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Mumia Abu-Jamal in una foto del 1995 |
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USA. CONFERMATO ANNULLAMENTO CONDANNA A MORTE DI MUMIA ABU-JAMAL
27 marzo 2008: La Corte d’Appello del 3° Circuito ha confermato l’annullamento della condanna a morte di Mumia Abu-Jamal. Si tratta di un caso molto famoso, spesso oggetto di polemiche politiche anche a livello internazionale. Il 9 dicembre 1981 Mumia (un nero, che all’epoca, prima della conversione all’Islam si chiamava Wesley Cook) venne trovato ferito sul luogo dove era stato ucciso un poliziotto bianco, Daniel Faulkner, 25 anni. Vicino a Mumia, nascosta sotto un’automobile, venne ritrovata una pistola registrata a nome di Mumia, pistola che i periti balistici in seguito sostennero essere quella che aveva sparato. Durante il processo del 1982 la strategia difensiva dell’imputato era stata quello di essere stato “incastrato” dalla polizia razzista e vendicativa. Dopo la condanna, Mumia iniziò a sostenere che non solo la polizia, ma anche la giuria popolare e la Corte aveva avuto contro di lui un fortissimo pregiudizio razziale. Una lunga serie di risorsi basati su questa impostazione furono respinti, fino a quando, il 18 dicembre 2001 (vedi), il giudice distrettuale William Yohn decise di annullare la condanna a morte. Il giudice Yohn non accolse la tesi del razzismo, e anzi confermò il verdetto di colpevolezza, ma rilevò l’eventualità che le istruzioni fornite alla giuria popolare all’epoca del processo fossero o poco chiare, o errate. La legge infatti, mentre prevedeva che un verdetto di colpevolezza venisse emesso all’unanimità, non richiedeva l’unanimità quando si trattava di valutare la presenza di eventuali circostanze attenuanti. Questo però poteva non risultare chiaro ai giurati popolari. Per come erano date all’epoca le istruzioni ai giurati popolari, ritenne il giudice Yohn, era possibile che alcuni giurati che eventualmente avessero voluto applicare delle attenuanti (che avrebbero impedito la condanna a morte), non avessero insistito con gli altri giurati, nella convinzione che, poiché comunque l’unanimità sulle attenuanti non sarebbe stata raggiunta, allora non potevano essere applicate. Contro quella decisone era ricorsa sia la difesa che l’accusa, la difesa chiedendo anche l’annullamento del verdetto di colpevolezza, l’accusa chiedendo l’annullamento dell’annullamento. La Corte d’Appello del 3° Circuito aveva deciso l’8 dicembre 2005 di accogliere entrambe i ricorsi, e dopo una udienza il 17 maggio 2007, e quasi un anno di deliberazione, ha reso nota oggi la sua decisione: viene confermato il verdetto di colpevolezza, ma viene anche confermato l’annullamento della condanna a morte a causa di istruzioni non corrette fornite nel 1982 alla giuria popolare. La Corte d’Appello ha disposto che la fase di sentenza vanga ripetuta entro 180 giorni, altrimenti la condanna a morte dovrà essere automaticamente convertita in ergastolo senza condizionale. (vedi anche 19 luglio, 13 settembre, 21 novembre, 4, 18 e 20 dicembre 2001, e 8 dicembre 2005). (Fonti: Ansa, Ap, 27/03/2008)
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