USA - Pubblicato “Capital Punishment, 2017” aggiornato al 31 dicembre 2017

01 Agosto 2019 :

Pubblicato “Capital Punishment, 2017” a cura del BJS (Bureau of Justice Statistics), l’agenzia federale che raccoglie ed elabora i dati ufficiali sull’amministrazione della giustizia negli Stati Uniti. Lo studio, aggiornato al 31 dicembre 2017, è una pubblicazione preliminare rispetto al tradizionale Uniform Crime Report (UCR), il voluminoso, e complesso, insieme di dati e statistiche su tutti gli aspetti del “crimine” negli Stati Uniti. Come dice il titolo, Capital Punishment riguarda solo la Pena Capitale per come è stata amministrata nel corso del 2017. Le fonti dei dati sono tutte le Amministrazioni Penitenziarie del paese, e tutti i Procuratori Generali. A causa della complessità del lavoro, questi dati vengono pubblicati con molto ritardo rispetto a studi analoghi compiuti da Ong. Di solito i dati degli studi “ufficiosi” delle Ong (ad esempio Death Row USA del NAACP, e lo Year End Report del DPIC) e degli studi “ufficiali” (come questo) coincidono in larghissima misura. I dati principali indicati dal comunicato stampa che lancia oggi lo studio sono: la popolazione dei bracci della morte è in calo per il 17° anno consecutivo, e il tempo medio tra condanna ed esecuzione è aumentato di oltre tre anni rispetto al 2016. Andando più nello specifico, in 32 stati e nel sistema federale c’erano 2.703 condannati a morte, 94 in meno rispetto alla stessa data del 2016, il 3% di differenza. In 18 stati i detenuti del braccio della morte sono diminuiti rispetto ad un anno prima, in 3 stati e nel braccio della morte federale sono aumentati, e in 11 stati sono rimasti uguali. Il 59% del calo è concentrato in 3 stati: Florida (-33), Delaware (-12) e il Texas (-10). In Florida i condannati sono calati a seguito di una sentenza della Corte Suprema che ha dichiarato incostituzionali le condanne a morte emesse senza l’unanimità della giuria popolare. In Delaware il braccio della morte è stato svuotato nel 2016 dopo che la locale legge capitale era stata dichiarata parzialmente incostituzionale. In Texas invece il calo di 10 unità è spiegato in buona parte con le 7 esecuzioni portate a compimento nello stato nell’arco del 2017. La pena di morte nel 2017 era in vigore in 34 stati, ma 2 stati (New York e Wyoming) avevano il braccio della morte vuoto. I 23 detenuti giustiziati nel 2017 avevano trascorso una media di 243 mesi (20 anni e 3 mesi), la cifra più alta da quando la pena di morte è stata reintrodotta negli Usa nel 1977, e 39 mesi di più rispetto al 2016. Nel corso del 2017 sono state emesse 34 nuove condanne a morte (per nuove si intende che non si tratti di condanne di anni precedenti, in seguito annullate in appello e poi riemesse), mentre le esecuzioni sono state “solo” 23. 105 persone sono uscite dal braccio della morte o per annullamento della condanna o della sentenza, in 21 casi per morte naturale, in 2 casi per suicidio, e 1 per un incidente stradale durante un trasferimento. Il rapporto conferma che la pena di morte è concentrata in pochi stati: 7 delle 23 esecuzioni sono state effettuate in Texas, 4 in Arkansas, e 3 rispettivamente in Alabama e Florida. Le persone giustiziate nel 2017 erano 15 di razza bianca (compresi 2 ispanici), e 8 di razza nera. I nuovi ingressi nel braccio della morte del 2017 hanno riguardato 22 bianchi (anche in questo caso compresi alcuni ispanici) e 11 neri. Per fare un raffronto, secondo DPIC le nuove condanne a morte nel 2017 erano state 39: 15 bianchi, 15 neri, 7 ispanici e 2 pellerossa. La disparità nei numeri in questo caso è dovuta ai parametri per i quali una condanna a morte viene definita “nuova” e viene inscritta in un anno piuttosto che in altro.

 

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