IRAN - 7 sunniti condannati a morte.

09 Febbraio 2020 :

7 sunniti condannati a morte. La Corte suprema iraniana ha confermato la condanna a morte di 7 detenuti sunniti dopo circa 10 anni di detenzione. I 7 prigionieri di coscienza sunniti detenuti nella prigione di Raja'i Shahr (Gohardasht) sono Anwar Khezri, Kamran Sheikheh, Farhad Salimi, Ghassem Abasteh, Khosrow Besharat, Ayyub Karimi e Davoud Abdollahi il cui avvocato è informato del verdetto lunedì 3 febbraio 2020. I 7 uomini erano stati arrestati il 7 dicembre 2009, con l’accusa di essere coinvolti nell’omicidio di Mamusta Abdu Rahim Tina, avvenuto il 28 ottobre 2008. Nel marzo 2015, la Sezione 28 della Corte Rivoluzionaria di Teheran, presieduta dal giudice Mohammad Moghisseh, li aveva tutti condannati a morte, ma la condanna era stata annullata dal giudice della Corte suprema Ali Razini. Dopo 9 anni di detenzione con status indeterminato, l'8 luglio 2018, 3 di loro sono stati informati di aver ricevuto una nuova condanna: Kamran Sheikheh è stato condannato a morte, e Anwar Khezri e Khosrow Besharat sono stati condannati a 10 anni per complicità nell'omicidio. Nell'aprile 2019, Anwar Khezri, Ghassem Abasteh, Davoud Abdollahi e Ayyub Karimi sono stati portati in isolamento nel centro di detenzione di Shapour, a Teheran. Qui, per 3 giorni, sono stati interrogati e sottoposti a test del DNA. Dal 17 al 19 giugno 2020 la sezione 15 della Corte rivoluzionaria di Teheran ha riesaminato il loro caso. Al loro avvocato è stato concesso di assistere al dibattimento, ma non di parlare ed esercitare la difesa. Mohammad Moghisseh, lo stesso giudice che li aveva condannati nel 2015, evidentemente trasferito alla sezione 15, ha di nuovo emesso una condanna a morte per tutti gli imputati. Il caso è stato nuovamente inviato al ramo 41 della Corte suprema, dove il mullah Ali Razini il 3 febbraio 2020ha confermato il verdetto. I 7 prigionieri sunniti hanno protestato più volte contro le loro condizioni legali, anche per sciopero della fame. I 7 detenuti, in lettere scritte ai parenti, hanno tutti denunciato ripetuti episodi di maltrattamenti e torture, volti in particolar modo ad ottenere da loro false confessioni.

 

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