USA - Molte critiche contro la Corte Suprema che non ha ammesso un imam nella camera della morte.

14 Febbraio 2019 :

Molte critiche contro la Corte Suprema che non ha ammesso un imam nella camera della morte. La Corte Suprema degli Stati Uniti si è trovata nel fuoco incrociato di dure critiche da parte di tutto lo spettro politico dopo la sentenza del 7 febbraio (vedi) con cui ha permesso all'Alabama di giustiziare poche ore dopo un detenuto musulmano (Dominique Ray) senza l’assistenza di un imam. Cristiani evangelici e vescovi cattolici si sono uniti ai comitati di redazione e agli editorialisti di testate che vanno dal New York Times alla National Review nel condannare la decisione della Corte. Con un voto 5-4 quel giorno la Corte revocò una sospensione dell’esecuzione decisa da una corte di grado inferiore. La Corte Suprema stabilì che l’accesso alla parte del braccio della morte dove il detenuto passa le ultime ore prima dell’esecuzione è consentito solo ai dipendenti dell’Amministrazione Penitenziaria, e mentre tra tali dipendenti risulta il cappellano (protestante) del carcere, non risultano consiglieri spirituali di altre fedi religiose. Uno dei principali editorialisti del Los Angeles Times, Jon Healey, ha scritto: "Se hai bisogno di un rabbino, un imam o un altro consigliere spirituale non cristiano che ti accompagni nella camera della morte in Alabama, Dio ti aiuti. Perché la Corte Suprema degli Stati Uniti non lo farà". Il professore Ilya Somin, della George Mason University, ha definito la decisione una "grave ingiustizia" e la testata conservatrice National Review ha intitolato un corsivo di uno dei suoi principali commentatori, David French, con un titolo esplicito: "La Corte Suprema approva una grave violazione del primo emendamento." L’Alabama aveva fissato l’esecuzione di Ray per il 6 novembre 2018. L’Alabama ha da poco modificato i propri protocolli di esecuzione, e li ha protetti con una “secrecy law”, ossia una legge che sancisce la segretezza di alcuni suoi aspetti. Tra gli aspetti che né Ray né gli altri detenuti conoscevano c’era la previsione che solo un cappellano “cristiano” fosse presente nella camera della morte. Ray fece ricorso, e chiese che al suo imam fosse permesso di accedere alla camera della morte. L’esecuzione venne sospesa, e rinviata al 7 febbraio 2019. Un primo rifiuto arrivò dall’Amministrazione Penitenziaria il 23 gennaio 2019, affermando che il cappellano era ammesso nella camera della morte perché era un dipendente dell’amministrazione che aveva ricevuto adeguato addestramento, mentre un imam volontario non addestrato avrebbe presentato problemi di sicurezza. Cinque giorni dopo, Ray chiese la sospensione dell'esecuzione sostenendo che il comportamento dell’Amministrazione violava i suoi diritti previsti dal Primo Emendamento, ossia il libero esercizio della religione. Il 6 febbraio un tribunale federale d'appello (11th Circuit Court of Appeals) concesse una sospensione in attesa di approfondire il tema, ma la Corte Suprema degli Stati Uniti, con una controversa decisione votata a stretta maggioranza, annullò la decisione. In dissenso avevano votato i giudici Breyer, Ginsburg, Kagan e Sotomayor. Kegan ad esempio, nella sua opinione “in dissenso” ha scritto: "Con questa impostazione, un prigioniero cristiano può avere un ministro della sua stessa fede che lo accompagna nella camera dell'esecuzione per pronunciare i suoi ultimi riti. Ma se un detenuto pratica una religione diversa - sia essa islamica, ebraica o qualsiasi altra - non può morire con un ministro della propria fede al suo fianco. Tale trattamento va contro il principio fondamentale della neutralità dello Stato nelle questioni i fede previsto dalla nostra Costituzione". Leader cristiani hanno espresso preoccupazione per il fatto che la decisione non ha rispettato la dignità umana e il suo più ampio impatto sulla libertà religiosa. In un comunicato stampa pubblicato sotto la voce la Conferenza dei Vescovi (cattolici) ha condannato “la decisione che impedisce ad un uomo musulmano di ricevere una assistenza spirituale appropriata al momento dell'esecuzione". Hanno anche scritto: “Il signor Ray ha sopportato, oltra all’uccisione di stato, l’ulteriore indegnità di vedersi rifiutate le cure spirituali nei suoi ultimi momenti di vita." A nome degli altri, l'arcivescovo Joseph E. Kurtz di Louisville, Kentucky, e il vescovo Frank J. Dewane di Venice, in Florida – hanno scritto:" Questo trattamento ingiusto turba le persone di tutte le fedi, sia musulmane, cristiane, ebraiche o di altro genere. Le persone meritano di essere accompagnate nella morte da qualcuno che condivide la loro fede. È particolarmente importante rispettare questo diritto per le minoranze religiose." In un editoriale del New York Times, Alan Cross, pastore battista, ha scritto:" Io non sono un musulmano. Sono un ministro cristiano evangelico in Alabama. Ma la mia libertà religiosa - la libertà religiosa di tutti – è stata colpita quando il mio stato ha deciso che, invece di rallentare l’iter e prendere il tempo necessario per accogliere la differenza religiosa, ha deciso di andare avanti come previsto, compiendo un gesto che è definitivo e irrevocabile". Il pastore Cross ha sottolineato il valore della diversità religiosa, dicendo "La soluzione alla diversità non è eliminare la differenza religiosa, ma piuttosto lavorare insieme per essere pienamente chi siamo, per coltivare una società in cui il credo religioso è riconosciuto e accolto. La libertà religiosa di Ray era importante quanto quella di chiunque altro. Quella libertà è parte di ciò che rende grande l'America. Quando viene persa, viene sostituito da una sterilità e dal silenzio, che alla fine ci allontanano gli uni dagli altri." Nel suo editoriale, il comitato di redazione del New York Times ha definito la sentenza della Corte Suprema un "fallimento morale" che ha sminuito i musulmani e aggravato l'umiliazione della sua precedente acquiescenza nei confronti del “travel ban” imposto dall'amministrazione Trump. (ndt il travel ban è il provvedimento del 2017 con cui Trump ha sospeso l’ingresso negli Usa dei cittadini provenienti da 6 paesi musulmani).

 

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