PAKISTAN: CONFERMATA CONDANNA A MORTE PER L’OMICIDIO DELLA FIGLIA

02 Luglio 2025 :

L'Alta Corte di Peshawar ha confermato la condanna a morte pronunciata da un tribunale di primo grado nei confronti di un uomo in relazione all’omicidio della figlia di cinque anni, ha riportato il Dawn il 30 giugno 2025.
L’uomo avrebbe commesso l’omicidio perché sospettava che la bambina non fosse sua figlia naturale.
Un collegio composto dai giudici Sahibzada Asadullah e Aurangzeb ha respinto l'appello presentato dal condannato, identificato come Obaidullah.
Il collegio ha stabilito che il movente dell'omicidio fosse pienamente provato, non solo dalle circostanze del caso, ma anche dalla dichiarazione confessionale dell'imputato.
"Le prove mediche sono in accordo con la dichiarazione confessionale, in quanto l'imputato ha ammesso di aver tagliato la gola alla vittima e il medico lo ha confermato. Il ritrovamento del pugnale e la sua identificazione da parte del negoziante presso il quale era stato acquistato sono un altro fattore che ha corroborato la tesi dell'accusa", ha stabilito il collegio nella sua sentenza dettagliata di 25 pagine.
Il caso fu registrato il 12 luglio 2022 presso la stazione di polizia di Parang a Charsadda. L'accaduto suscitò un acceso clamore sui social media.
Inizialmente l'appellante, che si presentò con il corpo della bambina deceduta di nome Maryam in un ospedale, aveva dichiarato alla polizia che la piccola era scomparsa il giorno prima, dopo essere uscita di casa per giocare. Aveva riferito alla polizia di aver poi trovato il suo corpo in un luogo deserto con la gola tagliata con un pugnale. Successivamente, sua moglie Gul Meena ha denunciato l'appellante, affermando che la vittima era uscita di casa in compagnia dell’appellante e non vi era più tornata.
L'uomo è stato dichiarato colpevole il 6 gennaio 2024 da un giudice distrettuale di Charsadda e condannato a morte con una multa di 500.000 rupie da versare a titolo di risarcimento.
L'avvocato Arbab Sheraz Khan è comparso in giudizio per la querelante Gul Meena e ha sostenuto che l'accusa ha pienamente dimostrato le sue accuse contro l'appellante e che il tribunale di primo grado lo aveva giustamente condannato a morte. Ha affermato che l'appellante aveva registrato la sua confessione in cui ammetteva la propria colpevolezza. Nella sua sentenza, il tribunale ha osservato che l'appellante, dopo il suo arresto, aveva condotto la squadra di polizia sul luogo dell'accaduto, consentendo il recupero, in un campo, del pugnale utilizzato per il reato.
È stato osservato che l'ufficiale investigativo ha anche registrato la dichiarazione della persona presso la quale era stato acquistato il pugnale. La polizia ha inoltre recuperato una pistola con un proiettile bloccato, che l’uomo ha detto di voler usare per suicidarsi, dopo aver ucciso la figlia.
"La dichiarazione confessionale è autoesplicativa, in essa l'appellante ha spiegato come la vittima è stata portata sul posto, come è stata uccisa e come il suo corpo è stato trasportato in ospedale. Ha spiegato cosa lo ha spinto a uccidere la vittima e ha anche confermato che fin dal giorno del suo matrimonio sospettava che la moglie avesse una relazione illecita nella zona", ha osservato la Corte.

 

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