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Donald Trump
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TRUMP TRAINA I REAZIONARI, IN 10 STATI VOGLIONO EQUIPARARE L’ABORTO ALL’OMICIDIO

12 aprile 2025:

Valerio Fioravanti su l’Unità del 12 aprile 2025

In questo strano momento storico degli Stati Uniti, tutto “rimbalza”. E i rimbalzi, come sanno i giocatori di pallacanestro, sono una cosa molto importante. La nazione delle Grandi Aperture, sta diventando quello delle Grandi Chiusure. Sono fluttuazioni ricorrenti nella storia. C’è una velocità giusta per i cambiamenti: cambiamenti troppo lenti generano rivolte e rivoluzioni le quali, a causa di cambiamenti troppo veloci, generano poi “restaurazioni”.
Negli Stati Uniti molti politici prendono atto della lezione “restauratrice” del Trumpismo, e vedendo che elettoralmente funziona, fanno a gara per chi propone il numero maggiore di passi indietro. Solo per fare un esempio, il sindaco di San Francisco, la città più super-progressista degli Stati Uniti, ha appena deciso di tagliare i fondi alle ONG che forniscono assistenza ai tossicodipendenti, ritenendo che una politica “troppo accogliente” abbia finito per attirare in città troppe migliaia di “sbandati” anche da altre regioni.
Se addirittura i politici di solida fede Democratica fanno passi indietro, figuriamoci cosa possono fare i Repubblicani. Diversi stati a maggioranza “trumpiana” hanno ripristinato la fucilazione per risolvere il fatto che le multinazionali dei farmaci creano da diversi anni problemi alle carceri che vogliono comprare i componenti per le iniezioni letali. Gli stessi Stati stanno reintroducendo la pena di morte anche per reati in cui la vittima non è stata uccisa. Alcune leggi del genere già esistevano (riguardavano di solito lo stupro a danno di minorenni) ma erano tutte state dichiarate incostituzionali dalla Corte Suprema nel 2008 perché la pena capitale deve essere riservata solo ai reati “peggiori tra i peggiori”. Oggi gli stati “conservatori” riapprovano leggi contro gli stupri su minori, e confidano nel fatto che quando queste leggi arriveranno al vaglio costituzionale, stavolta andrà diversamente.
Ma, soprattutto, almeno 10 Stati stanno affrontando proposte di legge per equiparare l’aborto all’omicidio. In Georgia, Kentucky, Missouri, South Carolina, Texas, Oklahoma, Indiana, Iowa, Idaho e North Dakota i parlamentari Repubblicani sono tornati alla carica con questo tipo di legge, che non è una novità assoluta per gli Stati Uniti, ed è anzi una costante nelle comunità rurali, ma mai con questi numeri. Diciamolo subito: nessuna di queste leggi è previsto che riesca a passare quest’anno. Ma, come dicono i fautori, intanto “è l’inizio di un percorso”. Con molta coerenza, alcuni cristiani hanno una posizione cosiddetta “pro-vita”, e in questa visione, che lascia solo a Dio il diritto di vita e di morte, sono contro l’aborto, contro l’eutanasia, ma anche contro la pena di morte. Questi altri “cristiani” invece, sembrano di primo acchito meno coerenti, e sono contro l’aborto, ma a favore della pena di morte.
Stiamo però attenti a non scandalizzarci troppo rapidamente. Molti Stati Usa hanno già in vigore da anni leggi che riconoscono personalità giuridica ai feti. Per “personalità giuridica” si intende che se un assassino spara a una donna e uccide sia lei sia il feto che porta in grembo, viene processato per duplice omicidio. Se spara alla donna e lei sopravvive, ma muore il feto, sarà comunque processato per omicidio. Fino a qui sembra una legge positiva, e solo ora ci si accorge che porta con sé ulteriori e forti implicazioni. Nessuno fino a oggi è stato condannato a morte per aver “solo” ferito una donna e aver causato così la morte del feto, ma in linea di principio sarebbe possibile. Ora le nuove proposte di legge escono dal classico contesto della “violenza di genere”, e sembrano voler dire che non è detto che sia un assassino “esterno” a uccidere un feto: potrebbe essere la madre stessa, ed eventuali medici e infermieri. Potrebbe non essere una “aggressione”, ma una “autoaggressione”. Tanto sembra giusto punire un aggressore esterno che causi la morte di un feto, tanto sembra assurdo punire allo stesso modo una donna che non si ritenga pronta a diventare madre. Ma quasi nessuno, tra quelli in buona fede, si era accorto che i due tipi di legge sono separati solo da un leggero diaframma.
A giudicare da un sondaggio del 2024, l’84% degli statunitensi non crede che le donne che hanno abortito “debbano affrontare sanzioni, multe o carcere”. Immagino che se i sondaggisti avessero aggiunto anche “essere condannate a morte” il risultato sarebbe stato ancora migliore. Queste nuove leggi non stanno passando, e verosimilmente non passeranno per molto tempo ancora, anche grazie al fatto che molti parlamentari conservatori non le stanno votando. Rimane lo sconcerto per il fatto che qualcuno possa averle concepite. Ma come stiamo tutti sperimentando nell’ultimo periodo, non è l’unico sconcerto che ci tocca.

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