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La copertina del Rapporto 2010 |
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RAPPORTO 2010 DI NESSUNO TOCCHI CAINO: I DATI CONFERMANO L’EVOLUZIONE POSITIVA VERSO L’ABOLIZIONE DELLA PENA DI MORTE
31 luglio 2010: il Rapporto 2010 edito da Reality Book, e curato anche quest’anno da Elisabetta Zamparutti, dà conto dei fatti più importanti relativi alla pratica della pena di morte nel 2009 e nei primi sei mesi del 2010. I dati confermano l’evoluzione positiva verso l’abolizione della pena di morte, mentre, sul fronte opposto, Cina, Iran e Iraq sono risultati essere nel 2009 i primi tre Paesi-boia del mondo.
Durante l’evento sono stati presenti anche gli obiettivi della campagna di Nessuno tocchi Caino per l’attuazione della Risoluzione ONU per la Moratoria Universale delle esecuzioni, a partire dall’Africa e in vista della presentazione in autunno al Palazzo di Vetro di una nuova Risoluzione pro-moratoria.
Il Rapporto 2010 di Nessuno tocchi Caino conferma l’evoluzione positiva verso l’abolizione della pena di morte in atto nel mondo da oltre dieci anni. I Paesi o i territori che hanno deciso di abolirla per legge o in pratica sono oggi 154, quelli mantenitori 43.
Il graduale abbandono della pena di morte è anche evidente dalla diminuzione del numero di esecuzioni nei Paesi che ancora le effettuano. Nel 2009, le esecuzioni sono state almeno 5.679, a fronte delle almeno 5.735 del 2008 e delle almeno 5.851 del 2007.
Ancora una volta, l’Asia si conferma essere il continente dove si pratica la quasi totalità della pena di morte nel mondo. Con la pesante incidenza delle circa 5000 esecuzioni in Cina, sono almeno 5.608 (il 98,7%) quelle asiatiche.
Le Americhe sarebbero un continente praticamente libero dalla pena di morte, se non fosse per gli Stati Uniti, l’unico Paese del continente che ha compiuto esecuzioni (52) nel 2009.
In Africa, nel 2009 la pena di morte è stata eseguita solo in 4 Paesi, Botswana (1), Egitto (almeno 5), Libia (almeno 4) e Sudan (almeno 9), dove sono state registrate almeno 19 esecuzioni contro le almeno 26 del 2007 e le 87 del 2006.
In Europa, la Bielorussia continua a costituire l’unica eccezione in un continente altrimenti totalmente libero dalla pena di morte.
Nel 2009 e nei primi sei mesi del 2010, ben 6 Paesi sono passati dal fronte mantenitore a quello a vario titolo abolizionista mentre in 9 Paesi non si sono registrate esecuzioni nonostante le avessero compiute nel 2008.
Ma vi è un dato su cui è importante riflettere. Dei 43 mantenitori della pena di morte, 36 sono Paesi dittatoriali, autoritari o illiberali. In 15 di questi Paesi, nel 2009, sono state compiute almeno 5.619 esecuzioni, circa il 99% del totale mondiale.
Molti di questi Paesi non forniscono statistiche ufficiali sulla pratica della pena di morte, per cui il numero delle esecuzioni potrebbe essere molto più alto.
Un Paese solo, la Cina, ne ha effettuate circa 5.000, circa l’88% del totale mondiale; l’Iran ne ha effettuate almeno 402; l’Iraq almeno 77. Sono quindi questi i primi tre Paesi boia del 2009.
Dei 43 Paesi mantenitori della pena capitale, sono solo 7 quelli che possiamo definire di democrazia liberale. Le democrazie liberali che nel 2009 hanno praticato la pena di morte sono state solo 3 e hanno effettuato in tutto 60 esecuzioni, circa l’1% del totale mondiale: Stati Uniti (52), Giappone (7) e Botswana (1).
Considerato che il 99% del problema delle esecuzioni capitali nel mondo riguarda Paesi autoritari, è evidente che la soluzione definitiva del problema, più che alla lotta contro la pena di morte, attiene alla lotta per la democrazia, l’affermazione dello Stato di diritto, la promozione e il rispetto dei diritti politici e delle libertà civili in ancora molte parti del mondo. (Fonti: Nessuno tocchi Caino, 31/07/2009)
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