LA VIRGINIA ABOLISCE LA PENA DI MORTE, DIRETTA DISCENDENTE DEL LINCIAGGIO

13 Febbraio 2021 :

Valerio Fioravanti

Il 3 e il 5 febbraio Senato e Camera della Virginia hanno approvato l’abolizione della pena di morte. Il Senato la sostituirebbe con l’ergastolo “semplice”, la Camera con l’ergastolo senza condizionale. La differenza tra i due ergastoli verrà discussa nei prossimi giorni da una commissione bicamerale che troverà un compromesso. Poi la legge andrà dal Governatore per la ratifica. Non ci saranno imprevisti, considerato che Ralph Northam già durante la campagna elettorale si era dichiarato contrario alla pena di morte per valutazioni morali, ma soprattutto per valutazioni economiche. Già, perché la nuova legge è stata valutata non solo dalle Commissioni Giustizia, ma anche dalle Commissioni Finanze delle rispettive camere. Attualmente la Virginia ha due uomini (di colore) nel braccio della morte. Da un punto di vista economico la valutazione è stata semplice: mantenere due ergastolani in carcere costa 77.000 dollari l’anno, mantenere due condannati a morte costa, sol
 o di spese legali, 4 milioni di dollari l’anno. Questo perché, per legge, a chi rischia l’esecuzione devono essere assicurate garanzie supplementari rispetto agli imputati “normali”: ha diritto a un numero quasi illimitato di ricorsi e ad avvocati e periti d’ufficio che siano di buon livello. Come ha constatato il Parlamento, solo tenere in piedi l’agenzia statale che fornisce e retribuisce gli avvocati d’ufficio (il “Capital Defender Service”) costa al contribuente della Virginia 4 milioni di dollari ogni anno. Non a caso, molti sostengono che in caso di errore giudiziario sia meglio essere condannati a morte che non a vita: il condannato a morte può continuare a fare affidamento su buoni avvocati, mentre il condannato a vita dopo la sentenza di primo grado viene sostanzialmente “abbandonato”. Dal 1972 a oggi, 172 condannati a morte sono stati riconosciuti innocenti e rimessi in libertà.
Con il voto di questa settimana la Virginia diventa il 23° Stato degli Usa a eliminare dai propri statuti la “punizione massima”. Gli Stati abolizionisti sono quasi tutti collocati nella fascia ricca del Nordest. Nella tradizionale suddivisione degli Stati in 4 macroregioni (West, Midwest, Northeast, South), la Virginia è il primo Stato del Sud a chiudere con l’antica pratica delle esecuzioni. In realtà la Virginia non è proprio a sud, anzi, confina con la capitale Washington, da cui è divisa solo dal fiume Potomac. È considerata “Stato del Sud” perché, con le sue piantagioni di tabacco e cotone, e le decine di migliaia di schiavi di pertinenza, ai tempi della Guerra di Secessione è stata un caposaldo dei Confederati. Affacciata sull’Atlantico, oggi ha quasi 9 milioni di abitanti, e probabilmente la sua “industria” più famosa nel mondo è la sede centrale della Cia, a Langley, a 200 metri dalle rive del Potomac.
Nella storia ufficiale della pena di morte – quindi, esecuzioni giudiziarie, non linciaggi o esecuzioni extragiudiziali – nordamericana, la Virginia detiene un record: ha registrato, nel 1608, quando ancora era colonia britannica, la prima esecuzione di cui ci sia traccia formale nei registri. Nel corso dei 4 secoli successivi ha messo a morte 1.389 persone, più persone di qualsiasi altro Stato, compreso il famigerato Texas. Non a caso i parlamentari Democratici che hanno spinto per l’abolizione (con l’aggiunta di 3 Repubblicani) sono stati chiari: “La pena di morte è la diretta discendente del linciaggio. È razzismo sponsorizzato dallo Stato”.
Negli ultimi tempi, tuttavia, il ricorso alla pena di morte è molto diminuito: 10 esecuzioni negli ultimi 10 anni, l’ultima nel 2017, mentre nel braccio della morte ci sono solo 2 uomini. Pur non sapendo ancora quale tipo di ergastolo si profili per Anthony Juniper, 50 anni, nero, condannato nel 2005, e per Thomas Porter, 46 anni, nero, condannato nel 2007, sappiamo però che negli Stati Uniti ci sono circa 100.000 persone condannate all’ergastolo, o meglio, a uno dei 3 tipi di ergastolo presenti nelle statistiche giudiziarie: l’ergastolo “semplice”, che prevede la possibilità di libertà condizionale dopo 20 o 25 anni; l’ergastolo senza condizionale, che non prevede sconti di pena; e l’ergastolo “equivalente”, ossia chi viene condannato a più di 60 anni.
Principale sostenitore della legge alla Camera è stato un ex pubblico ministero, Michael Mullin, che è stato categorico: “Lo stato non deve uccidere i propri cittadini”.

 

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