IRAN - Il detenuto politico Mostafa Salimi è stato impiccato l’11 aprile nella prigione di Saqqez.

12 Aprile 2020 :

Il prigioniero politico Mostafa Salimi è stato impiccato l’11 aprile nella prigione di Saqqez. Era uno dei 70 evasi del 27 marzo dalla stessa prigione di Saqqez (vedi NtC 27/03/2020), ed era riuscito a raggiungere la Regione Curda in Iraq, dove però, dopo 10 giorni, forze di sicurezza della regione lo hanno arrestato ed estradato con una procedura lampo, senza dargli la possibilità di presentare domanda di asilo. Le autorità iraniane hanno compiuto rapidamente la sua esecuzione, con una mossa che, secondo diversi osservatori, ha lo scopo di diffondere la paura tra gli altri prigionieri. Nelle ultime settimane ci sono stati molti scontri nelle carceri iraniane per protestare contro la gestione delle prigioni durante la diffusione del Coronavirus in Iran. Salimi aveva 53 anni al momento dell'esecuzione. Era stato arrestato il 6 aprile 2003 nella città di Nahavand, nella provincia dell’Hamadan, accusato di far parte del Partito Democratico del Kurdistan Iraniano, e in quanto tale condannato a morte da una corte rivoluzionaria per Moharebeh (guerra contro Dio). Le informazioni sul suo caso non sono univoche, ma sembra che tra i capi d’accusa ci fosse un attacco armato contro una caserma nel corso del quale erano rimasti uccisi 2 militari. Iran Human Rights (IHR) e altri gruppi per i diritti umani in Iran hanno condannato fermamente l'esecuzione di Salimi, e considerano la sua estradizione dalla Regione del Kurdistan iracheno una violazione delle convenzioni internazionali sui diritti umani. Mahmood Amiry-Moghaddam, direttore di IHR, ha dichiarato: “La pena di morte è una punizione disumana. Oltre a questo, l'esecuzione di Mostafa Salimi ha violato tutte le norme internazionali. È stato condannato a morte dalle Corti Rivoluzionarie senza nessuna garanzia processuale. L’Iran continua a compiere esecuzioni anche durante l’epidemia di Coronavirus, e il lockdown della nazione. Questo mostra che la pena di morte è cruciale per la sopravvivenza della Repubblica islamica”.

 

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