USA - Ohio. Il figlio di una vittima prende posizione contro la pena di morte.

16 Settembre 2019 :

In un editoriale sul Columbus Dispatch il figlio di una vittima prende posizione contro la pena di morte. Jonathan Mann, figlio di John Mann, ucciso 2 anni fa, prende le distanze dalla condanna a morte emessa il 14 agosto (vedi) contro Thomas Knuff. “Ho perso mio padre due anni fa a causa di un omicidio brutale e insensato. L'uomo che gli ha tolto la vita, Thomas Knuff, è stato recentemente condannato a morte. Knuff mi ha portato via mio padre e ci ha derubati di un tempo inestimabile insieme. È impossibile descrivere la profondità del mio dolore o come affrontare ciò che mi è successo, ma so che la condanna a morte di Knuff non mi fornirà sollievo. Come persona con un legame molto stretto con la pena di morte, apprezzo i recenti commenti del portavoce della Camera dell'Ohio Larry Householder, che ha modificato la sua posizione favorevole alla pena di morte. Può essere sorprendente sentire che sono contrario alla pena di morte dato che ho perso una persona cara con tale brutalità. Tuttavia, quando si osserva come la pena di morte influisce sulle famiglie delle vittime, ha perfettamente senso. Mio padre è stato ucciso più di 2 anni fa e Knuff è stato appena condannato a morte. Tuttavia, il nostro viaggio nel suo caso è solo all'inizio. Poiché la pena di morte è irreversibile, ed è in gioco una vita, la Corte Suprema degli Stati Uniti ha imposto un processo complesso. Queste procedure sono tentativi di ridurre il rischio di errori, e dato che più di 165 persone innocenti sono state liberate dal braccio della morte, direi che tali precauzioni sono più che necessarie. Ma questo è tortuoso per le famiglie come la mia che rimangono intrappolate nel limbo legale. È tipico che i casi capitali possano durare anche 15 anni prima di completare l’iter, il che significa riaprire costantemente la ferita della morte di mio padre alle udienze e ai ricorsi. Sebbene nulla possa mai guarire completamente il dolore della perdita di mio padre, sarebbe certamente più facile per me concentrarmi sul mio dolore e sulla mia guarigione senza essere coinvolto in queste procedure. Questo complesso processo non si limita a distogliere l'attenzione di famiglie come la mia intrappolata nel sistema. Dirotta anche milioni di dollari che potrebbero invece avvantaggiare tutte le vittime. Il Presidente della Camera ha ragione nel menzionare il costo come uno dei motivi per cui sta calando il suo supporto per la pena di morte. Ogni dollaro che spendiamo perla pena di morte è un dollaro che non stiamo investendo in servizi per le vittime o in prevenzione, cercando di impedire che si verifichino reati violenti. Uno studio della Contea di Summit ha esaminato i costi iniziali del processo per 2 casi di omicidio aggravato nel 2017, uno con una richiesta di condanna a morte e uno senza. Entrambi gli imputati sono stati processati nello stesso periodo, ma il risultato è stato che la contea ha speso 10 volte di più per il caso capitale che per l’altro. Il legislatore non ha mai effettuato un'analisi approfondita dei costi della pena di morte. Se questi sono i numeri per una sola contea, non riesco a immaginare quali sarebbero i numeri per l'intero stato. Un malinteso comune è che il sistema della pena di morte agisce da deterrente, prevenendo futuri omicidi. Tuttavia, gli studi hanno dimostrato ripetutamente che non fa alcuna differenza statisticamente se uno stato ha la pena di morte o meno. La pena di morte sposta l'attenzione e le risorse dalle persone che ne hanno davvero bisogno: le famiglie delle vittime. Invece di spendere soldi per una condanna a morte, lo stato deve discutere e finanziare modi per far guarire persone come me. Sono molto fortunato ad avere un lavoro con una buona assicurazione, e un’ottima rete di supporto di familiari e amici. Ma questo non riguarda solo me. Ci sono stati 103 omicidi solo nella città di Columbus e solo nel 2018, e la maggior parte dei sopravvissuti potrebbe non essere stata fortunata come me. Non dovrebbero essere costretti a passare attraverso questo impossibile processo di guarigione senza consulenza specialistica sul dolore o supporto continuo. Per alcuni aspetti, siamo stati "fortunati". Per i familiari di vittime di omicidi irrisolti c'è l'ulteriore dolore di non poter mai sapere cosa è successo ai loro cari. Dobbiamo dare la priorità ai “cold cases”. Finchè la pena di morte rimane in vigore nei codici penali, la polizia passa innumerevoli ore di lavoro per risolvere una manciata di casi a cui la Procura dà la priorità, invece di risolvere più casi. Ciò lascia i colpevoli per le strade, e le famiglie delle vittime desiderose di risposte. Il nostro stato ha una visione limitata, concentrata sul porre fine a una vita, invece di concentrarsi su coloro le cui vite continuano. Questo deve cambiare. Spero di vedere leader come il Presidente della Camera impegnarsi ulteriormente contro questo sistema. Sono fiducioso che lo stato inizierà a vedere il danno che la pena di morte arreca alle famiglie delle vittime e comprenderà che il tempo e le risorse impiegate per perseguire la morte potrebbero essere meglio utilizzate per migliorare le vite di chi rimane dopo una perdita così devastante”. L’editoriale è firmato da Jonathan Mann, figlio di John Mann. Per l’uccisione del padre è stato condannato a morte Thomas Knuff. Knuff, 44 anni, bianco, è accusato di aver ucciso, l’11 maggio 2017, John Mann, 65 anni, bianco, e Regina Capobianco, 50 anni, bianca. Knuff era andato a vivere con le due vittime nell’aprile 2017, dopo essere stato rilasciato sulla parola dopo aver scontato 15 anni per rapina aggravata. Durante il periodo di detenzione Knuff aveva intrattenuto un rapporto epistolare con Regina Capobianco. Dopo averlo accolto in casa sua, Mann si rese conto che per via di alcuni precedenti penali di droga della Capobianco, per quanto lievi, i due “pregiudicati” non erano autorizzati a vivere insieme. Secondo l’accusa Mann avrebbe chiesto a Knuff di andarsene, e questo avrebbe scatenato una reazione furiosa nell’uomo. La fidanzata di Knuff, Alicia Stoner, una ex assistente sociale che lavorava in una delle prigioni in cui Knuff aveva trascorso la detenzione, avrebbe fatto da intermediaria tra Knuff e Robert De Lugo perché quest’ultimo desse fuoco alla casa delle due vittime, per nascondere le prove dell’omicidio. De Lugo non ha dato seguito al piano di Knuff, e la Stoner è stata processata lo scorso anno per complicità nel tentativo di far sparire i corpi ed è stata condannata ad una pena con la libertà sulla parola. Per il caso Knuff vedi anche NtC 23/07 e 14/08/2019.

 

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