25 Ottobre 2025 :
Giovanni Moscato su l’Unità del 25 ottobre 2025
Sono stato Sindaco della città di Vittoria e vi voglio raccontare la mia esperienza e quella della mia amministrazione riguardo allo scioglimento del Consiglio Comunale per presunta infiltrazione mafiosa avvenuto nel 2018. Sono indicibili le gravi lacune procedurali, la mancanza di diritto alla difesa e le devastanti conseguenze personali, sociali ed economiche dello scioglimento del Consiglio Comunale ex art. 143 del T.U.E.L. Questo mio breve intervento è un appello per la riforma del sistema attuale. Una riforma sempre più necessaria e urgente se si vuole salvare dall’Antistato e dall’Antipolitica la democrazia che vive nelle istituzioni più prossime ai cittadini.
Mi sono insediato come sindaco il 21 giugno 2016 e la Commissione di Accesso ha valutato gli anni 2006-2016 e pertanto il giudizio sulla mia amministrazione ha riguardato appena 5 mesi. Accuse irrazionali, illogiche, contraddittorie e pretestuose come l’incapacità di “contrastare la mafia” in soli 5 mesi! Un compito che lo Stato non è riuscito a realizzare in decenni e che un Sindaco avrebbe dovuto assolvere in pochi giorni. Contestazioni generiche e grottesche come quelle del mancato abbattimento di oltre 10.000 immobili abusivi presenti a Vittoria. Alquanto bizzarro se sol si pensa che in quarant’anni non è stato abbattuto un solo immobile abusivo.
Sono stato indagato e imputato per corruzione elettorale e dopo 8 lunghissimi anni assolto perché il fatto non sussiste. Quindi, con la più ampia formula.
La teoria che ha portato allo scioglimento era quella di un accordo con l’ex Sindaco che mi aveva preceduto, Giuseppe Nicosia, e suo fratello Fabio (consigliere comunale di opposizione durante il mio mandato) imputato per voto di scambio politico-mafioso ed entrambi assolti con formula piena. Piccola premessa, dal giugno 2006 al maggio 2016 (prima di essere eletto Sindaco della mia città) sono stato consigliere comunale di opposizione della Giunta Nicosia.
Secondo l’assurda ricostruzione della Commissione, vi sarebbe stato un accordo tra noi due per permettere a Nicosia (di cui ero oppositore e appartenente a schieramento politico opposto) di continuare a influenzare e controllare l’attività amministrativa della città per mezzo della mia persona. Il “patto” sarebbe stato provato da un CUD che attestava circa 2.000 euro da me ricevuti negli anni dell’amministrazione Nicosia, per fantomatici incarichi professionali per difesa legale del Comune.
Sarebbe bastato vedere la mia attività di consigliere comunale di opposizione con denunce e querele nei confronti dell’ex Sindaco per capire che già la teoria accusatoria faceva acqua da tutte le parti. Sarebbe bastato verificare la causale delle somme in quanto trattavasi di indennità per “gettoni di presenza” percepite per l’attività di consigliere comunale negli anni 2006-2016 e prima della mia elezione. Sarebbe bastato verificare le delibere di Giunta municipale dell’amministrazione Nicosia per verificare che i sospetti incarichi professionali erano stati conferiti all’Avvocato Roberto Moscato, tesserato del partito di Nicosia e non a Giovanni Moscato, cioè il sottoscritto. Non si sarebbe trattato di indagini complesse ma di fatti evidenti e immediatamente riscontrabili da qualsiasi cittadino.
Per 8 lunghi anni e fino all’assoluzione, ho portato su di me l’ombra del sospetto di mafiosità, nulla di più terribile per uno che come me ha iniziato a fare politica a 14 anni perché le morti di Falcone e Borsellino hanno scosso la mia coscienza. Ma non si è trattato solo di un dolore umano e personale. La mia città ha subito un gravissimo danno economico e di immagine, con perdite economiche inimmaginabili a causa della speculazione giornalistica. La mia amministrazione, per altro, aveva compiuto un lavoro immane per il controllo e il monitoraggio del Mercato Ortofrutticolo, per la trasparenza nell’assegnazione
del servizio di igiene urbana (con le medesime procedure adottate dalla commissione prefettizia).
Anche la commissione regionale antimafia si è occupata delle strane similitudini degli scioglimenti dei consigli comunali nella zona del sud-est siciliano, Scicli, Vittoria, Pachino. Tutte caratterizzate dallo stesso modus operandi: un articolo sempre dello stesso giornalista, seguito da un’interrogazione parlamentare sempre dello stesso senatore (eminenza grigia della politica siciliana e attore protagonista della vicenda Montante), che in maniera scientifica creava pressione mediatica basata su “voluta e strumentale imprecisione nella lettura degli atti”. Di fatto è negato qualsiasi diritto di difesa. Ma chi risarcirà la Città dal danno subito?









