LA GIUSTIZIA E LA PENA: COME SPEZZARE LA CATENA DELLE SOFFERENZE

17 Maggio 2025 :

Questo articolo è un bel testo introduttivo al dibattito dal titolo “Verità e Riconciliazione” che si svolgerà a Roma il 20 maggio, dalle ore 15 alle 19, presso la Sala del Refettorio della Camera dei Deputati, in Via del Seminario 76. Indica una riforma possibile che prelude a un’idea di giustizia che non punisce e separa, ma riconcilia e ripara.

Loris Facchinetti Rialta su l’Unità del 17 maggio 2025

All’insediamento di ogni nuovo Governo abbiamo sperato che la “Giustizia” diventasse il centro di un rivoluzionario progetto innovatore che ne guarisse le inaccettabili disfunzioni e che avviasse un percorso di efficienza, equità e modernità degno di uno Stato democratico ispirato alla tutela dei diritti fondamentali e impegnato nella difesa del futuro delle generazioni. Anche con questo Governo abbiamo sperato terminasse il conflitto sconsiderato tra “caste di potere”, tra ideologie oramai obsolete e cinici individualismi. Invano. Nessuna riforma organica. Qualche legge repressiva e molta confusione.
Il livello di civiltà di uno Stato si misura giudicando l’imparzialità del suo “sistema di Giustizia”. La qualità della democrazia si esprime attraverso le forme di garanzia dei diritti fondamentali della persona e della vita di tutti i suoi cittadini, compresi quelli ristretti nelle carceri. La società umana non è perfetta. Non lo è mai stata. Eppure oggi viaggiamo nello spazio, tra i pianeti e le stelle, penetriamo nei misteri del microcosmo, tra gli atomi e i neutrini, generiamo “mostri tecnologici”, come l’Intelligenza Artificiale. Ci avviamo a rivoluzionare ogni regola sociale e ogni modello di organizzazione statale, ma viviamo ancora sottoposti a un “sistema di ingiustizie” che provoca guasti irreparabili all’esistenza individuale e collettiva, che “produce” milioni di poveri e rinchiude in prigioni disumane donne e uomini troppo spesso innocenti.
C’è un mondo oscuro, fatto di tenebre dell’anima e della mente, un deserto dell’esistenza, un luogo di dolore e di segregazione, dove la “società organizzata”, per vergogna e per paura, cerca di nascondere le cause devastanti della violenza che nasce dallo squallore delle sue periferie umane definendola, con conformistica eleganza e falso pudore, “devianza sociale”. Ma se vogliamo veramente trovare delle cure efficaci per sanare il “male necessario” che tormenta l’umano cammino, è indispensabile penetrare nel cuore malato delle nostre comunità ed esplorare quest’arida terra di confine dove vive abbandonata una parte dell’umanità e dove vengono celati gli aspetti meno nobili della coscienza e dell’esistenza.
Dobbiamo affrontare senza ipocrisie i mali occulti e palesi delle nostre democrazie e sfidare la secolare incapacità della burocrazia statale se vogliamo trovare soluzioni innovative nella gestione del sistema giudiziario e creare percorsi non convenzionali nella formazione e nell’applicazione delle leggi. Sono necessari metodi adeguati a rendere l’espiazione della pena un reale ‘viaggio di redenzione’ del detenuto attraverso il recupero morale e civile. Solamente la creazione di un percorso che consenta il riscatto personale del condannato può saldare il debito sociale e compensare, almeno in parte, il danno provocato.
Solamente l’azione sussidiaria di un potente movimento riformatore potrà risvegliare le coscienze intorpidite del potere politico e dei cittadini svelando i lati oscuri di una democrazia incompiuta e interpretando le prospettive ‘rivoluzionarie’ offerte al futuro delle generazioni dal millennio nascente. Va superata la logica sterile tra garantisti e giustizialisti e va spezzato il silenzio sui mali nascosti nelle oscurità della coscienza individuale e collettiva. Una catena ininterrotta di errori giudiziari, di ingiusti processi, di violenze carcerarie e di umane sofferenze lega epoche diverse e differenti regimi, fino a imprigionare l’intera società organizzata in un sistema incapace di rinnovarsi e di garantire a tutti una Giustizia giusta e una Libertà inviolabile.
Dobbiamo penetrare nelle “prigioni dell’uomo”, visibili e invisibili, studiando e analizzando il buio dell’anima, il legame tra sofferenza e solidarietà, tra dolore e ascesi, tra mancanza di libertà e crimine, tra delitto e ravvedimento, tra pena e giustizia, non dimenticando mai la difesa dei diritti della persona, la salvaguardia della dignità, l’attenzione e la cura nei confronti delle vittime e delle famiglie di chi ha subito violenza. Ma per fare questo serve una “totale conversione” ideologica e culturale che guidi la politica e tutta la classe dirigente a esercitare la “Giustizia” come la massima difesa della sacralità della vita, garanzia degli equilibri sociali, protezione dei più deboli e della libertà.

 

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