IRAN - 66a condanna dell'ONU contro le violazioni dei diritti umani in Iran.

16 Novembre 2019 :

66a condanna dell'ONU contro le violazioni dei diritti umani in Iran. Il 14 novembre, il Terzo Comitato dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite (UNGA), che si occupa di questioni sociali e umanitarie, ha adottato una risoluzione che condanna per la 66a volta le violazioni dei diritti umani del regime iraniano. Introdotta dal Canada, la risoluzione è stata approvata con 84 voti positivi e nonostante gli sforzi profusi del regime per ostacolarne l'adozione. La risoluzione esprime grave preoccupazione per "la frequenza alta in maniera allarmante dell'imposizione e dell'esecuzione della pena di morte da parte della Repubblica islamica dell'Iran, in violazione dei suoi obblighi internazionali, comprese le esecuzioni condotte contro persone sulla base di confessioni forzate o per crimini che non si qualificano come i crimini più gravi”. Il regime iraniano ha il più alto tasso di esecuzioni pro capite in tutto il mondo. La risoluzione mette in guardia su "l'uso diffuso e sistematico di arresti e detenzioni arbitrari, i casi di decessi sospetti in custodia, le cattive condizioni delle carceri, la pratica di negare deliberatamente ai detenuti l'accesso a cure mediche adeguate, che crea un conseguente rischio di morte.” La risoluzione delle Nazioni Unite continua che la "soppressione del diritto alla libertà di espressione e di opinione, anche nei contesti digitali, e il diritto alla libertà di associazione e di riunione pacifica, e la discriminazione e altre violazioni dei diritti umani contro le donne", compreso il diritto alla libertà di associazione e assemblea pacifica e il diritto alla libertà di espressione e di opinione, molestie, intimidazioni e persecuzioni di oppositori politici, di difensori dei diritti umani, di difensori dei diritti delle donne e delle minoranze, di attivisti sindacali, di difensori dei diritti degli studenti, di ambientalisti, accademici, cineasti, giornalisti, blogger, utenti di social media e amministratori di pagine di social media, operatori dei media, leader religiosi, artisti, avvocati, compresi avvocati per i diritti umani, e le loro famiglie, e persone appartenenti a minoranze religiose riconosciute e non riconosciute e alle loro famiglie". E "la discriminazione e altre violazioni dei diritti umani nei confronti di persone appartenenti a minoranze etniche, linguistiche o di altro tipo, inclusi, a titolo esemplificativo, arabi, azeri, baluci, curdi e turkmeni e i loro difensori". La 66a Risoluzione delle Nazioni Unite riflette anche le preoccupazioni degli Stati membri per la frequenza allarmantemente alta dell'imposizione e dell'esecuzione della pena di morte, in violazione dei suoi obblighi internazionali, tra cui: Esecuzione di persone basate su confessioni forzate; l'imposizione della pena di morte per reati che non si qualificano come reati gravi, e spesso definiti in maniera vaga, in violazione del Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici; l'imposizione confermata della pena di morte contro i minori in violazione della Convenzione sui diritti del fanciullo. La signora Maryam Rajavi, presidente eletto del Consiglio nazionale della resistenza iraniana (NCRI), ha accolto con favore l'adozione di questa risoluzione delle Nazioni Unite. "I responsabili della maggior parte dei crimini a cui la risoluzione ha fatto riferimento sono le stesse persone che hanno perpetrato continuamente un crimine contro l'umanità negli ultimi quattro decenni, in particolare il massacro di prigionieri politici del 1988", ha affermato Rajavi. La Rajavi ha osservato che, sebbene questa risoluzione non abbia affrontato molti aspetti delle flagranti violazioni dei diritti umani in Iran, rende comunque chiaramente palese che la teocrazia che governa l'Iran è oggi il più barbaro ed egregio violatore dei diritti umani nel mondo.

 

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