esecuzioni nel mondo:

Nel 2025

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Dal 2000 a oggi

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legenda:

  • Abolizionista
  • Mantenitore
  • Abolizionista di fatto
  • Moratoria delle esecuzioni
  • Abolizionista per crimini ordinari
  • Impegnato ad abolire la pena di morte

SOMALIA

 
governo: governo federale-parlamentare di transizione: non c'è un governo nazionale permanente
stato dei diritti civili e politici: Non libero
costituzione: 23 settembre 1979
sistema giuridico: non esiste un sistema nazionale; insieme di common law inglese, diritto italiano, legge islamica e norme tradizionali somale
sistema legislativo: monocamerale, Assemblea Nazionale
sistema giudiziario: non è operativo: in seguito alla caduta del Governo Nazionale, molte regioni hanno reintrodotto la legge islamica e norme del diritto consuetudinario somalo, con possibilità di appello
religione: musulmani sunniti
metodi di esecuzione: plotone d'esecuzione
braccio della morte:
Data ultima esecuzioni: 0-0-0
condanne a morte: 76
Esecuzioni: 8
trattati internazionali sui diritti umani e la pena di morte:

Patto Internazionale sui Diritti Civili e Politici

Primo Protocollo Opzionale al Patto

Convenzione sui Diritti del Fanciullo (solo firmato)

Convenzione contro la Tortura ed i Trattamenti e le Punizioni Crudeli, Inumane o Degradanti


situazione:
Il codice penale somalo è un amalgama di vari sistemi giuridici e tradizioni. In Somalia, fino al 1991, esistevano almeno 3 tipi di tribunali. Quello statale, quello islamico e quello tradizionale, incaricato di dirimere le controversie tra le persone appartenenti allo stesso clan. Da quando nel 1991 i “clan” hanno deposto il dittatore Siad Barre, il paese è stato lacerato da una sanguinosa lotta di potere tra clan avversari che ha comportato decine di migliaia di vittime. Dopo tredici anni di anarchia, di tentativi di stabilire un governo e due anni di colloqui di pace svoltisi sotto l’egida della Comunità Internazionale che ha cercato di tenere in considerazione le principali divisioni in clan, nell’ottobre 2004 il Parlamento di transizione ha eletto Abdullahi Yusuf Ahmed come nuovo Presidente del paese e ha dato vita all’esecutivo. L’elezione è avvenuta in Kenya perchè Mogadiscio era considerata troppo pericolosa. Attualmente il Governo risiede in Somalia, a Baidoa. In questa situazione, si è rafforzato il ruolo dei tribunali islamici la cui giurisdizione è stata estesa ai reati comuni, e le sentenze di queste corti sono difficilmente appellabili. Le Corti vengono viste da una parte sempre maggiore della popolazione come l'unica forza in grado di riportare un pò d'ordine dopo quindici anni di caos totale. Nel  giugno 2006, le corti islamiche che hanno preso il controllo di gran parte della capitale Mogadiscio e di Johar sconfiggendo i signori della guerra, hanno raggiunto un accordo a Khartoum, in Sudan, con il governo ad interim della Somalia per un reciproco riconoscimento. L’autoproclamata Repubblica del Somaliland è la sola parte del distrutto Stato somalo ad avere stabilito la pace, un governo e un sistema multipartitico. Le elezioni parlamentari si sono tenute nel settembre 2005 e la nuova repubblica è in attesa di essere riconosciuta a livello internazionale. Il Somaliland, il cui sistema giuridico è basato sul vecchio codice penale somalo, mantiene la pena di morte, sebbene gruppi locali a difesa dei diritti umani ne chiedano l’abolizione. Negli anni più recenti, molti condannati a morte sono stato giustiziati, mentre altri hanno visto le loro sentenze commutate grazie al pagamento del “prezzo del sangue” (diya) per via della applicazione della Sharia.
Almeno 10 persone, tra cui un minorenne, sono state giustiziate nel 1999 e almeno una nel 2001. Non esistono dati ufficiali ma, secondo Amnesty International, esecuzioni sarebbero avvenute in Somalia anche nel 2002. Nel 2003, sarebbero state effettuate 4 esecuzioni.
Secondo AI, almeno una esecuzione sarebbe avvenuta in Somalia nel 2004 e una nel 2005. Se ne sono registrate almeno sette nel 2006 e almeno 5 nel 2007. 
Il 18 dicembre 2008 e il 21 dicembre 2010 la Somalia ha votato in favore della risoluzione per una moratoria delle esecuzioni capitali all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.

 

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