IRAN - Mohammad Ali Najafi ha pagato un “prezzo del sangue” di 650.000 dollari.

05 Maggio 2020 :

Mohammad Ali Najafi ha pagato un “prezzo del sangue” di 650.000 dollari. L’ex sindaco di Teheran, Mohammad Ali Najafi, 68 anni, oggi, durante un’udienza del suo terzo processo, ha detto che i familiari della vittima non chiederanno la sua condanna a morte in quanto hanno accettato un “diya” di 100 miliardi di rial, una cifra considerata “astronomica” in Iran, che oggi equivale a 650.000 dollari Usa, ma che solo 2 anni fa, prima della svalutazione, equivaleva a più di 2 milioni di dollari. Come NtC aveva riportato il 30 luglio e il 14 agosto 2019 (vedi), Najafi si era costituito alla polizia il 28 maggio confessando di aver sparato alla propria seconda moglie, Mitra Ostad, 35 anni, che l’uomo accusava di adulterio. Najafi ha sostenuto che al termine di un litigio “gli sarebbe partito accidentalmente un colpo di pistola”, ma sembra che in realtà dalla pistola mancassero 5 colpi, anche se solo uno aveva colpito la vittima al cuore, e uno al braccio. Ostad era la seconda moglie di Najafi, una ex attrice che l’uomo aveva sposato un anno prima senza divorziare dalla prima moglie, cosa che è legale in Iran, ma socialmente non ben accetta. Di fatto, poco dopo il secondo matrimonio Najafi aveva anche divorziato dalla prima moglie. Najafi era stato sindaco di Teheran per 8 mesi dal 2017 al 2018, quando si era dimesso dopo le polemiche montate da circoli ultraconservatori sul fatto che nel marzo 2018 avesse assistito ad un saggio scolastico dove 6 bambine, pare di una scuola elementare, si esibivano in una danza per festeggiare la Festa della Mamma. CONDANNA, un importante politico condannato a morte per uxoricidio. Najafi, considerato un “riformista”, in precedenza era stato Ministro della Scienza, Ministro dell’Educazione, e anche, per 2 volte, Vice Presidente dell’Iran, una volta con la delega all’eredità culturale e al turismo, l’altra alla programmazione. Trattandosi di un processo per omicidio, il 30 luglio 2019 Najafi è stato condannato in base al principio della Sharia che si chiama Qisas, ossia la legge del taglione. Come è noto, la Sharia prevede che, con il consenso delle parti e di un giudice, si svolga una trattativa “economica” tra famiglia della vittima e famiglia del condannato. Nel caso venga raggiunto un accordo, la famiglia del condannato versa alla famiglia della vittima un “prezzo del sangue” (Diya) e la condanna “Qisas” viene considerata estinta. Il 14 agosto era trapelata la notizia che Najafi fosse stato “perdonato” dalla famiglia della vittima, e che il “perdono” fosse stato accordato senza che la famiglia chiedesse un risarcimento. A seguito del “perdono” la condanna era stata ridotta a 6 anni e sei mesi per omicidio colposo, e un anno e tre mesi per possesso illegale di arma da fuoco. Oggi si apprende che la Corte Suprema aveva annullato la sentenza, e che è in corso di svolgimento un terzo processo.

 

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