esecuzioni nel mondo:

Nel 2025

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Dal 2000 a oggi

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legenda:

  • Abolizionista
  • Mantenitore
  • Abolizionista di fatto
  • Moratoria delle esecuzioni
  • Abolizionista per crimini ordinari
  • Impegnato ad abolire la pena di morte

GIAPPONE

 
governo: monarchia costituzionale con un governo parlamentare
stato dei diritti civili e politici: Libero
costituzione: 3 maggio 1947
sistema giuridico: si basa sul modello tedesco con influenze Anglo-americane; revisione degli atti legislativi da parte della Corte Suprema
sistema legislativo: bicamerale, Camera dei Consiglieri (Sangi-in) e Camera dei Rappresentanti (Shugi-in)
sistema giudiziario: Corte Suprema (presidente nominato dal Re su indicazione del Governo, gli altri nominati dal Governo)
religione: maggioranza di buddisti e scintoisti; minoranze cattoliche, protestanti ed ortodosse
metodi di esecuzione: impiccagione
braccio della morte: 95 (Afp, 29/01/2009)
Data ultima esecuzioni: 0-0-0
condanne a morte: 34
Esecuzioni: 7
trattati internazionali sui diritti umani e la pena di morte:

Patto Internazionale sui Diritti Civili e Politici

Convenzione sui Diritti del Fanciullo

Convenzione contro la Tortura ed i Trattamenti e le Punizioni Crudeli, Inumane o Degradanti

Statuto della Corte Penale Internazionale (esclude il ricorso alla pena di morte)


situazione:
La pena di morte è prevista dalla Legge di Procedura Penale e dal Codice Penale per 13 reati ma, in pratica, viene applicata solo per l'omicidio.
Il Governo mantiene il massimo riserbo sulle esecuzioni. I detenuti possono rimanere nel braccio della morte per decenni e di solito non sono informati sulla data della loro esecuzione fino al giorno dell'impiccagione. Poiché vengono avvertiti solo un'ora prima, non possono incontrare i parenti o presentare un appello finale. Familiari e avvocati sono generalmente informati dopo l'esecuzione, alla quale non possono assistere nemmeno gli avvocati. I detenuti, incappucciati e bendati, vengono messi sopra una botola che poi viene aperta all’improvviso su una fossa profonda quattro metri.
Il governo si limita a dichiarare il numero di detenuti giustiziati, rifiutando perfino di rivelarne i nomi. Le esecuzioni, che il più delle volte hanno luogo d'estate e alla fine dell'anno, avvengono quando il Parlamento è in vacanza per evitare la discussione parlamentare.
La pena di morte è molto popolare in Giappone. La legge prevede che il Ministro della Giustizia debba firmare un ordine di esecuzione entro i 6 mesi dalla condanna a morte da parte del tribunale. Se il condannato ricorre in appello, chiede la ripetizione del processo o la grazia, il limite dei 6 mesi non si applica finché la procedura non è esaurita. Tuttavia, i Ministri della Giustizia evitano generalmente di firmare ordini di esecuzione prima dell'ultimo minuto utile, anche se non c'è alcuna richiesta di appello o di grazia. Per i detenuti nel braccio della morte il periodo precedente al cambio di Ministro della Giustizia è il più critico, perché è più probabile che gli ordini di esecuzione vengano emessi. Le condanne capitali possono essere pronunciate solo nei confronti di chi avesse almeno 18 anni al momento del crimine, ma la legge sui minori stabilisce che si deve comminare l’ergastolo a chi aveva meno di 20 anni al momento del crimine. Dalla fine della Seconda guerra mondiale vi sono state otto eccezioni a questa norma e persone con meno di 20 anni sono state condannate a morte. Tra loro Norio Nagayama, impiccato il primo agosto 1995. Era stato condannato in un primo momento all’ergastolo per un omicidio commesso a 19 anni. Ma la Corte Suprema nel 1983 aveva rovesciato la sentenza stabilendo che doveva essere giustiziato.
I detenuti sono rinchiusi in strette celle isolate e monitorati da telecamere 24 ore al giorno. E’ vietato che parlino con altri detenuti. Il loro contatto con il mondo esterno è limitato a scarse, controllatissime visite dei parenti e dei loro avvocati. Non sono consentiti passatempi o televisione, è consentito possedere tre libri soltanto, anche se altri possono essere presi a prestito con il permesso del direttore purchè il loro contenuto non sia giudicato “sovversivo dell’autorità”. L’esercizio fisico è limitato a due brevi sedute alla settimana fuori dalle cella, quattro pareti massicce e una piccola finestra.
Una piccola statua buddista in legno intagliato è posta in una stanzetta anteriore la camera della morte, dove i condannati possono pronunciare le loro ultime preghiere. La stanza delle esecuzioni è piena di tappeti color lilla e attrezzata di un gancio al soffitto al quale si attacca la fune. I detenuti, incappucciati e bendati, vengono messi sopra una botola che poi viene aperta all’improvviso su una fossa profonda quattro metri. Nel giugno 2006 è entrata in vigore una nuova legge concernente le strutture e il trattamento dei detenuti che migliora le disposizioni sulle visite, nella corrispondenza e le condizioni di isolamento dei condannati a morte.
Al 12 ottobre 2006, i detenuti nel braccio della morte condannati in via definitiva erano 95 tra cui 5 donne. Dal novembre 1989 al marzo 1993 vi è stata una sospensione di fatto delle esecuzioni, in parte dovuta alla personale contrarietà alla pena di morte dell'allora Ministro della Giustizia facente funzioni. Negli otto anni precedenti la sospensione, erano stati giustiziati 13 detenuti mentre 45 persone sono state uccise nel periodo compreso tra la ripresa delle esecuzioni nel 1993 e il 2005.
Secondo quanto riportato dalla Reuters a gennaio 2007, sarebbero 44 le condanne a morte emesse dai tribunali giapponesi nel 2006, la cifra più alta dal 1980.
Secondo un rapporto della Japan Federation of Bar Associations pubblicato il 18 gennaio 2007, i tribunali giapponesi hanno inflitto un sempre maggior numero di condanne a morte. Si è infatti passati dall’unica condanna pronunciata nel corso del 2003 alle 19 sentenze capitali emesse nel 2006. Anche il numero dei detenuti nei bracci della morte è in costante crescita. Nel 2006 sono state giustiziate 4 persone e nel 2007 nove. Il Ministro della Giustizia avrebbe ordinato le esecuzioni perché i detenuti nei bracci della morte avevano superato i cento.
Il 18 dicembre 2008 il Giappone ha votato contro la risoluzione per una moratoria delle esecuzioni capitali all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.

 

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