USA - Idaho. Il procuratore che ha fatto condannare Thomas Creech, un serial killer, cambia idea sulla pena di morte

11 Novembre 2019 :

Il procuratore che ha fatto condannare Thomas Creech, un serial killer, attualmente il più “vecchio” detenuto del braccio della morte dello stato, ritiene che l’uomo non dovrebbe essere giustiziato. Jim Harris, che 37 anni fa rappresentò la pubblica accusa nel processo in cui Creech venne condannato a morte nella Ada County, in una intervista alla WIVI-TV ha elencato le motivazioni di questo suo cambio di opinione. L’intervista ha creato un certo scalpore perché Creech è considerato un serial killer “satanico” che potrebbe avere al suo attivo fino a 42 omicidi compiuti in 13 diversi stati a partire dal 1967, quando aveva 17 anni. Creech venne arrestato nel 1975, e da allora è stato più volte condannato a morte, ma ha anche avuto diverse delle condanne a morte annullate per motivi procedurali. Per prima cosa l’ex procuratore ha ricordato che Creech, che oggi ha 69 anni, era stato processato nella Ada County “solo” per l’omicidio di un detenuto, Dale Jensen, 23 anni, avvenuto il 13 maggio 1981 nell’Idaho State Correctional Institution. Jensen era un detenuto condannato per furto d’auto, e all’interno del penitenziario lavorava nel reparto di massima sicurezza come addetto alle pulizie. L’ex procuratore nell’intervista ha detto: “Quando ho chiesto la pena di morte per Tom Creech avevo la ferma convinzione che quell’uomo meritasse di morire. Ora, francamente, non lo credo più, almeno non per il reato per il quale è stato condannato a morte, l’omicidio in carcere. Non lo dico a cuor leggero”. Harris ha ricordato che Creech è detenuto ininterrottamente da 44 anni, che è stato condannato non solo a morte, ma anche più volte all’ergastolo senza condizionale e quindi non è prevedibile che un giorno possa mai essere scarcerato, che comunque l’imputato ha pendenti diversi altri ricorsi, per i quali lo stato ha già speso molto denaro e altro dovrà spenderne, e che comunque il reato per il quale in Idaho è attiva la condanna a morte (l’omicidio di Jensen) è meno grave di altri reati per i quali Creech non è stato condannato a morte, né altri assassini sono stati condannati a morte. Tutti questi motivi hanno indotto l’ex procuratore a dichiarare che non solo il caso di Creech, ma l’intero sistema capitale dell’Idaho “È una perdita di tempo. È un terribile spreco di denaro che viene speso in questi casi di pena di morte, con condanne che non saranno mai eseguite. Quindi, i giudici dovrebbero semplicemente incoraggiare le giurie ad emettere condanne all’ergastolo senza condizionale, e finirla così. Sono 7 anni che l’Idaho non compie esecuzioni, e non sono state fissate date di esecuzione né per Creech né per gli altri 7 detenuti nel braccio della morte, e dal 2011 è stata emessa una sola condanna a morte”. Nel 2014 il Parlamento provò a calcolare la differenza di costo tra una condanna capitale e una all’ergastolo senza condizionale. Non fu possibile effettuare un computo preciso, perché né i tribunali, né le agenzie governative che coordinano (e pagano) gli avvocati d’ufficio, né altri enti coinvolti all’epoca tenevano bilanci separati tra casi capitali e casi ordinari. Fu possibile solo stabilire che in tribunale un caso capitale giungeva a sentenza di primo grado dopo in media 23,5 mesi, mentre un caso non-capitale richiedeva in media 13,5 mesi. Inoltre l’ufficio governativo che gestisce gli avvocati d’ufficio che si occupano dei ricorsi (non del processo di primo grado) dedicava 44 volte più tempo ai casi capitali rispetto a quelli di ergastolo.

 

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