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Il Monte degli Ulivi, a Gerusalemme |
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ANP: PENA DI MORTE PER CHI VENDE TERRA AGLI EBREI
1 aprile 2009: l’Autorità Palestinese ha ribadito ai palestinesi che vendere le proprie case o terreni ad ebrei comporta un’accusa di “alto tradimento”, punibile con la pena di morte.
L’avvertimento è stato dato dal Capo dei magistrati dell’Autorità Palestinese, Sheikh Tayseer Rajab Tamimi, il quale ha ricordato essere in vigore una fatwa (editto religioso) che proibisce la vendita di proprietà ad ebrei.
Le dichiarazioni di Tamini fanno seguito alla notizia secondo cui uomini d’affari ebrei statunitensi avrebbero comprato da palestinesi due ettari di terreno sul Monte degli Ulivi, a Gerusalemme.
Invitando i palestinesi a tenersi alla larga da “contratti sospetti riguardanti beni immobili”, il giudice islamico ha dichiarato che in base agli insegnamenti islamici vendere abitazioni e terreni agli ebrei costituisce un “peccato grave”.
Il divieto – ha aggiunto Tamimi – vale anche per gli agenti immobiliari e gli intermediari coinvolti in questo tipo di compravendite.
Chiunque violi questo divieto sarà punito in accordo con i precetti islamici e sarà allontanato dalla propria comunità e famiglia.
Per Tamimi questa misura è necessaria per contrastare i tentativi da parte del governo israeliano di stravolgere la cultura araba e islamica di Gerusalemme mediante l’espulsione dei suoi abitanti arabi, e di trasformarla in una città ebraica.
“Gerusalemme è la capitale religiosa, politica e spirituale dei Palestinesi. Gli ebrei non hanno diritti su Gerusalemme. Si tratta di una città occupata, come il resto dei territori occupati nel 1967”, ha detto il magistrato. (Fonti: Jerusalem Post, 01/04/2009)
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