USA - Texas. La Corte Suprema degli Stati Uniti annulla per la seconda volta la condanna a morte di Bobby James Moore

21 Febbraio 2019 :

 La Corte Suprema degli Stati Uniti annulla per la seconda volta la condanna a morte di Bobby James Moore in Texas. Più precisamente, ribadisce, con un voto 6-3, per la seconda volta che il sistema con cui il Texas valuta la disabilità intellettiva non è adeguato. Moore, oggi 59 anni, nero, venne condannato a morte il 24 luglio 1980 nella Harris County con l’accusa di aver ucciso il 25 aprile 1980, durante una rapina in un negozio, Jim McCarble, 73 anni. Il 17 giugno 2003 Moore, assistito da nuovi avvocati, contestò che ai sensi dell’Ottavo Emendamento e della sentenza Atkins v. Virginia (Corte Suprema degli Stati Uniti, 20 giugno 2002) la sua esecuzione non poteva essere consentita in quanto portatore di ritardo mentale (definizione che in seguito verrà aggiornata con “deficit intellettivo” o “disabilità intellettiva”). Nel 2014 un giudice di stato esaminò il ricorso, e dopo aver ascoltato diversi esperti concluse che Moore, il cui quoziente intellettivo era stato misurato in 70,6 punti, rientrava negli standard del ritardo mentale, e come tale non poteva essere giustiziato. La sentenza venne impugnata dalla pubblica accusa, e la Texas Court of Criminal Appeals annullò l’annullamento. Il 28 marzo 2017 la Corte Suprema USA annullò la decisione della corte d’appello, e confermò la validità della sentenza precedente. Per la Corte Suprema, il metodo di valutazione della corte d’appello, basato su protocolli vecchi di 25 anni, doveva considerarsi “scientificamente superato” in quanto basato largamente su concetti stereotipati, noti come “fattori Briseño” (dal nome di una sentenza del 1992 in cui per la prima volta venivano elencati 7 criteri di giudizio). La Corte d’appello inoltre aveva fatto riferimento una sentenza del 2004 che citava un famoso personaggio letterario, Lennie Small, nel romanzo “Uomini e topi” di John Steinbeck, come esempio di una persona nei confronti della quale non si dovrebbe procedere con l’esecuzione. La Corte Suprema stabilì che né i fattori Briseño né citare Lennie Small come parametro di chi è o non è un ritardato mentale fossero un metodo scientifico. Nel 2014 la stessa Corte Suprema Usa aveva già affrontato il tema del ritardo mentale, e in un caso proveniente dalla Florida (Hall v. Florida) aveva dichiarato incostituzionale la legge di quello stato nella parte in cui era troppo rigida e formale nel fissare a 70 punti il limite del deficit intellettivo. La prima sentenza Moore v. Texas (No. 15–797) del 2017 (anche quella odierna è denominata Moore v. Texas No. 18–443) si rifà a quella sentenza, ma oltre al deficit cognitivo indicava che deve essere preso in considerazione anche il deficit adattivo. Dopo l’annullamento del 2017, il 1° novembre 2017 la procuratrice della Harris County, Kim Ogg, Bianca, Democratica, aveva comunicato alla Corte d’Appello di riconoscere la disabilità intellettiva dell’imputato, e di concordare che la sua pena venisse rideterminata in un ergastolo. Parere favorevole alla conferma della condanna a morte era invece stato espresso dal Procuratore Generale del Texas. La Corte d’Appello (vedi 6 giugno 2018) decise di confermare la condanna a morte, seppure con un voto a stretta maggioranza, 4-3. Oggi la Corte Suprema ha annullato la sentenza della Corte d’Appello, rilevando che la seconda sentenza d’appello è praticamente identica alla prima, e non tiene conto dei rilievi della Corte Suprema. In dissenso hanno votato i 3 giudici più conservatori, Alito, Thomas e Gorsuch. I difensori di Moore hanno espresso vivo apprezzamento per la sentenza. Lo stesso ha fatto la procuratrice della Harris County, Kim Ogg: “Questo Ufficio ha dissentito dalla nostra corte statale di più alto livello (la Corte d’Appello, ndt) e dal Procuratore Generale, e ha chiesto giustizia per questo caso. La Corte Suprema degli Stati Uniti ha concordato”.

 

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