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legenda:

  • Abolizionista
  • Mantenitore
  • Abolizionista di fatto
  • Moratoria delle esecuzioni
  • Abolizionista per crimini ordinari
  • Impegnato ad abolire la pena di morte

MALESIA

 
governo: Monarchia costituzionale parlamentare federale
stato dei diritti civili e politici: Parzialmente libero
costituzione: 31 agosto 1957, emendata più volte, l'ultima nel 2007
sistema giuridico: basato sulla common law inglese; revisione degli atti legislativi ad opera della Corte Suprema; la legge islamica si applica ai mussulmani nelle questioni di diritto di famiglia e religioso
sistema legislativo: bicamerale, Senato (Dewan Negara) e Camera dei Rappresentanti (Dewar Rakyat)
sistema giudiziario: le corti civili includono: la Corte Federale, la Corte d'Appello, e Alte Corti; le corti della Sharia includono la Corte d'Appello della Sharia, l'Alta Corte della Sharia e tribunali subordinati della Sharia. Le decisioni delle corti della Sharia no possono essere appellati presso tribunali civili
religione: 60% musulmani, 19% buddisti, 9% cristiani, 6% indù, altro
metodi di esecuzione: impiccagione
braccio della morte: 1041 al 16 maggio 2016, secondo il Dipartimento delle Prigioni
Data ultima esecuzioni: 0-0-0
condanne a morte: 19
Esecuzioni: 0
trattati internazionali sui diritti umani e la pena di morte:

Convenzione sui Diritti del Fanciullo (ha espresso una riserva all'art. 37, che vieta la pena di morte ai minori di 18 anni)


situazione:
Il sistema giuridico della Malesia si basa sulla common law inglese. La legge islamica si applica ai musulmani nelle questioni di diritto di famiglia e religiose. 
In Malesia sono considerati reati capitali omicidio, atti di terrorismo, tradimento, sequestro di persona, stupro, rapina armata, furto con scasso, traffico di droga, reati militari e possesso illegale di armi da fuoco. 
La condanna a morte è obbligatoria per omicidio, traffico di stupefacenti in quantità variabili a seconda della droga in questione, uso di armi da fuoco con l’intenzione di causare la morte o ferire nel commettere altri delitti, anche se non è causato alcun danno, sequestro di persona, stupro che causi la morte delle vittime, incesto e atti terroristici che provocano morti. 
Il Codice Penale (Art. 302) impone la pena di morte obbligatoria in caso di omicidio. La Malesia applica la pena di morte obbligatoria anche per terrorismo e avvelenamento di riserve d’acqua che causino la morte. 
La Legge sulle Droghe Pericolose del 1952 prevede obbligatoriamente la pena di morte in caso di possesso e spaccio. Il possesso di 200 grammi di cannabis è sufficiente per beccarsi 20 anni di carcere, mentre per il traffico è prevista la condanna a morte. 
La Legge sul Sequestro di Persona del 1961 prevede che “il responsabile di sequestri di persona deve essere condannato a morte o all’ergastolo e, se condannato a morte, è anche passibile di fustigazione”. 
Nel gennaio 2003 è stata introdotta la pena di morte obbligatoria per stupro che causi la morte delle vittime e per incesto. 
Il 6 marzo 2007, è entrato in vigore in Malesia l’emendamento al codice penale che prevede la condanna a morte obbligatoria per atti terroristici che provocano morti. Fornire a terroristi ordigni, addestramento, attrezzature di vario genere e soldi, così come offrirgli rifugio e nascondere intenzionalmente informazioni sul loro conto, viene considerato atto terroristico. In relazione a queste tipologie di reato, la polizia può procedere ad arresti senza mandato, non è inoltre possibile il rilascio su cauzione. Nel caso in cui l’azione terroristica non causi morti, la nuova legge prevede la detenzione da 7 a 30 anni. 
Il 13 novembre 2015, il Procuratore generale Tan Sri Apandi Ali ha annunciato che avrebbe proposto al Consiglio dei Ministri l’abolizione della pena di morte obbligatoria, definendola un “paradosso”, dal momento che sottrae ai giudici il potere di imporre condanne a chi viene riconosciuto colpevole. Il 17 novembre, Nancy Shukri, Ministro nel Dipartimento del premier, ha detto che il Governo avrebbe cercato di presentare una mozione in Parlamento a marzo 2016 volta ad abolire la pena di morte obbligatoria per i reati legati alle droghe.
Il Dangerous Drugs Amendment Act (Legge di Emendamento sulle Droghe Pericolose) del 2017, che abolisce l’obbligatorietà della pena di morte e restituisce potere discrezionale ai giudici, è stato approvato dal Parlamento, e il 27/12/2017 è stata ratificata dal re. L'articolo 3(2) del DDAA del 2017 afferma: “(2) Qualsiasi procedimento nei confronti di chiunque sia stato accusato, indipendentemente dal fatto che il processo sia iniziato o completato, e non sia stato condannato dalla corte competente ai sensi della sezione 39b della legge nella versione iniziale, prima della data stabilita, alla data stabilita sarà rinviato davanti alla corte competente perché il processo prosegua secondo la versione emendata della presente legge”.
Secondo l’associazione Malesia contro la pena di morte e la tortura (MADPT) la legge “Dangerous Drugs (Amendment)2 2017 è stata approvata dal Dewan Rakyat(Camera dei Deputati)  il 30 novembre 2017, e dal Dewan Negara (Senato) il 14 dicembre 2017. Nonostante la firma del Re il 27 dicembre 2017 la legge non è ancora entrata in vigore per il ritardo da parte del Ministero a pubblicare il testo nella Gazzetta ufficiale. Questa DDAA 2017, quando entrerà in vigore, sarà applicabile solo alle persone non ancora condannate, la nuova legge, quando entrerà in vigore, non dà alle Corti, nemmeno alle Corti d’Appello, il potere di cambiare le condanne a morte già emesse dall’Alta Corte, a meno che non venga annullato in appello il verdetto di colpevolezza.
In un processo d’appello ordinario, il condannato ha il diritto sia di ricorrere contro il verdetto di colpevolezza, sia contro la pena irrogata. Tuttavia, quando la legge prevede una condanna obbligatoria, in questo caso la pena di morte, quando l'imputato perde l’appello contro il verdetto di colpevolezza, allora i giudici non possono nemmeno riesaminare l'appropriatezza della pena, in quanto la legge prevede solo una pena disponibile - la pena di morte per il traffico di droga.
Ci sono ancora molti difetti nel nuovo DDAA 2017, comprese le limitazioni imposte al giudice quando deve decidere la sentenza, limitazioni che vanno contro la pratica normale in altri processi penali dove non ci sono quasi restrizioni per quanto riguarda le questioni che possono essere considerate dal giudice nell'esercizio della sua discrezione. Ci sono state anche critiche sulle opzioni limitate che saranno disponibili, poiché sarebbe certamente più giusto per i giudici in determinati casi essere in grado di condannare a pene detentive più basse, e non solo all'ergastolo.
Il 12 febbraio 2018 Charles Hector, attivista per i diritti umani in Malesia, ha dichiarato che la nuova legge, purtroppo, non prevede nessun rimedio per le persone già condannate e/o per le 800 o più persone attualmente nel braccio della morte dopo condanne per traffico di droga.

Le Alte Corti della Malesia giudicano solo casi capitali. Dopo la condanna a morte emessa dall’Alta Corte, un ricorso viene esaminato dalla Corte d’Appello e, in caso venga respinto, dalla Corte Federale. Se viene ancora respinto, un condannato può infine rivolgersi alla Commissione Statale per la Grazia. Solo il Re ha il potere di commutare le condanne a morte. 
Dopo la sentenza dell’Alta Corte, normalmente passano due anni prima dell’esecuzione. Comunque, alcuni casi possono durare anche dieci anni per la serie di ricorsi presentati dai condannati. 

La pena di morte top secret
Le autorità non fanno alcun annuncio pubblico in merito alle imminenti esecuzioni, né forniscono dopo informazioni sui singoli individui giustiziati, mentre le famiglie sono spesso formate all’ultimo minuto dell’esecuzione dei loro cari.
Nel 2016, il Governo ha però iniziato a fornire dati sull’uso della pena di morte. Nell’ottobre del 2016, infatti il Governo ha reso pubblici dati disaggregati sulle esecuzioni quando il Ministro degli Interni ha riferito in Parlamento che la Malesia ha giustiziato 6 persone nel 2014, 1 nel 2015 e 9 al settembre 2016.
Il 21 febbraio 2017, quando il Ministro degli Interni, Ahmad Zahid, ha risposto ad una interrogazione parlamentare scritta, ha reso noto che ci sono state 16 esecuzioni – 14 malesi e due stranieri – dal 2014 al 21 febbraio 2017 e che un totale di 1.122 sentenze capitali sono state pronunciate, senza dire però a partire da quando.
Le statistiche del Dipartimento della Prigioni hanno mostrato che tra il 2010 e il febbraio 2016, i tribunali hanno condannato a morte 829 prigionieri per vari reati, tra cui omicidio, traffico di droga, traffico di armi da fuoco e sequestro di persona, mentre 95 sono stati graziati, ha detto Ahmad Zahid, che è anche il Ministro dell’Interno.
Al 30 aprile 2016, secondo il Dipartimento delle Prigioni, c’erano 1.042 prigionieri nel braccio della morte, di cui 629 malesi e 413 stranieri, con condanna a morte obbligatoria per reati come omicidio, traffico di droga, possesso di armi da fuoco e sequestro. Sono 649 i prigionieri che hanno in corso un processo d’appello, mentre 393 sono in attesa di una grazia.

Nel 2017 sono state compiute 4 impiccagioni. Secondo Amnesty International sono state pronunciate 38 nuove condanne a morte: 21 per droga, 16 per omicidio, 1 per uso di armi da fuoco. Quattro dei condannati, sono donne; 12 sono stranieri tra cui 10 per droga.
Nel 2017, tre condanne a morte sono state commutate: due in ergastolo nello Stato del Perak mentre nel Selangor, un condannato a morte è stato perdonato dal Sultano.

Pena di morte per blasfemia e apostasia 
La legge islamica si applica ai musulmani nelle questioni di diritto di famiglia e religiose. 
Contraddicendo la legge federale, i Governi degli Stati di Kelantan e Terengganu hanno approvato, rispettivamente, nel 1993 e nel 2002 leggi che rendono l’apostasia un reato capitale. 
Il 19 marzo 2015, l’Assemblea dello Stato di Kelantan ha approvato all’unanimità una “legge hudud” (per i crimini contro Dio) che eliminerebbe i vincoli in atto alla pratica di punizioni coraniche per permettere anche l’amputazione per furto, la lapidazione per adulterio, la fustigazione per consumo di alcol, la crocifissione per rapina a mano armata e l’esecuzione per apostasia. Anche se non applicabile ai non musulmani questa legge negherebbe a ogni musulmano la possibilità di passare a un’altra religione. Chi sceglie di rinunciare all’Islam e convertirsi a un’altra religione sarebbe imprigionato per un periodo di tempo al fine di pentirsi. Se il convertito ha rifiutato di pentirsi, sarebbe poi condannato a morte. Nello Stato di Kelantan, tribunali della Sharia operano insieme al sistema giudiziario penale e sono regolati dalla legislazione statale e non dalla legge federale. La Legge Hudud del Kelantan è stata inizialmente approvata nel 1993, ma non ha potuto essere attuata dopo che il governo federale ha stabilito che era incostituzionale. 

La pena di morte nei confronti delle donne
In base al codice di procedure penale, art. 275, la pena massima per una donna incinta aè di 20 anni di carcere. La testimonianza di una donna nelle corti islamiche vlae meno di quella di un uomo.

Le Nazioni Unite
Il 12 marzo 2014, nelle sue risposte scritte alle raccomandazioni ricevute nel quadro della Revisione Periodica Universale del Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite all’UPR, il Governo ha detto che la Malesia non era in grado di accettare quelle in merito all’abolizione della pena di morte e a una moratoria sulla sua applicazione, in quanto era in corso da parte della Procura Generale uno studio approfondito per esaminare il quadro giuridico e politico relativo alla sua applicazione nel Paese. 
Il 19 dicembre 2016, la Malesia ha votato nuovamente contro la Risoluzione per una moratoria delle esecuzioni capitali all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. 
Il 16 dicembre 2020, come nel 2018, invece ha votato a favore.

 

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