USA - Alabama. La Corte d’Appello dell’11° Circuito: meno segretezza sulle esecuzioni.

20 Marzo 2019 :

La Corte d’Appello dell’11° Circuito ordina all’Amministrazione Penitenziaria di rendere noti alcuni aspetti del protocollo di iniezione letale. Per la precisione, la Corte ha respinto il ricorso dello Stato contro la sentenza della giudice federale Karon Owen Bowdre (vedi NtC 30/05/2018) che ordinava all’Amministrazione Penitenziaria di desecretare il protocollo di esecuzione e anche gli atti relativi alla fallita esecuzione di Doyle Hamm. Hamm, 61 anni, bianco, il 22 febbraio 2018 (vedi) ha subito una esecuzione abortita. Quella sera l’esecuzione di Hamm venne sospesa dopo che per oltre 2 ore i paramedici avevano cercato di inserire l’ago per l’endovenosa in diverse parti del corpo. Quando ormai mancavano 25 minuti alla mezzanotte, momento in cui sarebbe scaduta la validità del mandato di esecuzione, Jeff Dunn, il capo dell’Amministrazione Penitenziaria, aveva sospeso l’esecuzione ritenendo che non fosse rimasto tempo sufficiente. Il difensore di Hamm, Bernard Harcourt, in precedenza in diversi ricorsi aveva segnalato che le gravi condizioni fisiche dell’imputato (un cancro al cranio e un linfoma in fase terminale) e una storia pregressa di tossicodipendenza ed epatite C avevano danneggiato le vene, rendendole inadatte all’iniezione letale. A seguito della pubblicazione del resoconto dell’esecuzione abortita, e di diversi dettagli medici, il Procuratore Generale Steve Marshall (che pure fino a poche ore prima dell’esecuzione aveva fatto pubbliche dichiarazioni prive di esitazioni) aveva sottoscritto un accordo “confidenziale” con gli avvocati di Hamm (vedi 2 aprile 2018), accordo in cui, in cambio della rinuncia ad una azione legale di Hamm, il Procuratore rinunciava a fissare una nuova data di esecuzione. Alcuni osservatori avevano criticato la decisione del Procuratore, equiparandola ad una commutazione della condanna a morte in una all’ergastolo senza condizionale, potere che la legge attribuisce al Governatore, e non al Procuratore Generale. Gli stessi osservatori sembravano auspicare che la Governatrice Kay Ivey esercitasse le proprie prerogative, ed imponesse al Procuratore di procedere con un nuovo tentativo di esecuzione. Altri critici, sul fronte degli oppositori della pena di morte, rilevavano che la soluzione di compromesso su un singolo caso lasciava irrisolti alcuni aspetti nodali della questione. Né l’Ufficio del Governatore né quello del Procuratore Generale all’epoca avevano accettato di commentare la notizia dell’accordo “confidenziale”. L’azione legale lasciata decadere da Hamm è stata ri-avviata, seppure con alcuni ovvi distinguo, da una cordata di media: Associated Press, The Montgomery Advertiser, e Alabama Media Group. La giudice Bowdre nella sua sentenza aveva scritto: "Il modo in cui Alabama compie le sue esecuzioni è una questione di grande interesse pubblico, e, valutando le leggi del nostro stato, il diritto che ha l’opinione pubblica di accedere alle parti segrete del protocollo di iniezione letale supera gli argomenti di chi vuole mantenere segreti i registri. Lo Stato aveva sostenuto che fornire i documenti ai media sarebbe stato inappropriato perché "i media cercano di sollevare uno scandalo pubblico" sulla pena di morte. La corte ha respinto tale accusa come non supportata da alcun fatto, sottolineando che "la discussione pubblica non è la stessa cosa dello scandalo pubblico." Il pubblico ha bisogno di sapere come lo stato amministra le sue leggi, senza tale conoscenza, il pubblico non può formare un'opinione preparata su questo argomento molto importante." L'ordine della giudice Bowdre consente allo stato di tenere riservate le informazioni che potrebbero rivelare le identità delle persone che, soprattutto con incarichi preliminari o comunque minori, partecipano all'esecuzione.

 

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