HA UCCISO MIA MADRE, NON GIUSTIZIATELO: NON VOGLIO VENDETTA NEL MIO NOME

Margaret Berry e i suoi figli Andrew (sin) e Will

27 Settembre 2025 :

L’Unità 27 settembre 2025

Non sono rari i casi in cui i familiari delle vittime esprimano pubblicamente la loro opposizione alla pena di morte, sia per le loro convinzioni religiose sia per il benessere personale. Il caso più recente e più noto è quello di Erika Kirk, moglie di Charlie Kirk, ucciso a colpi d’arma da fuoco nello Utah il 10 settembre scorso. In un discorso straordinario durante una cerimonia commemorativa, ha fatto affidamento sulla sua fede religiosa per affrontare il lutto. “Il nostro Salvatore ha detto: ‘Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno’. Quell’uomo. Quel giovane. Lo perdono. Lo perdono perché è ciò che Cristo ha fatto nella sua vita. Ciò che Charlie avrebbe fatto. La risposta all’odio non è l’odio. La risposta che conosciamo dal Vangelo è l’amore, e sempre amore”.
In un altro caso, il figlio di una vittima di omicidio avvenuto in Alabama nel 1997 si è rivolto direttamente al governatore per chiedere di fermare l’esecuzione dell’assassino. “Non riporterà in vita mia madre; non farà che aumentare il dolore con cui convivo dalla notte in cui le hanno sparato”, ha scritto Will Berry nella sua lettera aperta che qui pubblichiamo integralmente*.



Will Berry

Avevo 11 anni nel 1997 quando Geoffrey West sparò e uccise mia madre, Margaret Parrish Berry, mentre rapinava la stazione di servizio di Attalla dove lavorava. Il signor West è stato condannato a morte per l’omicidio di mia madre. La data della sua esecuzione è fissata per il 25 settembre. Ma non voglio che lo Stato dell’Alabama lo uccida. Questo non riporterà in vita mia madre; non farà che aumentare il dolore con cui convivo dalla notte in cui è stata colpita. Credo ci sia un modo migliore.
Mia madre era la persona che amavo di più al mondo. La sua assenza e il modo insensato in cui è morta hanno gettato una lunga ombra sulla mia vita. Ciononostante, le settimane trascorse da quando ho appreso che il governatore Ivey aveva fissato una data per l’esecuzione del signor West sono state tra le più sconvolgenti che ricordi. Il mio desiderio più grande è incontrare il signor West. Eppure, a poche settimane dalla data dell’esecuzione, non è chiaro chi abbia il potere di farlo o come chiederglielo direttamente.
Ero un bambino quando il signor West ha tolto la vita a mia madre: abbastanza grande da capire cosa fosse successo, ma troppo piccolo per elaborarlo. Non ho avuto voce in capitolo al processo, e non ho avuto voce in capitolo da allora. Nessuno dell’ufficio del procuratore generale dell’Alabama mi ha chiamato ad aprile per dirmi che avevano richiesto una data per l’esecuzione. Nessuno dell’ufficio del governatore mi ha chiamato a luglio, quando il governatore Ivey l’ha fissata. Se mia moglie non si fosse imbattuta in un articolo su Facebook, non so quando l’avrei saputo. Credo negli insegnamenti di Gesù e nelle Sue parole sul Monte: “Perché se voi perdonate agli altri le loro colpe, il Padre vostro celeste perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonate agli altri le loro colpe, il Padre vostro non perdonerà le vostre” (Matteo 6:14-15). La mia fede insegna che ogni prova che affrontiamo ci avvicini alla salvezza. Insegna la sottomissione alla volontà di Dio.
Credo che, giustiziando il signor West, lo Stato dell’Alabama stia giocando a fare Dio. Non voglio che nessuno si vendichi in mio nome, né in nome di mia madre. Credo che l’ergastolo senza possibilità di uscita sia una punizione. Spero che questa storia abbia un finale in cui io e il signor West troviamo conforto l’uno nell’altro e nel potere curativo del perdono. Voglio dire al signor West che lo perdono. E voglio fargli delle domande su cosa è successo quella notte, su chi è come uomo. In un certo senso, penso di voler solo stare nella stessa stanza con lui. Tramite i suoi legali, il signor West ha accolto la mia richiesta. Anche in quelle che potrebbero essere le sue ultime settimane di vita, è disposto a trascorrere del tempo con me e fare i conti con il male che ha causato. Credo che questo gli possa fare bene, nonostante l’errore mortale che ha commesso la notte in cui ha ucciso mia madre. So che lei lo perdona e che vorrebbe mi sedessi accanto a lui.
Il sistema giudiziario penale non è concepito pensando ai bisogni, ai desideri e al benessere delle vittime. Lo so meglio di chiunque altro, perché ciò che viene fatto in mio nome non è ciò di cui ho bisogno o che desidero. So che la clemenza è chiedere troppo. Ma dopo aver parlato con un esperto di giustizia riparativa che è anche in contatto con il signor West, spero ci possa essere un futuro in cui io e lui potremmo stare insieme, pregare insieme. Ma il tempo gioca a nostro sfavore. Che riesca o meno a trovare la strada per concedere la clemenza, spero almeno che il governatore Ivey conceda una sospensione, ha l’autorità di farlo. Quel tempo permetterebbe al signor West, alla sua famiglia e alla mia di impegnarsi in un confronto vitale e di guarigione. Ho bisogno di tempo per guarire.
Ho osservato il processo di altre esecuzioni in Alabama. So che il procuratore generale mi accoglierebbe nella prigione di Holman per assistere all’uccisione del signor West. So che dopo sarei invitato a parlare in una conferenza stampa. Ma non è quello che voglio. Quando andrò a Holman, voglio parlare con il signor West a cuore aperto. Voglio dirgli che lo perdono, che mia madre lo perdona e che Dio lo ama. La mia vita è stata molto dura. Spero che la governatrice Ivey trovi il modo di concedermi questo piccolo conforto e prego che trovi in sé la forza di risparmiare la vita del signor West.
* Alabama Reflector, 11 settembre 2025

 

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