ZIMBABWE: CORTE SUPREMA CONFERMA CONDANNA CAPITALE

27 Dicembre 2012 :

la Corte Suprema dello Zimbabwe ha confermato la condanna a morte di un omicida che è stato nel braccio della morte negli ultimi 15 anni. Si tratta di George Munyaradzi Manyonga, che con il suo appello costituzionale aveva cercato di ottenere l’annullamento della condanna e della sentenza contro di lui.
Manyonga è stato riconosciuto colpevole di omicidio nel 1995 ed è stato condannato a morte nel 1997. Nel caso di Manyonga, c'è stato un forte ritardo nella procedura di ricorso fino al 2009, quando i suoi avvocati hanno presentato un appello costituzionale per la sospensione permanente del procedimento. Il giudice Misheck Cheda ha respinto l’appello per difetto di motivazione.
"Ne consegue che, anche se si accetta, come si deve, che il ritardo nella procedura di ricorso è eccessiva, la sospensione permanente dei procedimenti non può essere riconosciuta", ha detto il giudice Cheda nel respingere l’appello.
I giudici Vernanda Ziyambi e Paddington Garwe hanno concordato. Manyonga ha commesso il reato quando aveva 20 anni. Con un amico di nome Lloyd Munemo ha aggredito Lawrence Marufu che era di guardia ad un negozio presso Rusike.
I due hanno fatto irruzione nel negozio e hanno saccheggiato generi alimentari e vari altri prodotti. Hanno poi condotto Marufu in una capanna in disuso a circa 3 km di distanza dal negozio, impiccandolo ad un palo.
Manyonga è stato arrestato mentre vendeva pesce che faceva parte del bottino.
Munemo è stato assolto mentre Manyonga è stato riconosciuto colpevole nel 1995. Dopo la sentenza, il ricorso di Manyonga non è stato considerato fino al 2009, anno in cui ha depositato un appello costituzionale. La Corte Suprema ha respinto l’appello costituzionale ed ha rilevato che quello avanzato da Manyonga fosse un mix di argomentazioni.
Nell'appello, Manyonga ha sostenuto che il suo diritto ad un equo processo entro un termine ragionevole, come sancito ai sensi della Sezione 18 della Costituzione dello Zimbabwe, era stato violato dal ritardo nella procedura del suo ricorso. Ha sostenuto che la sua detenzione nel braccio della morte dal 1997 costituisce una tortura e trattamento disumano.
 

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