governo: stato comunista
stato dei diritti civili e politici: Non libero
costituzione: 24 febbraio 1976; emendata nel 1992 e nel 2002
sistema giuridico: si basa sulla legge spagnola e americana con molti punti della teoria comunista
sistema legislativo: monocamerale, Assemblea Nazionale del Potere del Popolo (Asemblea Nacional del Poder Popular)
sistema giudiziario: Tribunale Supremo del Popolo (Tribunal Supremo Popular), presidente, vicepresidente e gli altri giudici sono eletti dall'Assemblea Nazionale
religione: maggioranza cattolica
metodi di esecuzione: plotone d'esecuzione
braccio della morte: 0 (Afp, 28/12/2010)
Data ultima esecuzioni: 11-4-2003
condanne a morte: 0
Esecuzioni: 0
trattati internazionali sui diritti umani e la pena di morte:Patto Internazionale sui Diritti Civili e Politici (solo firmato)
Convenzione sui Diritti del Fanciullo
Convenzione contro la Tortura ed i Trattamenti e le Punizioni Crudeli, Inumane o Degradanti
situazione:
Il Codice Penale vigente prevede la pena di morte in 112 casi, di cui 33 per reati comuni.
Sono reati capitali, tra gli altri: i reati contro la sicurezza interna ed esterna dello stato; i crimini contro la pace e le leggi internazionali; gli atti contro la sicurezza dello stato (come la violazione del territorio cubano da parte dei membri di un equipaggio aereo o navale); i crimini contro lo sviluppo normale delle relazioni sessuali e contro la famiglia, l’infanzia o la gioventù (per esempio, la violenza carnale sui minori di 12 anni o che abbia come risultato malattie o ferite; la pederastia con violenza su vittime inferiori ai 14 anni).
Una riforma del febbraio ’99 del Codice Penale ha adottato la condanna a vita e ha allargato l’applicazione della pena di morte ai reati di traffico di droga qualora vi siano circostanze aggravanti, di attentati e di corruzione di minori.
Il 20 dicembre 2001 il Parlamento ha approvato all’unanimità una legge che estende le disposizioni antiterrorismo e che riafferma l’uso della pena di morte per i più gravi atti di terrorismo.
Secondo la legge cubana, le persone di età inferiore ai 20 anni e le donne incinte non si possono condannare a morte.
I condannati a morte possono fare appello alla Corte Suprema. Se la sentenza è confermata, deve essere ratificata dal Consiglio di Stato (la massima autorità del paese presieduta da Fidel Castro), a cui è demandata l’ultima parola.
Il governo cubano non rende pubbliche le statistiche sulla popolazione carceraria, le persone condannate a morte e il numero di esecuzioni. Ma la pena di morte è stata applicata a Cuba sin dalla rivoluzione del 1959, quando i castristi hanno processato e giustiziato centinaia di sostenitori dell’ex dittatore Fulgencio Batista. Secondo il docente cubano Armando Lago, residente a Washington e consulente dello Standford Research Institute, sono 5.621 le esecuzioni effettuate sull’isola da allora, la maggior parte per reati di natura politica.
La pena di morte, comune negli anni ’60 e ’70, è stata raramente applicata negli ultimi 20 anni, riservata a casi di terrorismo, ribellione armata, assassinii particolarmente orribili e ai serial killer.
Le ultime esecuzioni risalgono all’11 aprile 2003, quando sono stati fucilati Enrique Copello Castillo, Barbaro Leodan Sevillan Garcia e Jorge Luis Martinez Isaac, tre cubani che una settimana prima si erano impadroniti di un traghetto con l’intento di raggiungere la Florida. Quattro loro compagni sono stati condannati all’ergastolo, uno a 30 anni di prigione e altri tre a pene detentive comprese fra 2 e 5 anni. Nel giro di tre giorni, i dirottatori sono stati processati per direttissima, condannati a morte, i loro appelli respinti sia dalla Corte Suprema che dal Consiglio di Stato, il più alto organo esecutivo di Cuba presieduto da Fidel Castro, quindi giustiziati. La Commissione Inter-Americana sui Diritti Umani (IACHR) ha condannato il carattere sommario del processo e definito le esecuzioni ‘una privazione arbitraria della vita’.
Secondo la Commissione Cubana per i Diritti Umani e la Riconciliazione Nazionale, nel marzo 2004 sull'isola vi erano almeno 50 persone nel braccio della morte. Sono detenute in dieci delle 50 prigioni di massima sicurezza del Paese. “Sono tenuti nelle celle in condizioni subumane”, denuncia il gruppo dissidente in base a informazioni fornite direttamente dai prigionieri o da loro parenti.
Nel 2004, sia la Commissione Inter-Americana sui Diritti Umani che l’Alto Commissario Onu per i Diritti Umani hanno denunciato le condizioni nelle prigioni cubane e il trattamento dei detenuti politici. Una ventina di detenuti sarebbero morti nel corso dell’anno a causa di mancata assistenza medica in carcere dove sono diffusi i casi di scabbia, tubercolosi, epatite, infezioni varie e malnutrizione. Detenuti per ragioni politiche o di coscienza sono stati rinchiusi in celle di isolamento umidissime, infestate dai topi, con un buco come gabinetto e un letto di cemento, senza acqua e senza il conforto della Bibbia che gli era stata sequestrata. Quelli non in isolamento sono stati costretti a indossare le uniformi del carcere, a mettersi sull’attenti all’entrata delle guardie nelle celle, messi insieme a detenuti comuni, violenti, intimiditi pesantemente e picchiati dalle guardie e sessualmente aggrediti da altri detenuti.
Nel 2004, il regime ha messo agli arresti domiciliari 14 dei 75 dissidenti arrestati nella primavera del 2003, per lo più anziani e ammalati. Il numero è stato ampiamente compensato da decine di altri dissidenti incarcerati nel corso dello stesso anno e dei primi mesi del 2005, portando a oltre 300 il numero dei prigionieri politici nelle carceri del regime cubano. Molti di loro, sono stati imputati di tradimento della patria o cospirazione politica, in base alla Legge 88, approvata nel 1999 e nota a Cuba come “Legge Bavaglio”.
Il 9 maggio 2005, la Commissione Cubana per i Diritti Umani e la Riconciliazione Nazionale ha denunciato il fatto che 400 adolescenti e giovani cubani sono stati arrestati dall’inizio dell’anno “senza aver commesso alcun reato”, nell’ambito di un’azione di “pulizia sociale” denominata “operazione contenimento”.
Il 18 dicembre 2008 Cuba si è astenuta sulla risoluzione per una moratoria delle esecuzioni capitali all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.