24 Giugno 2020 :
Aggiornamento sull’esecuzione di Hedayat Abdollahpour (anche Abdullahpour). Il 17 maggio e 10 giugno (vedi) NtC aveva riportato la notizia della probabile esecuzione del prigioniero politico curdo Hedayat Abdollahpour. Oggi, 24 giugno, la famiglia ha ricevuto dall’anagrafe di Oshnavieh il certificato di morte, dal quale si evincerebbe che l’uomo è morto l’11 maggio. Come causa del decesso viene indicata una strana formula: “collisione con corpi duri/appuntiti”, che fa pensare alla fucilazione. È dagli anni ’80 che in Iran non si sentiva parlare di esecuzioni per fucilazione.
Farhad Abdollahpour, fratello di Hedayat, ha dichiarato a Iran Human Rights: "Oggi, 24 giugno 2020, sono stato ufficialmente informato dalle autorità che, sfortunatamente, la sentenza di Hedayat è stata eseguita l'11 maggio 2020 a Oshnavieh. La sua esecuzione è stata compiuta mediante un plotone d’esecuzione, alla presenza delle famiglie dei soldati locali i cui figli erano stati uccisi negli scontri nel villaggio di Qarah Soqol. Oggi abbiamo anche ricevuto il suo certificato di morte".
Il 14 giugno 2020, Akam News, agenzia d’informazione molto vicina ai servizi di sicurezza e copre notizie dalla regione del Kurdistan, aveva confermato, citando un funzionario della sicurezza, l'esecuzione di Abdollahpour.
Hedayat Abdollahpour era stato arrestato insieme ad almeno altre sei persone nel villaggio di Qareh Soqol, vicino alla città di Oshnavieh, nella provincia dell'Azerbaigian occidentale, il 15 giugno 2016. I sette erano stati accusati di aver fornito cibo e alloggio ai membri del Partito Democratico dell'Iran del Kurdistan durante gli scontri con il Guardie rivoluzionarie. Hedayat è l'unico di quei 7 detenuti a essere stato condannato a morte con l'accusa di "ribellione" dalla 1a sezione del Tribunale Rivoluzionario di Urmia. La sua sentenza è stata annullata dalla 47a sezione della Corte suprema e rinviato alla 2° sezione del Tribunale Rivoluzionario di Urmia per la revisione. Hedayat è stato nuovamente condannato a morte e la sentenza è stata infine confermata dalla 47a sezione della Corte suprema.
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