esecuzioni nel mondo:

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Dal 2000 a oggi

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legenda:

  • Abolizionista
  • Mantenitore
  • Abolizionista di fatto
  • Moratoria delle esecuzioni
  • Abolizionista per crimini ordinari
  • Impegnato ad abolire la pena di morte

UGANDA

 
governo: repubblica presidenziale
stato dei diritti civili e politici: Non libero
costituzione: 8 ottobre 1995; emendata nel 2005
sistema giuridico: nel 1995 è stato reintrodotto un sistema di common law e di diritto consuetudinario
sistema legislativo: monocamerale, Assemblea Nazionale
sistema giudiziario: Corte d'Appello e Alta Corte
religione: 41,9% cattolici, 42% protestanti, 12,1% musulmani, altro
metodi di esecuzione: plotone d'esecuzione impiccagione
braccio della morte: 208 (11 donne e 197 uomini) nel 2016 fonte: Aliyo Natukunda dell’Uganda Prisons Service
Data ultima esecuzioni: 0-0-0
condanne a morte: 5
Esecuzioni: 0
trattati internazionali sui diritti umani e la pena di morte:

Patto Internazionale sui Diritti Civili e Politici

Primo Protocollo Opzionale al Patto

Convenzione sui Diritti del Fanciullo

Convenzione contro la Tortura ed i Trattamenti e le Punizioni Crudeli, Inumane o Degradanti

Statuto della Corte Penale Internazionale (esclude il ricorso alla pena di morte)


situazione:

La pena di morte è prevista dall'articolo 22, paragrafo 1 della Costituzione dell’Uganda che afferma: "Nessuna persona deve essere privata di vita intenzionalmente tranne che nell'esecuzione di una sentenza pronunciata in un giusto processo da parte di un tribunale competente per un reato penale in base alla legge dell'Uganda confermata dal più alto tribunale di appello ".
Gli atti che prescrivono i reati capitali sono: il codice penale, la legge antiterrorismo del 2002, modificata nel 2015 e la Legge sulle forze di difesa dell'Uganda (UPDF), del 2005.
Nell'aprile 2007 il Parlamento ha approvato una legge che prevede la pena di morte per coloro che trasmettono intenzionalmente il virus dell'HIV.
Il 3 aprile 2009 il Parlamento ha approvato all'unanimità una nuova clausola nella legge sulla "Prevenzione della tratta di esseri umani 2007" che prevede la pena di morte come una condanna massima il traffico di esseri umani.
Il codice penale, Cap 120, conta otto reati capitali tra cui assassinio (sezione 189), rapina aggravata (sezione 286 (2)), rapimento (sezione 123), inquinamento aggravato (129 (1) reati contro lo Stato (Sezione 23), rapimento con intenzione di omicidio (Sezione 243), contrabbando con armi (Sezione 319, paragrafo 2) e sequestro con intenzione sessuale (Sezione 134).
L’Uganda ha 28 reati (civili e militari) capitali. La legge esonera alcune categorie di persone dalla pena di morte: giovani, donne in gravidanza e malati mentali.
L’impiccagione è il metodo di esecuzione previsto nel processo penale ordinario mentre il plotone d’esecuzione è il metodo per quello militare.

Il 4 settembre 2003 la Katende Ssempebwa & Company, sostenuta dalla Fondazione per le iniziative per i diritti umani (FHRI), ha presentato una petizione davanti alla Corte costituzionale ugandese a nome di tutti i 417 condannati a morte in Uganda, nel caso Susan Kigula. La sentenza è stata pronunciata il 10 giugno 2005 e nel 2006 è stato presentato un ricorso presso la Corte Suprema dal Procuratore Generale. Il 21 gennaio 2009 la Corte Suprema ha confermato le dichiarazioni della Corte Costituzionale. Sebbene il caso Kigula non abbia portato alla completa abolizione della pena di morte da parte dei tribunali, ha prodotto due risultati: che la pena di morte obbligatoria e il ritardo di tre o più anni nel portare a termine l'esecuzione dopo la conferma della sentenza da parte della Corte Suprema sono incostituzionali.
Di conseguenza, tutti i prigionieri che avevano trascorso oltre 3 anni dalla conferma della loro condanna a morte avevano la pena commutata in carcere a vita. Chi aveva avuto una condanna a morte obbligatoria ha avuto il caso rinviato all'Alta Corte per essere ascoltato per una mitigazione della condanna. Ciò ha portato ad un drastico calo della popolazione nel braccio della morte.
Secondo quanto riferito il 15 marzo 2016 dalla signora Aliyo Natukunda dell’Uganda Prisons Service durante un  Forum organizzato dall’ong ugandese Foundation for Human Rights Initiative (FHRI), risultava che 13 delle donne condannate a morte sono state rilasciate, mentre 18 devono scontare una lunga pena detentiva. Per quanto riguarda gli uomini, 48 scontano una pena a 20 anni senza benefici, 264 sono casi quasi chiusi, 19 sono pendenti, 8 sono stati rilasciati dai tribunali dopo le udienze di mitigazione, 15 hanno avuto la commutazione in pena detentiva che hanno finito di scontare, 21 scontano l’ergastolo, 119 scontano pene a termine (da 5 a 50 anni), 20 hanno avuto la condanna a morte confermata, 2 stanno in ospedali psichiatrici, 2 hanno un’ordinanza ministeriale pendente e 2 sono stati perdonati.

L'Uganda ha richiamato l’attenzione internazionale nel 2009, quando un progetto di legge è stato presentato al Parlamento per introdurre la pena di morte nei casi di omosessualità aggravata.
Il disegno di legge è stato approvato dal Parlamento nel dicembre del 2013 e firmato dal Presidente nel febbraio 2014, ma la pena capitale è stata eliminata. Tuttavia, nel mese di agosto del 2014, la Corte Costituzionale ha dichiarato invalida questa legge per motivi procedurali, poiché non è stata approvata con il quorum richiesto.

Dopo la sentenza Kigula, alcuni giudici hanno fatto ricorso a condanne a oltre i 50 anni di carcere. La sentenza del caso Kigula diceva che la pena di morte, se non eseguita entro 3 anni, doveva essere commutata in ergastolo che in base alla legge dura venti anni.
Nell'aprile 2013 l'ex capo della giustizia Benjamin Odoki ha emesso le "Linee guida per le corti di giustizia" che non riguarda la questione della pena di morte, ma sottolinea l'importanza di prendere in considerazione le circostanze aggravanti o attenuanti e la necessità di introdurre ulteriore trasparenza e uniformità nel processo di condanna definendo una pena a lungo termine come quella che va dai 30 ai 45 anni.

Mentre sia la Corte Costituzionale che la Corte Suprema hanno dichiarato incostituzionali la pena di morte obbligatoria e quella non eseguita entro 3 anni dalla sentenza divenuta definitiva, le leggi non sono state riviste per eliminare l'incoerenza. Su questa premessa, Il 6 aprile 2016 è stata assegnata al Comitato parlamentare per gli Affari Legali la Law Revision (Penalties in Criminal Matters) Miscellaneous Amendments Bill 2015 che la parlamentare Alice Alaso del distretto di Serere aveva presentato, nel novembre 2015, per modificare quattro leggi con riferimento alla pena di morte e sostituirla con l’ergastolo per i crimini più gravi, tra cui omicidio, stupro, rapina aggravata, contagio aggravato e terrorismo. Se approvata nella sua formulazione originale, la proposta di legge modifica e abroga le disposizioni della legge antiterrorismo del 2002, con le modifiche intervenute nel 2015 per rendere la pena di morte discrezionale, la legge militare del 2005 e alcuni articoli del codice penale e di procedura penale che prevedono la pena di morte obbligatoria per le persone condannate. Nella proposta si legge che ci sono 28 reati capitali. L’intento della proponente è di dare attuazione agli impegni assunti dal Governi nell’ambito della Revisione Periodica Universale delle Nazioni Unite, limitare la pena di morte ai “crimini più gravi” secondo gli standard internazionali oltre che attuare la pronuncia della Corte Suprema per la quale le condanne a morte non eseguite entro tre anni vanno convertite in ergastolo.

In una decisione particolarmente significativa, il 26 maggio 2016, il giudice Justice Owiny Dollo, non ha condannato a morte i 7 terroristi, autori degli attentati dinamitardi a Kampala del 2010, che avevano causato la morte di 76 persone. Le pene sono state, per 5 di loro, l’ergastolo e per altri due cinquant’anni di detenzione.
Nella sentenza il giudice ha spiegato: “I reati di terrorismo e omicidio devono essere puniti severamente. Tuttavia, non credo che la pena di morte soddisfi veramente le vittime e curi le indelebili sofferenze inflitte alla società ... "

Nel giugno 2012, il Servizio Prigioni dell’Uganda si è dichiarato contrario alla pena di morte, ricordando che lo scopo delle carceri è quello di riabilitare i rei, non di ucciderli. “Il nostro mandato è custodire i detenuti in condizioni di sicurezza. Siamo per riformare e reintegrare, non per le impiccagioni”, ha detto Frank Baine, portavoce dell’amministrazione penitenziaria, nel corso del Forum della Commissione Diritti Umani ugandese per la promozione dei diritti dei detenuti. Baine ha aggiunto che impiccare i prigionieri traumatizza anche il personale. “I prigionieri sono parte della nostra famiglia. Nel momento in cui ne impicchi uno, è come se impiccassi te stesso.”
Tuttavia vi è un esplicito sostegno del Presidente alla pena di morte. Nei primi anni della campagna per l'abolizione della pena di morte,ha detto: "Sento alcune persone che dicono che la pena di morte è inumana. Molto dispiaciuto. Spareremo a chiunque uccide un essere umano. Tu sei colui che uccide, perché non possiamo ucciderti? Quando i nostri soldati commettono errori, li puniamo. " L’opinione non è mutata perché all'apertura della 17a Conferenza dei Giudici, il 23 febbraio 2015, ha detto: "Quelli che uccidono intenzionalmente dovrebbero essere condannati a morte e impiccati per legge ".

Nel 2016 non risulta alcuna condanna a morte, mentre nel 2015 ne era stata pronunciata una sola, come nel 2014, mentre nei due anni precedenti non sono state emesse sentenze capitali in Uganda. Nel 2011, ne erano state emesse almeno 15. Almeno 377 persone, tra cui una donna, sono state giustiziate in Uganda a partire dal 1938. Le ultime esecuzioni risalgono al 2006. Alla fine del 2016, c’erano 208 (11 donne e 197 uomini) detenuti nel braccio della morte dell’Uganda.

(Fonte: Intervento di Lucy Peace Nantume, avvocato ed attivista del FHRI al Congresso mondiale contro la pena di morte, 23 giugno 2016)

La pena di morte nei confronti delle donne

In Uganda, nel 2016 c’erano 11 donne nel braccio della morte su un totale di 208 detenuti. Dal 1938 una donna è stata giustiziata su un totale di 377 persone mandate al patibolo. 

Nazioni Unite
Il 3 novembre 2016, l'Uganda è stata esaminata nell’ambito della Revisione Periodica Universale da parte del Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite. La delegazione del Paese ha preso nota ma non ha accettato le raccomandazioni volte a stabilire una moratoria ufficiale sulle esecuzioni, abolire la pena di morte e ratificare il Secondo Protocollo Opzionale al Patto Internazionale sui Diritti Civili e Politici, che mira all'abolizione della pena di morte. Tuttavia, la delegazione ha dichiarato che c’era una moratoria de facto sulla pena di morte. Di conseguenza, tutte le disposizioni del codice penale che prevedono la pena di morte obbligatoria sarebbero state modificate per dare la discrezionalità al giudice di imporre una sentenza appropriata in base al merito e alle circostanze del caso.
Nel dicembre 2018, per la terza volta, l’Uganda si è astenuta sulla Risoluzione per una moratoria universale sull’uso della pena di morte all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite proposta, cambiando posizione dopo sette anni di voti contrari.
Il 16 dicembre 2020, l'Uganda ha votato contro la Risoluzione.


 

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