IRAN - Gli Stati Uniti ritengono che l'ex agente dell'FBI Robert Levinson sia deceduto mentre era sotto custodia delle autorità iraniane.

26 Marzo 2020 :

Gli Stati Uniti ritengono che l'ex agente dell'FBI Robert Levinson sia deceduto mentre era sotto custodia delle autorità iraniane. Lo dicono i familiari di Levinson, scomparso in Iran 13 anni fa. "Recentemente abbiamo ricevuto informazioni da funzionari degli Stati Uniti che hanno portato sia loro che noi a concludere che il nostro meraviglioso marito e padre sia morto mentre era sotto la custodia iraniana", ha scritto la famiglia Levinson in un comunicato datato azione del 25 marzo. "Recentemente abbiamo ricevuto informazioni da dirigenti americani che hanno indotto sia loro che noi a concludere che il nostro meraviglioso marito e padre sia morto. Non sappiamo quando o come sia morto, ma solo che è successo prima della pandemia da coronavirus", Poco dopo, durante la consueta conferenza stampa serale dalla Casa Bianca quasi tutta incentrata sull’emergenza Coronavirus, il presidente Donald Trump è sembrato contraddire le rivelazioni provenienti da membri della sua amministrazione. "Le cose non sembravano andare bene, sappiamo che a lungo è stato malato, ma non accetto che sia morto. Non ci hanno detto che è morto, anche se un sacco di persone pensa che lo sia". Per anni Teheran ha continuato a negare pubblicamente di essere a conoscenza del destino di Levinson, nonostante i media statali avessero riportato che era stato arrestato al momento della sua scomparsa, il 9 marzo 2007 nell'isola iraniana di Kish. Gli Usa sostennero a lungo che l'uomo - un agente Fbi che si era distinto in operazioni contro la mafia italiana e russa - stava lavorando in quell'occasione per un'azienda privata. Ma nel 2013 l'Associated Press rivelò che in realtà era in missione per analisti della Cia. Cosa che l'agenzia di intelligence e altri dirigenti governativi non hanno mai ammesso, nonostante le conferme di familiari e amici. La sua famiglia ha ricevuto 2,5 milioni di dollari dalla Cia per bloccare una causa che avrebbe rivelato i dettagli del suo incarico. Nelle uniche immagini emerse dopo la scomparsa, risalenti al 2010 e 2011, Levinson - che oggi avrebbe avuto 72 anni - indossa una tuta arancione simile a quella dei prigionieri nel carcere Usa di Guantanamo e appare dimagrito, con la barba e i capelli lunghi. In un video, con una popolare canzone nuziale pashtun in sottofondo, l'uomo si lamenta delle sue cattive condizioni di salute. Soffriva di diabete, gotta e ipertensione. Lo scorso novembre Teheran aveva riconosciuto di avere ancora un caso aperto presso la sua Corte Rivoluzionaria ma ora anche quel raggio di luce si è spento. La famiglia Levinson ha affermato che oggi sarebbe vivo "se non fosse per le azioni crudeli e senza cuore del regime iraniano". “Come le autorità iraniane possano aver fatto questo a un essere umano, e mentendo ripetutamente al mondo per tutto questo tempo, è incomprensibile per noi. Hanno rapito un cittadino straniero, gli hanno negato qualsiasi diritto umano fondamentale, e il suo sangue è sulle loro mani”, ha aggiunto la dichiarazione. Il 26 marzo Alireza Miryousefi, portavoce della missione della Repubblica islamica all'Onu, ha ribadito la posizione ufficiale dell’Iran: “L'Iran non ha mai avuto alcuna notizia" sulla sorte dell'ex agente dell'Fbi Robert Levinson, che sarebbe scomparso nel 2007 in Iran e di cui da allora non risultano più notizie certe”. Si è parlato di nuovo del caso Levinson dopo che pochi giorni fa, il 19 marzo (vedi), l’Iran aveva scarcerato “per motivi umanitari” un ex militare della marina Usa, Michael Whit, che nel 2018 era stato condannato a 13 anni per aver offeso il leader supremo, l’Ayatollah Ali Khamenei, e aver pubblicato online informazioni riservate.

 

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