TAIWAN: RICHIESTA DI GRAZIA PER UN CONDANNATO CHE CONFESSO’ SOTTO TORTURA

21 Aprile 2020 :

Una settimana dopo la seconda esecuzione a Taiwan sotto il mandato del presidente Tsai Ing-wen, una coalizione di ONG, avvocati e accademici ha chiesto la grazia presidenziale per un altro detenuto - Chiou Ho-shun, che oltre trent'anni fa fu condannato a morte sulla base di confessioni estorte con la tortura dalla polizia, ha riportato Taiwan News il 18 aprile 2020.
Nel 1988 la polizia arrestò un uomo in relazione al rapimento di Lu Cheng, un bambino di nove anni. Il sospetto fece i nomi di Chiou e di altri 10, che inizialmente si dichiararono tutti innocenti. Nel giro di pochi giorni tutti e 12 non solo ammisero di aver ucciso il ragazzino in un caso di sequestro a scopo di riscatto fallito, ma anche di aver ucciso e smembrato una donna, in un precedente caso irrisolto.
La polizia continuò a interrogare i sospetti fino a quando ottenne non meno di 288 confessioni, che furono presentate al tribunale come prova, costituendo in sostanza la base della condanna a morte di Chiou nel 1989.
Chiou in seguito ritrattò le sue confessioni, che lui e i suoi co-imputati dissero essere state rilasciate dopo numerosi e prolungati periodi di tortura, mentre venivano tenuti in isolamento.
Gli abusi sono stati confermati nella condanna del 1994 di due agenti coinvolti nelle sessioni di tortura. Fino ad oggi, non esiste alcuna prova materiale che colleghi l'imputato agli omicidi.
Tuttavia, la maggior parte delle confessioni - quelle provenienti da interrogatori senza prove registrate di abusi fisici - hanno continuato a essere considerate in tribunale, anche se Taiwan è andata oltre il suo periodo di legge marziale, eseguendo sempre meno condanne a morte nei primi anni 2000.
In ciascuno degli appelli di Chiou, dal primo al suo dodicesimo e ultimo nel 2011, la Corte Suprema ha confermato la sua condanna a morte.

 

altre news