ZAMBIA: VICE PRESIDENTE SCIOCCATO DALLE CONDIZIONI NEL BRACCIO DELLA MORTE

22 Maggio 2012 :

il Vice-Presidente dello Zambia Guy Scott ha visitato la più grande struttura penitenziaria del Paese, la prigione di massima sicurezza di Mukobeko, costruita nel 1954, quando lo Stato dell'Africa meridionale era sotto il dominio britannico. Guy Scott è stato la prima alta carica dello Stato a visitare il carcere di Mukobeko dopo l'indipendenza nel 1964.
"Dopo aver visto di persona le condizioni disumane, ho concluso che questo è come l'inferno sulla terra … Gli esseri umani devono essere trattati come tali ", ha detto il Vice-Presidente dopo aver visitato la sezione del carcere con il braccio della morte. Ha aggiunto che il governo dovrebbe urgentemente affrontare la questione della pena capitale.
Al momento della visita c’erano 297 condannati nel braccio della morte, ma la sua capienza ufficiale è di solo 48. In alcuni casi, sette detenuti erano ammassati in una cella che avrebbe dovuto avere un prigioniero. Il Vice-Presidente è stato informato inoltre che i fascicoli giudiziari di 45 detenuti nel braccio della morte erano scomparsi, mentre gli appelli richiedono molto tempo per essere esaminati.
"Anche se non credi in Dio, una volta passato da qui non puoi mai più tornare alla tua vecchia vita, perché la vita qui è terribile", ha detto Benjamin Miti, nel braccio della morte dal 1993, in attesa dell’appello in un caso di omicidio. "Il mio destino è ancora da decidere perché la Corte Suprema, dove pende il mio ricorso, ci ha informato che non è in grado di rintracciare il mio fascicolo. Quindi dovrò aspettare", ha detto Miti. "Immaginate, ho vissuto per 19 anni senza sapere il mio destino!"
"Come governo, non possiamo permettere che la situazione attuale persista", ha detto Scott, aggiungendo di aver ricevuto l’incarico a indagare cosa stava succedendo nella prigione direttamente dal Presidente Michael Sata.
Il direttore esecutivo della Commissione dei Diritti Umani dello Zambia, Enoch Mulembe, ha detto che il governo non deve solo concentrarsi sulla questione della pena capitale, ma andare oltre e risolvere il problema delle condizioni generali del penitenziario. "Anche ai detenuti vanno garantiti i diritti umani. Sono esseri umani che meritano di essere trattati allo stesso modo degli altri membri della società. La privazione della libertà non significa la fine della vita", ha detto Mulembe.
 

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