PENA DI MORTE: RICONOSCIUTA LA CITTADINANZA ITALIANA AD ANTONY FARINA

Anthony Farina

08 Novembre 2012 :

con il rilascio del passaporto italiano ad Anthony Farina è stato raggiunto un primo risultato positivo della campagna internazionale, lanciata da Nessuno tocchi Caino con la Comunità di Sant’Egidio, l’associazione umanitaria britannica “Reprieve” e la Northwestern University dell’Illinois i primi di ottobre a Roma, per salvare la vita ad Anthony Farina, condannato a morte in Florida e la cui famiglia è originaria di Santo Stefano di Camastra, piccolo paese costiero in provincia di Messina.
Il consolato italiano a Miami ha infatti rilasciato il 2 novembre il passaporto italiano ad Anthony Farina il che rende più incisivo un intervento diretto del governo italiano sulle autorità statunitensi. Gli avvocati di Anthony sono inoltre riusciti ad ottenere una proroga al 20 novembre dei termini per la presentazione, anche da parte dell’Italia, di una memoria difensiva nella forma di “amicus brief”.
Nel ringraziare il Ministero degli Esteri italiano, le associazioni promotrici della campagna ricordano che il 9 maggio 1992, Jeffrey e Anthony Farina, due fratelli di 16 e 18 anni, rapinarono l’incasso di un fast-food a Daytona Beach. Durante la rapina Jeffrey sparò a una dipendente, Michelle Van Ness, che morì il giorno dopo in ospedale. Anthony non sparò né ferí nessuno ma fu processato assieme al fratello, ed entrambi furono condannati a morte.
Nel 2000, in considerazione della minore età all’epoca della rapina, la condanna a morte di Jeffrey Farina venne ridotta all’ergastolo con la possibilità di libertà condizionata dopo 25 anni. Anthony, che non ha sparato e che aveva soltanto 18 anni quando e’ stato arrestato, rimane condannato a morte e presto avrà esaurito ogni possibilità d’appello.
Il caso di Anthony è attualmente pendente presso la Corte federale degli Stati Uniti d'Appello per il Undicesimo Circuito che ha deciso di rivedere il caso per valutare se portare a conoscenza di una nuova giuria che l’autore materiale del fatto è oggi all’ergastolo e per giudicare anche la correttezza del comportamento del pubblico ministero che ha invocato la Bibbia per proclamarsi agente di Dio, inducendo così la giuria a chiedere la pena di morte.
 

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