USA - Alabama. La Corte Suprema degli Stati Uniti annulla la sospensione dell’esecuzione di Christopher Lee Price

14 Aprile 2019 :

La Corte Suprema degli Stati Uniti annulla 5-4 la sospensione dell’esecuzione di Christopher Lee Price, ma nel frattempo il mandato è scaduto, e l’esecuzione non potrà essere effettuata prima di 30 giorni. Quello che è avvenuto stanotte è stato definito “grave” da alcuni membri della Corte, e sembra comunque indicare la tendenza per i prossimi anni della Corte Suprema ora che 5 membri sono di nomina repubblicana, contro i 4 “liberal”. L’esecuzione di Price, 46 anni, bianco, era fissata per giovedì 11 aprile alle 6 del pomeriggio. Come avviene per praticamente tutte le esecuzioni, i suoi avvocati avevano presentato i cosiddetti “ricorsi dell’ultimo minuto”. Uno di questi verteva sulla nuova legge dell’Alabama che consente le esecuzioni tramite “ipossia”, ossia la camera a gas ad azoto. Quando la nuova legge era entrata ratificata (vedi 22 marzo 2018), i detenuti del braccio della morte dovevano indicare la loro preferenza, se essere giustiziati con iniezione letale o con ipossia, entro il 30 giugno. Alcuni detenuti (48) avevano indicato la loro preferenza per l’ipossia (vedi 10 luglio 2018), confidando probabilmente nel fatto che un tale metodo di esecuzione, completamente nuovo e mai usato prima in nessuna parte del mondo, se non in ambito veterinario, non sarebbe stato concretamente implementabile prima dell’esaurimento di una lunga serie di ricorsi di costituzionalità. Price non aveva espresso questa preferenza. Lo ha fatto nel febbraio 2019, sostenendo che i rischi di una esecuzione difettosa con il protocollo di iniezione letale dell’Alabama (che utilizza un farmaco controverso, il Diazepam) fossero troppo alti, e preferiva optare per l’ipossia. Poche ore prima dell’esecuzione la giudice federale Kristi K. DuBose aveva rinviato l‘esecuzione di 60 giorni, e poco dopo la Corte d’Appello dell’11° aveva confermato il rinvio. Poco dopo le 9 di sera, 3 ore prima che scadesse il mandato di esecuzione, la Pubblica Accusa ha fatto ricorso alla Corte Suprema degli Stati Uniti. Uno dei giudici “progressisti”, Breyer, ha chiesto ai colleghi di affrontare compiutamente la questione, ma i colleghi “conservatori” hanno voluto mettere subito al voto la decisione, ritenendo superflui gli approfondimenti ipotizzati. La maggioranza della Corte ha infatti deciso, senza aggiungere argomentazioni, che il detenuto aveva presentato la sua richiesta di esecuzione “alternativa” fuori tempo massimo, e che quindi questa non doveva essere accolta. Il rigetto della Corte Suprema è stato notificato ai difensori con una e-mail datata venerdì 12 aprile ore 02,51. I quattro giudici dissenzienti, Breyer, Ginsburg, Sotomayor e Kagan hanno contestato una decisione presa in fretta, nel cuore della notte, e che avrebbe dovuto tenere maggiormente conto del fatto che le due corti che avevano esaminato il caso in precedenza avevano entrambe deciso a favore del detenuto. I 5 giudici della maggioranza, Roberts, Thomas, Alito, Gorsuch e Kavanaugh, sembra invece che abbiano voluto mandare un chiaro messaggio contro i tentativi “dell’ultimo minuto” di far rinviare esecuzioni con motivazioni che dovrebbero essere discusse in precedenza. Nelle scorse settimane la stessa Corte Suprema aveva respinto, con la stessa divisione 5-4 di oggi, il ricorso dell’ultimo minuto di Dominique Ray (vedi 7 febbraio) che chiedeva di essere assistito nella camera della morte da un imam, e non dal cappellano cristiano previsto dal protocollo di esecuzione dell’Alabama. Il 1° aprile (vedi), ancora con un voto 5-4, la Corte aveva respinto il ricorso di Russell Bucklew che, per gravi patologie ai vasi sanguigni, non vuole essere giustiziato con l’iniezione letale. L’istanza è stata respinta sostenendo che spetta al condannato dimostrare che l’esecuzione avrebbe creato particolari sofferenze, e che comunque il detenuto non aveva dimostrato che un altro metodo di esecuzione sarebbe stato più appropriato. Il governatore dell’Alabama, Kay Ivey, (repubblicano) dopo la scadenza del mandato di esecuzione in un comunicato ha dichiarato che lo stato “è stato testimone di un fallimento della giustizia”. Price è stato condannato a morte nel 1993, con un voto 10-2 della giuria popolare, con l’accusa di aver ucciso, a scopo di rapina, il 21 dicembre 1991, Bill Lynn, 57 anni.

 

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