06 Febbraio 2018 :
9 gennaio 2018: tre imputati, Mohammed Gamal al-Sayyed Ateyya, Mohammed Misbah Abd al-Haqq al-Sayyed e Mohammed Ibrahim al-Baz, sono stati giustiziati, nel caso n. 93/2011 / Ismailiya plenaria-crimini militari, in seguito a un processo dinanzi a un tribunale militare che non ha rispettato gli standard del giusto processo. Con queste esecuzioni, salgono a 22 i civili messi a morte in seguito a processi militari in sole tre settimane.
Secondo le informazioni fornite dalle famiglie degli imputati, il caso ha origine nel marzo 2011 e riguarda accuse di violenza e omicidio. Il tribunale militare di Ismailiya ha condannato a morte i tre imputati il 10 aprile 2011, dopo una sola sessione probatoria convocata in assenza di avvocati difensori. La sentenza è stata confermata dall’Alta Corte Militare l'11 aprile 2017.
L’avvocato aveva presentato una petizione per riconsiderare questo caso e il tribunale militare aveva fissato una sessione per ascoltare la petizione il 25 febbraio 2018. Effettuare le esecuzioni prima dell'udienza programmata è quindi una grave violazione della legge. L'articolo 448 del codice di procedura penale recita: "La richiesta di riesame non comporta la sospensione della pena a meno che non si tratti di una condanna a morte". Inoltre, l'articolo 1308 delle direttive generali in materia penale afferma: "La richiesta di riesame non comporta una sospensione della pena a meno che non si tratti di una condanna a morte. " Secondo un militante dei diritti umani che ha visitato gli imputati nel 2014, Mohammed Gamal al-Sayyed mostrava ancora segni visibili di tortura circa tre anni dopo l'arresto. Non sono stati presentati resoconti sulla tortura e non è stato emesso alcun ordine per deferire gli imputati al medico legale.