USA - Oklahoma. Confermato l’annullamento della condanna a morte di Patrick Dwayne Murphy.

USA - Patrick Murphy

13 Luglio 2020 :

Confermato l’annullamento della condanna a morte di Patrick Dwayne Murphy. Oggi, in un caso di stupro non collegato direttamente al caso Murphy (McGirt v. Oklahoma), la Corte Suprema degli Stati Uniti ha confermato una sentenza di grado inferiore che stabilisce che una consistente parte del territorio dell’Oklahoma, per via di vecchi accordi mai formalmente modificati, deve essere considerata a tutti gli effetti “territorio indiano”, e in quanto tale le sentenze emesse dai tribunali statali dell’Oklahoma non sono valide. Subito dopo questa decisione, la stessa Corte Suprema ha discusso il ricorso della pubblica accusa contro la sentenza dell’8 agosto 2017 (vedi) con cui la Corte d’Appello del 10° Circuito aveva annullato 3-0 la condanna a morte di Patrick Dwayne Murphy dopo aver riconosciuto che la zona all’interno della quale è stato commesso il reato è “territorio indiano”, più precisamente la Muscogee Creek Nation, e quindi l’imputato, che a sua volta è pellerossa, non avrebbe dovuto essere processato da una corte di stato, ma da una corte federale. Il processo di Murphy dovrà essere ripetuto davanti ad una corte federale. Statisticamente le corti federali sono meno inclini ad emettere condanne a morte, ma nel caso di Murphy, ritenendo che la pubblica accusa abbia agito con una dose di malizia nel processare Murphy pur sapendo di non averne diritto, la Corte Suprema ha stabilito che noe nuovo processo non potrà essere chiesta la pena capitale contro Murphy. La sentenza McGirt v. Oklahoma stabilisce che quasi metà dell’Oklahoma è una riserva indiana, almeno per quanto compete alla Corte Suprema, ossia il settore giudiziario. È una decisione molto rilevante, che alcuni definiscono “storica”, per la comunità di nativi americani dello stato e di tutto il paese: la conseguenza più importante è che, sulla base delle leggi americane, le autorità statali non potranno più perseguire i reati commessi dai nativi americani nella regione, sui quali avranno giurisdizione solo le autorità federali. La decisione della Corte Suprema è stata presa valutando il caso di Jimcy McGirt, un nativo americano della tribù Muscogee (conosciuta anche come Creek) accusato dalle autorità statali dell’Oklahoma di abusi sessuali su un minore. McGirt aveva fatto ricorso sostenendo che, essendo avvenuti i presunti crimini all’interno dei confini storici del territorio della sua tribù, poteva essere perseguito solo dalle autorità federali. È vero, ha stabilito la Corte Suprema, visto che il Congresso non ha mai formalmente revocato la sovranità dei Muscogee sul territorio, che copre circa metà dello stato e in cui vivono quasi 2 milioni di persone, soltanto il 10 per cento delle quali è di origini native. Le conseguenze concrete devono ancora essere chiarite nella loro interezza. Nelle udienze precedenti alla sentenza, la giudice Ruth Bader Ginsburg aveva espresso preoccupazione per centinaia di casi di condanne che potrebbero richiedere nuovi processi nei tribunali federali. Ci sono dubbi anche su come sarà applicata la legge per quanto riguarda altre materie legali normalmente di competenza delle autorità statali, come quelle sulle adozioni. La Corte Suprema ha deciso con 5 voti contro 4: è stato decisivo il voto di Neil Gorsuch, giudice conservatore che però ha votato insieme a quelli progressisti. Gorsuch, nominato da Donald Trump, è l’unico membro della Corte proveniente dall’Ovest – più precisamente dal Colorado – ed è noto per le sue opinioni in difesa dei nativi americani. «Dato che il Congresso non ha detto altrimenti, stabiliamo che il governo rispetti la parola data», ha detto Gorsuch annunciando la decisione. I Muscogee erano una tribù originariamente insidiata nei territori che ora corrispondono al Tennessee, all’Alabama e alla Georgia, più a est rispetto all’Oklahoma. Negli anni Trenta dell’Ottocento però, sotto la presidenza di Andrew Jackson, furono costretti a spostarsi verso Ovest: il loro ricollocamento forzato, che avvenne insieme a quello di altre tribù come i Cherokee, prese il nome di “Sentiero delle lacrime”, perché a centinaia morirono di freddo e stenti durante il viaggio. Per quanto riguarda il caso di Murphy invece, Nessuno tocchi Caino aveva riportato l’8 agosto 2017 che il suo verdetto di colpevolezza era stato annullato perché il reato era stato commesso in territorio indiano. Murphy era stato condannato a morte nel 2000 nella McIntosh County con l’accusa di aver ucciso, nell’agosto 1999, l’ex marito della sua convivente, George Jacobs, 49 anni. La sentenza del 2017 seguiva quella simile del 2013, in cui la stessa corte d’appello federale aveva annullato il verdetto di colpevolezza e la condanna a morte di un altro pellerossa, David B. Magnan, in cui reato era avvenuto in territorio Seminole. In seguito riprocessato davanti ad una corte federale e condannato all’ergastolo. La sentenza del 2017, ribadita il 9 luglio 2020 dalla Corte Suprema degli Stati Uniti, ribadisce che qualsiasi reato commesso da un pellerossa o contro un pellerossa in un territorio che abbraccia 6 intere contee e parte di altre 4, cade sotto la giurisdizione federale. 16 pellerossa sono stati giustiziati negli Usa dal 1993, compresi 3 (Scott Dawn Carpenter, Jerald Harjo e Terrance James) processati in Oklahoma in contee che oggi è stato confermato ricadono almeno parzialmente sotto la giurisdizione della Nazione Creek. Qui McGirt v. Oklahoma; e qui Sharp v. Murphy.

https://deathpenaltyinfo.org/news/patrick-dwayne-murphys-oklahoma-conviction-and-death-sentence-vacated-by-sweeping-supreme-court-decision-reaffirming-tribal-sovereignty

 

 

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