USA - Una giudice federale di Washington ferma le esecuzioni federali.

23 Novembre 2019 :

Una giudice federale di Washington ferma le esecuzioni federali. La Giudice federale Tanya S. Chutkan della Corte distrettuale degli Stati Uniti per il Distretto della Columbia ha emesso un'ingiunzione preliminare che impedisce al governo degli Stati Uniti di compiere le quattro esecuzioni previste per dicembre 2019 e gennaio 2020. Il parere, emesso il 20 novembre 2019 dal giudice Chutkan interrompe temporaneamente le esecuzioni federali in attesa che vengano completati i ricorsi contro il protocollo di esecuzione federale, ed è un duro colpo per il piano dell'amministrazione Trump di riprendere le esecuzioni federali dopo una pausa di sedici anni. Il giorno dopo, il 21 novembre, il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti (DOJ) ha presentato appello contro l'ordinanza, e il Procuratore Generale William P. Barr ha detto all'Associated Press che, se necessario, porterà il caso fino alla Corte Suprema degli Stati Uniti. Il 25 luglio, il Dipartimento di Giustizia aveva annunciato che il governo federale intendeva riavviare le esecuzioni federali e che Barr aveva ordinato all'Ufficio federale delle carceri (BOP) di adottare un nuovo protocollo che specificava che le esecuzioni federali sarebbero state condotte usando il Pentobarbital. Barr aveva inoltre dato disposizioni affinchè il BOP programmasse cinque esecuzioni in un periodo di cinque settimane, fissando le date di esecuzione per Daniel Lewis Lee (9 dicembre), Lezmond Mitchell (11 dicembre), Wesley Ira Purkey (13 dicembre), Alfred Bourgeois (13 gennaio), e Dustin Lee Honken (15 gennaio). I detenuti hanno cercato di sospendere le esecuzioni avviando una serie di ricorsi costituzionali e sul metodo di esecuzione. La giudice Chutkan al momento ne ha ritenuto valido solo uno: se il Dipartimento di Giustizia avesse l'autorità legale per stabilire unilateralmente un nuovo protocollo di esecuzione. La giudice Chutkan ha stabilito che DOJ e BOP non ce l’hanno. In una motivazione di quindici pagine, ha scritto che la procedura di esecuzione proposta dal governo è in conflitto con le disposizioni del Congresso sulla pena di morte federale approvate nel 1994, e che i detenuti avrebbero probabilmente prevalso nel contenzioso in cui sostengono che il DOJ ha "superato la sua autorità statutaria" nell'adottare il protocollo. Chutkan sta presiedendo una causa avviata 14 anni fa in cui alcuni detenuti del braccio della morte federale contestano le procedure di esecuzione del governo degli Stati Uniti. Un'ingiunzione è stata a lungo in vigore per impedire al governo di giustiziare i detenuti titolari della causa. I cinque detenuti che DOJ ha selezionato per l'esecuzione non erano parti della causa, generando la critica che l'amministrazione Trump li avesse scelti tentando di aggirare la supervisione giudiziaria sul protocollo di esecuzione proposto dalla sua amministrazione. Quattro detenuti hanno chiesto di unirsi alla causa già in corso e fermare così l’imminente esecuzione. Il quinto detenuto, Lezmond Mitchell, non si è unito alla causa perché aveva già un appello federale penente sul suo caso personale, e di fatto il 4 ottobre una corte d'appello federale ha sospeso la sua esecuzione in modo da poter completare la revisione di un appello che era già dinanzi alla corte quando è stato firmato il suo mandato di esecuzione. Nell’emettere l'ingiunzione preliminare, Chutkan ha scritto che, senza di essa, i prigionieri "subiranno il danno irreparabile di essere giustiziati secondo una procedura potenzialmente illegale prima che le loro rivendicazioni possano essere completamente valutate e giudicate". Ha respinto l'argomentazione del governo che sosteneva che sarebbe stato (il governo) danneggiato da ulteriori rinvii delle esecuzioni, affermando che "non si fornsce un servizio al pubblico tentando di cortocircuitare il regolare processo, mentre il pubblico è ampiamente servito dal tentativo di garantire che la punizione più grave sia imposta legalmente".

 

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