17 Maggio 2025 :
Valerio Fioravanti su l’Unità del 17 maggio 2025
Corinna Barrett Lain si è pagata gli studi servendo per alcuni anni come sottufficiale nelle file dell’esercito. Ora è professoressa di legge in alcune importanti università statunitensi, e molto attiva contro la pena di morte.
Nelle settimane scorse ha pubblicato un articolo fenomenale in cui ricostruisce otto anni di fatiche per “decifrare” i segreti attorno alle esecuzioni. L’articolo andrebbe letto tutto (è sul sito di Nessuno tocchi Caino), e quella che segue è una versione brutalmente accorciata.
Dal 1995 al 2006, in Missouri, 54 esecuzioni sono state gestite dal dottor Alan Doerhoff. Non era lui a iniettare la siringa – incredibilmente, questo compito era affidato a guardie carcerarie non mediche – ma faceva praticamente tutto il resto. “Nessuno farà mai tante esecuzioni quante ne ho fatte io”, si vantava.
La sua identità è stata rivelata quando l’avvocato di un condannato a morte ha controllato i registri del dispensario chimico della prigione e ha scoperto che nelle esecuzioni precedenti erano stati utilizzati 2,5 grammi di anestetico per sedare il detenuto prima di ucciderlo, mentre la dose prescritta era di 5 grammi. Il detenuto morituro ha fatto causa. I funzionari inizialmente dissero alla corte che c’era un errore nei registri, poi ammisero che erano corretti.
Preoccupata dalla scoperta, la corte permise agli avvocati del detenuto di convocare il “boia in capo”. In una udienza segreta dichiarò sotto giuramento di avere problemi a miscelare i farmaci. “Sono dislessico. A volte scambio i numeri, quindi non è insolito per me commettere errori. Effettivamente al momento stiamo ancora improvvisando”.
Il Missouri ha mantenuto il punto, dicendo alla corte che aveva fiducia nella competenza del suo “chief executioner” (il cui nome continuava a rimanere segreto) e che intendeva continuare a utilizzarlo nelle future esecuzioni. Ma la corte ha respinto le assicurazioni dello Stato, scrivendo che era “gravemente preoccupata dal fatto che un medico, unico responsabile della corretta miscelazione dei farmaci che determineranno la morte dei detenuti, soffra di un disturbo che gli causa confusione con i numeri”.
Lo Stato ha presentato ricorso, ma poco dopo, nel gennaio 2008, il giornalismo d’inchiesta ha scoperto l’identità di Doerhoff, rivelando anche un altro fatto scioccante: Doerhoff prima di dedicarsi alle esecuzioni, ognuna delle quali gli fruttava una retribuzione di 20.000 dollari, era stato citato in giudizio per negligenza medica più di 20 volte, era stato licenziato da due ospedali, e aveva subito varie sanzioni ufficiali dall’ordine dei medici.
Dopo queste scoperte (e l’ulteriore scoperta che i “precedenti” erano perfettamente noti a chi lo aveva assunto) la corte dispose che l’uomo non poteva continuare nel suo incarico. Non potendo più “lavorare” in Missouri, Doerhoff è entrato a far parte dello staff di un’azienda locale specializzata nella depilazione, e ha lavorato come boia per il governo federale, e per almeno un altro Stato, l’Arizona.
L’Arizona era a conoscenza della sentenza del Missouri e dei fatti alla base della stessa. Ciononostante, ha assunto Doerhoff, che ha eseguito un’esecuzione per lo Stato. Quando gli avvocati hanno scoperto il suo coinvolgimento, i condannati in Arizona hanno intentato una causa, che si è risolta due anni dopo con l’adozione di regole più severe sulla selezione del personale. Ma durante il contenzioso, gli avvocati dei detenuti avevano scoperto che Doerhoff non era l’unico “executioner” che non avrebbe dovuto compiere esecuzioni. Il membro “n. 3” del team medico era un ex infermiere a cui era stata sospesa la licenza. Al momento del contenzioso, la sua occupazione era quella di gestore di un’azienda di elettrodomestici in un altro Stato. L’identità del membro n. 3 è rimasta sconosciuta, ma il tribunale ha osservato che era stato arrestato più volte, “tra cui tre volte nell’arco di dieci giorni per guida in stato di ebbrezza”.
Nel 2011 l’Arizona è stata nuovamente citata in giudizio perché non aveva mantenuto l’impegno a selezionare meglio il personale. Il direttore della prigione ha ammesso di aver condotto cinque esecuzioni sapendo perfettamente che il membro n. 4 dell’équipe, una guardia carceraria che in precedenza aveva prestato servizio nel servizio sanitario militare, non era in possesso di alcuna licenza medica, e i funzionari non avevano attribuito rilevanza a suoi precedenti penali, tra cui guida in stato di ebbrezza, un caso di ubriachezza molesta e l’emissione di un assegno a vuoto. Numero 4 in seguito ha dichiarato che l’unica verifica a cui era stato sottoposto era stata una telefonata del direttore del carcere che gli aveva chiesto se sapeva come praticare una flebo e se avrebbe avuto problemi a farlo per un’esecuzione. Non gli era stata fatta nessun’altra domanda e, all’epoca, erano 15 anni che non praticava una flebo. Qui finisce lo spazio a disposizione per questo racconto dell’orrore.