USA - Cosa potrebbe cambiare con Biden per carceri e pena di morte

USA - Biden & Harris

09 Novembre 2020 :

Che cosa significa la vittoria di Biden per il futuro della giustizia? Joe Biden ha fatto campagna elettorale con la piattaforma di giustizia penale più progressista di qualsiasi altro candidato da generazioni. Ma cosa può fare effettivamente?
Durante la sua campagna presidenziale, Biden ha promesso di porre fine alle carceri private, alla cauzione in contanti, alle condanne minime obbligatorie e alla pena di morte. Il candidato Biden ha anche affermato che gli Stati Uniti potrebbero ridurre la popolazione carceraria di oltre la metà. Sebbene non abbia presentato una piattaforma così progressista o dettagliata come molti dei suoi concorrenti per la nomination democratica (inclusa la sua compagna di corsa Kamala Harris), Biden è stato comunque, silenziosamente, eletto sulla piattaforma di giustizia criminale più progressista di qualsiasi maggiore candidato del partito da generazioni.
Biden dovrà affrontare gli stessi vincoli di tutti i presidenti entranti dopo una campagna di grandi promesse. Il governo si muove lentamente, il tempo e il capitale politico sono limitati e la sua amministrazione nei primi giorni dovrà probabilmente dare la priorità alla pandemia e alle relative ricadute economiche. Ma se è serio nell'affrontare la giustizia penale, ecco cosa gli esperti dicono di aspettarsi dall'amministrazione Biden su questioni chiave.
Riforma della polizia
Insieme alla pandemia COVID-19, la polizia è stata in prima linea nella coscienza pubblica per gran parte del 2020. Questo interesse offre a Biden il capitale politico per agire, ma non cambia il fatto che la polizia è principalmente locale, e cambiamenti a livello nazionale sono difficili da applicare a livello federale.
Gli Stati Uniti hanno circa 18.000 corpi di polizia “locale”, tutti con proprie regole e regolamenti. Se Biden volesse apportare modifiche da solo, ossia attraverso il Dipartimento di Giustizia (ad esempio ha suggerito di vietare i “no-knock raids “, le irruzioni senza bussare, e le prese al collo) non potrà fare altro che offrire finanziamenti a chi applica nuovi metodi, o minacciare tagli di fondi a chi non lo fa.
In particolare, l'amministrazione Trump si è già mossa per vietare le manovre di immobilizzo che "limitano la capacità di un individuo di respirare" tramite un ordine esecutivo, di cui la scorsa settimana ha annunciato i piani di attuazione.
Questa strategia “economica” ha avuto un certo impatto in passato, ma i finanziamenti federali rappresentano solo il 3% della spesa per le forze dell'ordine locali a livello nazionale, quindi imporre i cambiamenti con questo sistema non è certo una cosa facile. Biden ha anche promesso di rivitalizzare le indagini federali su quei dipartimenti di polizia sospettati di ricorrenti violazioni dei diritti civili. Queste indagini sono state condotte regolarmente dall'amministrazione Obama ma abbandonate dal presidente Donald Trump. Storicamente hanno portato ai cosiddetti “decreti di consenso” (accordo in cui nessuna delle parti coinvolte ammette la propria colpevolezza, se in campo penale, o responsabilità, se in campo civile) in alcune delle più grandi città della nazione, e hanno prodotto l'ormai frequentemente citato Rapporto Ferguson, ossia il rapporto stilato dal Dipartimento di Giustizia sull’episodio avvenuto a Ferguson, Missouri, in cui nel 2014 un poliziotto uccise un adolescente afroamericano disarmato.
Il presidente eletto ha più volte detto di voler convocare "agenti, assistenti sociali ... e la comunità nera e marrone". Gli esperti dicono che si aspettano che lui si basi sui risultati della commissione che era stata istituita nel 2014 da Obama, la “Task Force on 21st Century Policing”.
Biden potrebbe incoraggiare i legislatori ad approvare la legge che quest’anno è passata alla Camera ma si è bloccata al Senato (a maggioranza Repubblicana). La legge, “George Floyd Justice in Policing Act”, prende il nome da un altro afroamericano disarmato ucciso dalla polizia. La legge avrebbe un impatto molto maggiore di quello che l'amministrazione potrebbe avere da sola. Il disegno di legge, tra le altre cose, fisserebbe uno standard nazionale per l'uso della forza, renderebbe più facile accusare la polizia di crimini a livello federale e istituirebbe un registro nazionale sui casi di comportamento scorretto da parte delle forze dell'ordine.
Che una legge così completa possa passare dipenderà da quale partito manterrà il controllo sul Senato, dove, alla data del 9 novembre, il bilancio è di 48 pari, con i restanti due seggi che verranno assegnato dopo un ballottaggio in Georgia, che potrebbe finire in pareggio anche quello.
Biden porta alla Casa Bianca una lunga storia di stretti rapporti con le forze dell'ordine, ma che di recente si è sfilacciata quando i sindacati di polizia hanno in gran parte disertato a favore di Trump. La perdita di capitale politico da parte di Biden con la polizia deriva in parte dal suo leggero spostamento a sinistra durante le primarie democratiche di quest'anno, quando ha iniziato a usare apertamente termini come "razzismo sistemico" nelle conversazioni sulla polizia. È anche il risultato di come l'amministrazione Obama, con Biden come vice presidente e persona di riferimento per le questioni relative alle forze dell'ordine, ha indagato in modo aggressivo i dipartimenti di polizia accusati di uso eccessivo della forza e pratiche razziste.
Su una questione spesso trascurata, la giustizia minorile, un'amministrazione Biden ha la possibilità di fare un vero cambiamento.
Il sistema di giustizia minorile riceve meno attenzione rispetto a questioni scottanti come l'immigrazione, la polizia e le carceri private. Ecco perché è passato in gran parte inosservato quando Trump ha nominato un ex pubblico ministero e professore presso la Liberty University (di stampo evangelico) per dirigere l'agenzia federale che sovrintende alla giustizia giovanile a livello nazionale, che ha poi smantellato una serie di protezioni per i bambini di colore nel sistema giudiziario.
L'amministrazione Biden probabilmente reinvestirà in questa agenzia, lo “Office of Juvenile Justice and Delinquency Protection” per garantire che i precedenti penali dei minori vengano cancellati, per vietare che vengano detenuti in strutture per adulti, e per porre fine alla pratica di incarcerarli per i cosiddetti "Reati di status": reati che non sarebbero tali se uno fosse un adulto, come il bere alcolici e l’assenza ingiustificata da scuola.
In campagna Biden ha promesso 1 miliardo di dollari per questi sforzi e l'obiettivo di ridurre la reclusione minorile quasi a zero, cosa che secondo gli esperti del settore minorile potrebbe essere attuabile nei prossimi anni. Il suo piano è quello di creare un programma di sovvenzioni che fornisca denaro agli stati per creare alternative all'incarcerazione come il riconvertire le carceri giovanili vuote in centri comunitari e programmi di tutoraggio, consulenza e lavoro.
È importante sottolineare che il piano Biden non suggerisce il monitoraggio GPS come alternativa all'incarcerazione dei giovani, che ha spesso portato a una maggiore sorveglianza dei minori da parte del sistema giudiziario.
Infine, Biden tornerà probabilmente alle politiche dell'era Obama progettate per interrompere quella che viene definita “la linea diretta scuola-prigione. Prima che Trump entrasse in carica, la Divisione per i Diritti Civili del Dipartimento di Giustizia era stata attiva nel fare pressioni sui distretti scolastici affinché smettessero di chiamare la polizia per i casi di comportamento scorretto dei minori, e smettessero di sospendere ed espellere studenti di colore, il che può aumentare le possibilità che vengano arrestati.

Quanto alla pena di morte, Biden non può abrogarla unilateralmente, ma attraverso alcune scelte simboliche potrebbe influenzare i processi abolizionisti in stallo in diversi stati. Per altro la Harris, che dal 2011 al 2017 è stata Procuratore Generale della California, era stata una delle prime rappresentanti della pubblica accusa a dichiarare, ancor prima di essere eletta, che non avrebbe chiesto la pena di morte per nessuno.
In definitiva, la pena di morte è simbolica. Non è mai stato utilizzato per punire più di una piccola frazione degli omicidi più gravi, ma al confronto fa sembrare indulgenti pene molto lunghe.
Durante la campagna, Biden ha detto che avrebbe lavorato per porre fine all'uso della pena di morte da parte del governo federale. I suoi precedenti in materia sono misti. Come senatore del Delaware nel 1992 si vantò di aver proposto una legge che rendeva più facile applicare la pena di morte, e alle critiche rispose “mica la infliggiamo a chi attraversa fuori dalle strisce”. In seguito però ha anche spinto per un disegno di legge per garantire migliore assistenza legale ai detenuti del braccio della morte. Ora sostiene che per alcuni reati gravi l'ergastolo senza condizionale è la giusta soluzione, senza considerare che molti esperti della sua parte politica la ritengono una punizione peggiore della pena capitale. 
Sebbene solo il Congresso possa abolire completamente la pena di morte federale, il presidente può fare molto per accelerare il suo declino, che da anni viene registrato in tutto il paese.
Il procuratore generale di Trump, William Barr, ha supervisionato il maggior numero di esecuzioni federali di qualsiasi amministrazione presidenziale dai tempi di Eisenhower. Un nuovo procuratore generale potrebbe fermarle immediatamente, e tornare alla pratica dell'era Obama di non metterle in calendario. Un nuovo procuratore generale potrebbe dire ai procuratori federali di perseguire nuove condanne a morte solo per crimini rari come il terrorismo e le sparatorie di massa, che si applicherebbero comunque a imputati come il tiratore della chiesa di Charleston Dylann Roof e all'attentatore della maratona di Boston Dzhokar Tsarnaev.
Biden potrebbe anche avviare una moratoria sulle esecuzioni e sospendere ogni azione mentre la sua amministrazione studia l'uso della massima punizione, una moratoria che il presidente Barack Obama aveva più volte promesso, ma mai attuato.
La maggior parte delle condanne a morte vengono emesse nei tribunali statali, ma il presidente può spingere gli Stati a rallentare le esecuzioni, trattenendo le sovvenzioni federali a meno che gli Stati non garantiscano che i prigionieri del braccio della morte abbiano accesso ai test del DNA che possono aiutarli a dimostrare la loro innocenza. Robert Dunham, direttore esecutivo della Death Penalty Information Cetner, ha detto che il presidente potrebbe avviare un progetto per aiutare a difendere i veterani militari che commettono crimini gravi. "C'è un particolare interesse federale nel proteggere le persone che hanno servito il paese", ha spiegato, notando che molti veterani sviluppano PTSD (disordine da stress postraumatico) o subiscono traumi cranici durante il servizio e i loro avvocati hanno spesso grosse difficoltà ad ottenere i loro documenti militari.
Se Biden vuole davvero optare per un’azione simbolica potrebbe seguire l'esempio del governatore della California Gavin Newsom - che lo scorso anno ha ordinato lo smantellamento della camera di esecuzione dello stato - e chiudere la camera della morte federale del penitenziario di Terre Haute, nell'Indiana. Potrebbe anche portare avanti in modo aggressivo una campagna di clemenza di massa, commutando le condanne delle oltre 50 persone attualmente nel braccio della morte federale, se ritiene che il sistema della pena di morte abbia troppi difetti per essere “aggiustato”.
Riforma della cauzione
Biden ha promesso di "guidare uno sforzo nazionale per porre fine alla cauzione in contanti", ma il suo percorso per farlo è limitato.
La cauzione in contanti è denaro che un imputato paga come garanzia in cambio della sua uscita di prigione durante il periodo tra il loro arresto e un processo. Biden ha ripetutamente definito la pratica una "moderna prigione per debitori" nella letteratura della campagna elettorale, ma nessun presidente ha molta influenza diretta sulla cauzione, dal momento che è usata raramente nel sistema giudiziario federale.
Biden può fare pressione sui singoli stati attraverso linee guida sulla cauzione emesse dal suo Dipartimento di Giustizia, organizzando convegni ed eventi alla Casa Bianca, o riunendo una task force come ha fatto l'amministrazione Obama con la polizia nel 2015. "Quel pulpito prestigioso che il Presidente ha su queste questioni, lo esercita davvero attraverso le azioni del Procuratore Generale", ha affermato Cherise Fanno Burdeen, dirigente del Pretrial Justice Institute.
Biden potrebbe anche collaborare con il Congresso per approvare leggi come "No Money Bail Act" di Bernie Sanders, che avrebbe offerto sovvenzioni agli stati per adottare alternative alla cauzione monetaria. Il vicepresidente entrante Kamala Harris ha co-sponsorizzato un disegno di legge simile nel 2017.
Molto dipende da ciò che la Casa Bianca proporrebbe in sostituzione. Gli sforzi di riforma della cauzione a livello statale che hanno sostituito il denaro con una maggiore discrezionalità per i giudici per ordinare la detenzione preventiva hanno diviso i sostenitori della giustizia. Nel sistema federale, ad esempio, grazie in parte a un disegno di legge di riforma del 1984 che Biden ha co-sponsorizzato in qualità di senatore, gli imputati sono spesso ritenuti troppo pericolosi per essere rilasciati prima del processo, o a causa della natura del crimine di cui sono accusati, o a causa di fattori calcolati in una valutazione del rischio.
Biden ha promesso che perseguirà riforme che siano "giuste" e che "non introducano ulteriori discriminazioni o pregiudizi nel processo". Ma finora questo si è dimostrato più facile a dirsi che a farsi.
Biden ha detto di voler eliminare le pene minime obbligatorie, un'eredità dei duri anni '80. Si tratta del divieto per i giudici di scendere sotto i limiti, di solito molto alti, stabiliti da leggi locali, che spesso non vogliono considerare le eventuali circostanze attenuanti. Per smantellare questa pratica a livello federale, avrebbe bisogno di nominare una serie di funzionari che condividano questa visione e ottenere il consenso del Congresso.
A partire dal 1984, il Congresso ha approvato dozzine di leggi che richiedono pene detentive minime per un'ampia gamma di crimini, tra cui l'acquisto e la vendita di droghe, il possesso illegale di armi o il download di materiale pedopornografico. Nel corso degli anni sono stati individuati minimi obbligatori che hanno portato a condanne molto lunghe o all'ergastolo per il possesso o la vendita di piccole quantità di droga. La piattaforma di giustizia penale di Biden si impegna a eliminare i minimi obbligatori federali. Biden non ha specificato quali, ma i sostenitori dicono che se li affronta, probabilmente si concentrerà sui crimini di droga.
Ci sono più di 60.000 persone che attualmente stanno scontando pene minime obbligatorie nel sistema carcerario federale, secondo un calcolo effettuato da una commissione federale, la U.S. Sentencing Commission. Solo lo scorso anno, sono stati 10.000 i nuovi detenuti entrati in questo sistema. Un ampio utilizzo del potere di clemenza che ha il Presidente o un cambiamento delle leggi, se fosse retroattivo, potrebbe ridurre la popolazione carceraria federale di un quarto quasi dall'oggi al domani.
L'abrogazione dei minimi obbligatori - o l'approvazione di una legge sulla "valvola di sicurezza" che non li abroga ma dà ai giudici la discrezione di aggirarli - richiede un atto del Congresso. Parte del problema, dicono gli esperti, sono il Procuratore Generale e il Dipartimento di Giustizia, le cui opinioni hanno molto peso per il Congresso. Quindi il primo passo che Biden potrebbe compiere per segnalare il suo impegno ad abrogare i minimi obbligatori è quello di nominare funzionari che condividano il suo punto di vista, afferma Rachel Barkow, professore di diritto alla New York University ed ex membro della Commissione per le Sentenze degli Stati Uniti, che aiuta a redigere le linee guida delle sentenze federali. Un Procuratore Generale scettico sui minimi obbligatori potrebbe anche istruire i pubblici ministeri federali a usarli con giudizio, come ha fatto Eric Holder nel 2013.
Oltre alle modifiche legislative, un presidente può usare i suoi poteri di clemenza per abbreviare la pena di chiunque stia scontando un minimo obbligatorio, o usare il suo potere di commutazione per dare ai giudici l'opportunità di abbreviare le loro pene, ha detto Paul Larkin, ricercatore legale presso la Heritage Foundation. Biden dice che ora si rammarica del suo sostegno alle leggi del 1984 e del 1986 che hanno creato molti dei minimi obbligatori di oggi.
Negli Stati Uniti, come è noto, ogni riduzione di pena per ogni singolo detenuto deve essere controfirmata dall’autorità politica, il governatore quando si tratta di stati, o dal presidente quando si tratta del sistema giudiziario federale. Questo meccanismo va genericamente sotto il termine di “Clemency”, clemenza. Biden ha molto potere per rinnovare e potenziare il processo di clemenza, ma non ha dato molte indicazioni sulla sua intenzione di usarlo.
La clemenza, che include l'annullamento delle condanne penali (perdono) e l'accorciamento delle pene (commutazioni), è il mezzo più diretto del presidente per ridurre la detenzione. Biden non ha fatto promesse audaci su questi argomenti durante la campagna. Ha promesso di "usare ampiamente il suo potere di clemenza per alcuni reati non violenti e legati alla droga", come ha fatto Obama alla fine del suo mandato.
Sotto Trump, la clemenza è notevolmente rallentata. Trump ha emesso meno di 50 tra grazie e commutazioni, e in modo sproporzionato a vantaggio dei suoi alleati politici, come Roger Stone, Dinesh D'Souza e Joe Arpaio. In confronto, Obama aveva emesso oltre 1.700 provvedimenti di clemenza, più dei precedenti 13 presidenti messi insieme.
Biden potrebbe chiedere alla Harris di occuparsi dell’argomento “clemenza” poiché durante le primarie democratiche ha presentato un piano più dettagliato del suo. La Harris aveva detto che avrebbe tolto al Dipartimento di Giustizia la delega per i provvedimenti di clemenza, e creato un'unità federale di revisione delle pene, dove un team di avvocati sarebbe stato incaricato esclusivamente di rivedere le vecchie sentenze e di valutare le riduzioni. Queste sarebbero di competenza dell'amministrazione e potrebbero accelerare notevolmente il ritmo delle clemenze.
Un'altra opzione per l'amministrazione sarebbe quella di creare presso la Casa Bianca un comitato consultivo indipendente, struttura che accelererebbe il ritmo delle decisioni di clemenza della Casa Bianca, come avevano sostenuto i senatori Bernie Sanders, Elizabeth Warren e Amy Klobuchar durante le loro campagne presidenziali.
Quanto al tema delle prigioni private, Biden può spostare i 14.000 prigionieri federali attualmente detenuti in strutture private senza troppa fatica. Il resto è più difficile.
Biden e Harris si sono entrambi impegnati a porre fine all'uso delle prigioni private da parte del governo federale durante la campagna del 2020, una posizione estremamente popolare tra i democratici a livello di partito. Gli esperti affermano che è probabile che l'amministrazione entrante si basi sulle linee guida emesse sotto l'amministrazione Obama nel 2016, revocata da Trump, che incoraggia il direttore del Bureau of Prisons a smettere di rinnovare i contratti con le strutture private quando scadono, nel tentativo di eliminarne definitivamente l’uso.
A quel tempo, erano circa 22.000 i detenuti “federali” alloggiati in strutture private. Da allora il numero è sceso a circa 14.000 perché diverse prigioni sono state chiuse e l'incarcerazione federale è diminuita sia sotto Obama che con Trump. Il disegno di legge sulla riforma della giustizia penale del 2018 First Step e le modifiche alle politiche relative al coronavirus hanno entrambi ridotto in una certa misura le popolazioni delle prigioni federali.
Tuttavia, i detenuti che scontano condanne per reati federali costituiscono solo una piccola percentuale delle persone che il governo federale detiene attualmente in strutture private. Alcuni posti sono occupati da detenuti in attesa di giudizio per conto dei marshalls, mentre la stragrande maggioranza è detenuta per immigrazione clandestina. A differenza dell'Amministrazione Penitenziaria federale, queste agenzie (Marshalls e Immigrazione) hanno poche strutture di detenzione proprie e fanno molto affidamento su società private (così come su carceri locali) per trattenere le persone per loro conto. Nel 2019, l'ICE (Immigration and Customs Enforcement) ha prenotato circa 500.000 posti per detenuti in un sistema in cui le società private costituiscono circa l'80% dei posti letto disponibili.
Insieme, i due principali fornitori di servizi di detenzione, CoreCivic e GEO Group, quotate in borsa, l'anno scorso hanno guadagnato circa 1,3 miliardi di dollari in contratti con ICE, e ogni azienda si affida a ICE per circa il 30% delle sue entrate, secondo l'Associated Press. Quest'anno entrambe le società si sono assicurate diversi contratti decennali con l'ICE, contratti che secondo gli esperti sarebbero difficili da rescindere per il governo federale, e teoricamente si estenderebbero oltre gli 8 anni di un eventuale doppio mandato di Biden.
Ciò crea una sfida per Biden, che si è anche impegnato a "porre fine ai centri di detenzione a scopo di lucro". Gli esperti dicono che l'unico modo realistico per mantenere la promessa è di trattenere molte meno persone. Durante la campagna elettorale Biden ha presentato un “piano per l’immigrazione” di 18 pagine, dove, senza dare particolari, ha auspicato misure alternative alla detenzione per i casi di violazione delle leggi sull'immigrazione.
Biden non può abolire la detenzione privata per gli immigrati senza una drastica riduzione del numero di persone detenute. Detenere meno persone rientrerà tra i poteri di Biden, ma potrebbe avere un costo politico.
Nascosto nel piano per l'immigrazione di Biden c'è un impegno a porre fine ai centri di detenzione privati. "Nessuna azienda dovrebbe trarre profitto dalle sofferenze di persone disperate in fuga dalla violenza", afferma, senza specificare come raggiungere questo ambizioso obiettivo.
Dopo decenni di espansione, il sistema di detenzione supervisionato dall’ICE, ha ospitato più di 52.000 persone al giorno al suo apice nel 2019. Quattro detenuti su cinque sono stati detenuti in strutture a gestione privata, secondo l'American Civil Liberties Union.
Trump ha rapidamente ampliato la detenzione, soprattutto per i richiedenti asilo. I funzionari hanno ordinato la detenzione mentre i casi passavano attraverso i tribunali dell'immigrazione, eliminando il rilascio su cauzione. Dal 2017, l’ICE ha aperto più di 40 nuovi centri di detenzione, portando il totale a 220. Nel 2020 il budget dell’ICE per la custodia degli immigrati è stato di 3,1 miliardi di dollari.
Durante la pandemia, l'amministrazione Trump ha incrementato al massimo l’espulsione diretta dei clandestini colti sulla frontiera. Questo ha ridotto il numero medio di detenuti giornalieri dell'ICE da 50.218 nell'ottobre 2019 a 20.365 nel settembre 2020. Anche così, non ci sono abbastanza strutture pubbliche libere nel paese per ospitare i detenuti immigrati a meno che il loro numero non diminuisca sostanzialmente.
Il piano di Biden propone di investire in alternative alla detenzione, come programmi di gestione dei casi basati sulla comunità per garantire che le persone si presentino alle udienze in tribunale, il che, sotto l'amministrazione Obama, si è rivelato efficace nei progetti pilota.
Biden ha anche detto che invierà un disegno di legge al Congresso nei suoi primi 100 giorni con una "tabella di marcia per la cittadinanza" per oltre 10 milioni di immigrati privi di documenti, una misura che potrebbe eventualmente ridurre notevolmente gli arresti dell’ICE all'interno del paese. Le possibilità di Biden di approvare quella legislazione probabilmente diminuiranno se i repubblicani manterranno il controllo del Senato.
César Cuauhtémoc García Hernández, professore di diritto presso l'Università di Denver che ha sostenuto l'abolizione della detenzione per immigrati, ha affermato che un'intensa resistenza verrà probabilmente da quei luoghi dove i centri di detenzione creano posti di lavoro.
La vittoria di Biden ha amplificato gli appelli dei Democratici a porre fine alla detenzione dei bambini in gabbie di rete metallica e in altre strutture di detenzione alle frontiere. Biden ha detto che non permetterà la separazione dei bambini dalle famiglie di migranti e può dare disposizione alle autorità di frontiera degli Stati Uniti perché i giovani colti nell’atto di attraversare la frontiera vengano trattenuti in strutture governative più appropriate, e accelerare il loro rilascio.
Alcuni aiutanti della campagna di Biden temono che la sua vittoria stimolerà una nuova ondata di migrazione verso il confine, che a Washington potrebbe mettere in pericolo il sostegno per una riforma più ampia. Biden potrebbe subire forti pressioni dalla sua stessa amministrazione per rinviare la chiusura dei centri di detenzione.
Quanto alla riduzione della popolazione carceraria, Biden non può implementare nuovi programmi o riscrivere le obsolete leggi sulle condanne a livello statale. Ma può usare i fondi federali per inviare un messaggio.
La prevenzione del crimine è una caratteristica centrale del piano di giustizia penale di Biden. Si è impegnato a preparare 20 miliardi di dollari di finanziamenti federali per gli stati che adottano programmi credibili di prevenzione, e che optano per programmi diversi dal ricorso generalizzato alla detenzione.
Il piano di Biden ricalca una proposta politica del 2015 del Brennan Center for Justice, il “Reverse Mass Incarceration Act”, una legge apartitica e un'organizzazione politica, la Brennan che lavora per riformare il sistema giudiziario.
Secondo il piano di Biden, gli stati avrebbero accesso ai finanziamenti federali se accettassero di attuare programmi progettati per tenere le persone fuori dalla prigione. Il finanziamento viene fornito con alcune clausole: gli Stati devono eliminare le condanne minime obbligatorie, e per i detenuti devono creare programmi di “crediti” che consentano loro, per buona condotta, di abbreviare la detenzione.
Non è chiaro quali tipi di programmi gli stati potrebbero o dovrebbero adottare per ottenere i finanziamenti. Biden ha sottolineato la necessità per gli stati di investire in programmi che affrontino diversi fattori alla base della criminalità come l'analfabetismo e la limitata educazione dei giovanissimi.
Il Congresso dovrebbe attuare il piano di Biden. Ha alleati in entrambe le camere: il senatore Cory Booker e il deputato Tony Cardenas hanno presentato un disegno di legge nel 2019 modellato sulla proposta del Brennan Center. Ma nessuno delle due leggi ha fatto passi avanti, ed è sempre più probabile che al Senato, dove i Repubblicani hanno perso un seggio rispetto alla scorsa elezione, ma questo potrebbe non essere sufficiente. Anche un Senato in perfetto pareggio (l’ipotesi che al momento sembra più probabile) potrebbe creare grossi problemi a Biden.
Gli stati hanno già iniziato a decarcerare. Nel 2019, la popolazione carceraria statale è diminuita per il terzo anno consecutivo. E la criminalità è ai minimi storici, nonostante un recente aumento. Ma i cambiamenti non sono uniformi. Spinti dai finanziamenti federali attraverso il Justice Reinvestment Act, alcuni stati hanno sì scarcerato i detenuti, ma solo per aumentare il numero di persone in libertà vigilata e condizionale.

Sullo sfondo rimane però lo “spettro di Obama”, che aveva promesso di chiudere Guantanamo ma non è riuscito a farlo, che aveva promesso di ridurre l’impegno militare all’estero, ma ha sì ritirato truppe combattenti, ma ha anche aumentato esponenzialmente l’uso degli omicidi mirati con i droni, che aveva promesso di affrontare il problema delle pene sproporzionate, ma alla fine ha solo emesso, in 8 anni, 1700 provvedimenti di clemenza per reati minori di droga, che aveva promesso di limitare l’uso della pena di morte ma non ha modificato nessuna legge, ha solo tenuto in stallo le esecuzioni federali. Perché al di la delle buone intenzioni, il prezzo del realismo politico è sempre molto alto.

https://www.themarshallproject.org/2020/11/08/what-biden-s-win-means-for-the-future-of-criminal-justice

 

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