IRAN - Dopo mobilitazione social, Corte Suprema riconsidera condanne a morte di 3 attivisti politici, Saeed Tamjidi, Mohammad Rajabi e Amirhossein Moradi.

IRAN - Amir-Hossein Moradi, Saeed Tamjidi e Mohammad Rajabi

21 Luglio 2020 :

La Corte Suprema decide di riconsiderare il caso di 3 giovani attivisti politici, Saeed Tamjidi, Mohammad Rajabi e Amirhossein Moradi. La stessa Corte Sprema aveva confermato le condanne a morte il 24 giugno 2020 (vedi), scatenando quella che è stata definita “la più grande mobilitazione social della storia dell’Iran". Gli hashtags “Non giustiziate” in persiano e “Fermate le esecuzioni in Iran” in inglese hanno coinvolto oltre 11 milioni di persone.
Parlando lunedì 20 luglio, Ebrahim Raisi, capo della magistratura della Repubblica islamica, ha affermato che la pressione pubblica, che ha definito "propaganda e isteria", non ha avuto alcun ruolo nelle decisioni della magistratura, senza fare direttamente riferimento alla sospensione delle sentenze.
I tre giovani, tutti attorno ai 20 anni, erano stati arrestati durante le proteste dello scorso novembre (2019) scaturite dal triplicare dei prezzi dei carburanti, e condannati a morte per Moharebeh dal Tribunale Rivoluzionario di Teheran il 25 e 26 gennaio 2020 (vedi).
Mahmood Amiry Moghaddam, direttore di Iran Human Rights, ha dichiarato: "La campagna #اعدام نکنید (Non Giustiziate) e la conseguente attenzione dei media, ha generato le reazioni della comunità internazionale ed ha aumentato, per il governo, il costo politico di queste condanne. Questo dimostra che contrariamente a ciò che i funzionari del governo vorrebbero farci credere, le persone hanno il potere di fare la differenza. Attraverso più unità e partecipazione, ognuno di noi può essere efficace e rendere possibile il cambiamento.”
Domenica 19 luglio, i quattro avvocati che rappresentano i 3 ragazzi hanno rilasciato una dichiarazione che recitava: "Siamo molto fiduciosi che i verdetti vengano annullati e, su tale base, abbiamo presentato una richiesta per l'applicazione dell'articolo 474 al capo della Corte Suprema. Secondo le informazioni ricevute, per fortuna questa richiesta è stata accettata dal giudice capo e il caso è stato rinviato a una delle sezioni della Corte Suprema per un riesame".
Il 10 luglio, Mostafa Nili, uno degli avvocati, aveva twittato: "Sfortunatamente, le condanne a morte dei miei clienti sono state confermate dalla Corte Suprema". Questo ha scatenato una protesta di massa online da parte degli iraniani, e gli hashtag dedicati, il 14 luglio sera, sono stati per ore tra i più condivisi al mondo. La diffusione senza precedenti degli hashtag, soprattutto quello in Farsi, ha generato una reazione da parte della comunità internazionale, inclusi gli esperti delle Nazioni Unite per i diritti umani, che hanno annunciato il loro sostegno.
Radio Farda il 15 luglio aveva segnalato la notizia che, mentre cresceva l’attività “social” a favore dei tre condannati, le autorità iraniane avevano disposto un forte “rallentamento” delle connessioni internet nel paese. NetBlocks.org, un gruppo di monitoraggio di Internet aveva twittato che "Le interruzioni significative di più reti in #Iran alle 21:30 ora locale hanno avuto un impatto significativo sulla capacità di comunicazione dei cittadini; incidente in corso". Del resto le autorità iraniane, proprio durante le “proteste di novembre”, avevano interrotto per diversi giorni tutte le connessioni internet civili.

https://en.radiofarda.com/a/iran-supreme-court-puts-death-sentences-on-hold-calls-for-new-investigation/30736139.html https://iranhr.net/en/articles/4337/

https://english.shabtabnews.com/2020/07/20/iran-supreme-court-puts-death-sentences-on-hold-calls-for-new-investigation/

https://en.radiofarda.com/a/internet-access-disrupted-in-iran-as-uproar-rises-against-executions/30726488.html

 

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