Circuito (federale) conferma che la Virginia nel braccio della morte utilizzava un regime di detenzione “incostituzionale”. Dopo un lungo contenzioso legale con un gruppo di detenuti, l’amministrazione penitenziaria aveva “ammorbidito” il regime detentivo, ma voleva conservarsi la possibilità di tornare al vecchio regime. Oggi la Corte d’Appello federale ha dato ragione ai detenuti (Thomas Porter; Anthony Bernard Juniper; Mark Lawlor, Ricky Gray; Ivan Teleguz) e alla giudice Brinkema ed ha stabilito che il vecchio regime detentivo deve essere definitivamente eliminato dal regolamento. In questo ricorso, come noi precedenti, i detenuti sono stati supportati dall’American Civil Liberties Union of Virginia, e dal Rutherford Institute, due importanti associazioni alla difesa delle libertà civili e dei diritti umani, e da diversi professori di psichiatria e psicologia. Il primo ad intentare un’azione legale contro l’Amministrazione Penitenziaria della Virginia nel 2014 fu Alfredo Prieto, poco prima di essere giustiziato l’1 ottobre 2015 (vedi). Prieto ottenne che una giudice federale (Leonie M. Brinkema della U. S. District Court for the Eastern District of Virginia) dichiarasse incostituzionale la pratica di mettere i condannati a morte automaticamente in regime d’isolamento. In seguito una corte d’appello annullò quella decisione, e la Corte Suprema di stato confermò l’annullamento, ma nel frattempo altri detenuti avevano chiesto di accedere allo stesso regime di Prieto, e il 16 ottobre 2015 (vedi) quei ricorsi hanno indotto l’Amministrazione Penitenziaria ad adottare alcune modifiche “migliorative”. Da un comunicato stampa dell’epoca si apprendeva che il regime contestato prevedeva la permanenza per circa 23 ore al giorno in una cella di 6,5 metri quadrati, potevano lasciare le loro celle singole 3 volte a settimana per una doccia, e un’ora al giorno per 5 giorni di “ricreazione” in un piccolo cortile esterno, col pavimento in cemento e nessuna attrezzatura sportiva o ricreativa. I colloqui con i familiari avvenivano dietro un vetro. Con la riforma annunciata nel 2015 i detenuti avrebbero avuto “mezz’ora in più al giorno di “ricreazione”, la possibilità di riunirsi in gruppi di 4 per un’ora al giorno, e la doccia tutti i giorni. In più, era stata annunciata la costruzione di un altro cortile dove sarebbe stato posto un cesto da pallacanestro ed alcuni attrezzi ginnici, e una stanza dove i detenuti avrebbero potuto guardare la televisione, telefonare, mandare e-mail, e fare alcuni giochi da tavolo. Quanto ai colloqui, sarebbero stati a cadenza settimanale, con durata di 90 minuti, e con la possibilità di abbracciare amici e parenti, e tenersi per mano. Altri colloqui, questa volta utilizzando ancora il vetro divisorio, sarebbero stati possibili nei week end o nei giorni festivi”. Sembra però che le “innovazioni” decise nel 2015 in realtà non fossero state applicate, o almeno lo fossero state solo in parte. In seguito (vedi 21 febbraio 2018) la giudice Brinkema aveva ribadito la sentenza emessa ai tempi di Prieto, e per prevenire le contestazioni che nel 2015 portarono al capovolgimento della sua decisione nella motivazione aveva scritto: "Le informazioni in rapida evoluzione disponibili sui potenziali effetti nocivi della detenzione in isolamento" collocano questo caso in un contesto in cui si deve prescindere da sentenze precedenti riguardanti le condizioni di detenzione, e di conseguenza le precedenti decisioni della Corte Suprema e della corte d'appello federale, ancorate a concetti vecchi di decenni, che difendono il braccio della morte le condizioni carcerarie non risultano vincolanti. "Come hanno cominciato a rendersi conto le corti e le amministrazioni penitenziarie di tutto il paese, l'isolamento lungo anni che le condizioni di reclusione pre-2015 applicavano ai detenuti ricorrenti creavano, quantomeno, un rischio significativo di danni psicologici ed emotivi sostanziali".

 

altre news