IRAN - Confermate le condanne per tre attiviste dei diritti delle donne: Yasaman Aryani, Monireh Arabshahi e Mojan Keshavarz

09 Febbraio 2020 :

Confermate le condanne per tre attiviste dei diritti delle donne. Il 31 luglio 2019 le attiviste civili iraniane Yasaman Aryani, Monireh Arabshahi e Mojan Keshavarz, erano state condannate a lunghe pene detentive dalla 28a sezione del Tribunale Rivoluzionario Islamico. Ciascuna delle imputate era stata condannata a cinque anni di prigione per "adunata illegale e cospirazione contro la sicurezza nazionale", un anno per "diffondere propaganda contro il sistema" e 10 anni per "incoraggiare e facilitare l'immoralità e la prostituzione". Inoltre, Mojgan Keshavarz era stata condannata a 7 anni di reclusione per "offesa alla santità". Secondo la legge iraniana, in caso di condanne per imputazioni multiple, va scontata la pena più alta. In questo caso, ognuna di loro avrebbe dovuto scontare 10 anni. La notizia diffusa oggi da Radio Farda parla infatti di una “riduzione della pena”, che per le tre imputate sarebbe scesa da un complessivo 55 anni e 56 mesi a 31 anni e 7 mesi. Secondo l’avvocato Amir Raeesian, che rappresenta Monireh Arabshahi e sua figlia Yasamin Ariany, la Corte d'appello ha emesso il suo verdetto in assenza delle imputate e dei loro difensori "a causa di un giorno festivo sciita" senza nemmeno inviare loro un avviso. Raeesian, che ha pubblicato il verdetto della Corte d'appello in un tweet mercoledì, ha dichiarato che le sue clienti faranno appello. Vogliono un nuovo processo, ha detto. Monireh Arabshahi, sua figlia Yasamin Ariany e Mojgan Keshavarz erano state arrestate nell'aprile 2019 per aver lasciato cadere il velo nella metropolitana di Teheran e offerto fiori ad altre donne l'8 marzo 2019 in occasione della Giornata internazionale della donna. Hanno pubblicato un video della loro azione di disobbedienza civile contro l'hijab forzato sui social media. Nessuno tocchi Caino aveva pubblicato la notizia della loro condanna di primo grado il 31 luglio 2019, ed aveva inserito il loro caso in un rapporto diffuso alla Camera dei Deputati italiana il 20 novembre 2019.

 

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